Il centrocampista danese racconta il suo ritorno in campo: "Ho avuto buone sensazioni, nei prossimi mesi devo tornare al top. L'arresto cardiaco? Me ne sono reso conto nei giorni successivi. La mia normalità era giocare in Italia, ma non potevo per via del defibrillatore"
"Ho avuto buone sensazioni, nei prossimi 4-5 mesi devo tornare al top e dimostrare chi sono". Christian Eriksen è carico per il ritorno in campo con la maglia del Brentford. Una chance tanto attesa dal centrocampista danese che ha iniziato la sua nuova vita, primo calciatore a giocare in Premier League con un defibrillatore cardiaco sottocutaneo: "Credo che il Brentford sia l’opzione migliore - spiega Eriksen - I medici mi hanno dato il via libera e potrò dimostrare di essere ancora un calciatore. Ovviamente quel momento resterà con me, tutti avranno il ricordo di ciò che è accaduto, ma è arrivata l’opera di avere nuovi ricordi. Sono carico per dimostrare che con un defibrillatore cardiaco impiantato si può giocare".
L'arresto cardiaco: "Mi sono accorto dopo giorni dell'accaduto"
Idee e obiettivi chiari per Eriksen che non dimentica quanto accaduto quel 12 giugno 2021 a Copenhagen, con l'arresto cardiaco durante Danimarca-Finlandia: "Mi sono accorto solo dopo di quello che mi era successo, me ne sono reso conto durante la notte e nei giorni successivi - racconta - Quando sono iniziati i test sono arrivate più informazioni e chiedevo cosa potessi fare o meno, ascoltavo i dottori e ho dovuto aspettare. Piano piano mi è stato detto che se avessi sostenuto i test e rispettato il programma dei dottori che mi seguivano, con calma sarei potuto tornare a giocare a calcio. Ho dovuto fare tanti test per vedere come il cuore reagiva all’allenamento. Fortunatamente non hanno riscontrato nulla e tutto era a posto, mese dopo mese ho potuto spingere di più fino ad arrivare a giocare. È stata una bella sensazione sentire i dottori dire che anche nella mia condizione non ci sono limiti o motivi per non giocare. Ci sono persone che corrono maratone, nuotano o fanno apnea. Insomma, dipende dalla diagnosi e da come ti senti".
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"La mia normalità era giocare in Italia"
Eriksen ha dovuto affrontare un lungo percorso per il rientro dove non sono mancati i momenti di sconforto: "Quando ho detto ai dottori che avrei smesso loro mi hanno risposto di non esserne così certo - ammette - di aspettare perché se tutto fosse andato per bene forse avrei cambiato idea e fortunatamente le cose sono andate bene". Il ritorno in campo, però, avverrà lontano dall'Italia e dall'Inter, quella che Eriksen considerava la sua normalità: "Per me la normalità era giocare in Italia, ma non potevo per via del defibrillatore che mi hanno impiantato. La normalità mia e della mia famiglia è cambiata. Grazie all’opportunità del Brentford ora abbiamo la fortuna di tornare a una vita normale".