Manchester United, con Amorim è cominciata la svolta: come sta lavorando il portoghese

Ci hanno provato uno scozzese, un portoghese, un norvegese, un tedesco e due olandesi: non è una barzelletta, ma l’elenco di cui ha tentato, senza riuscirci, a raccogliere l’eredità di Sir Alex Ferguson. Troppo ingombranti i 27 anni al Manchester United carichi di trofei e gloria del baronetto di Glasgow per non esserne schiacciati. Adesso, dopo Mourinho, è il turno di un secondo portoghese, prelevato in fretta e furia a stagione in corso dallo Sporting Lisbona, capace di dare l’addio ai biancoverdi con un biglietto da visita che a Old Trafford avranno certamente apprezzato: un 4-1 al City in Champions League. Ruben Amorim ha concesso subito il bis nel derby, ribaltando la squadra di Guardiola con due gol negli ultimi tre minuti di partita, proprio quella che un tempo era la specialità della squadra di Ferguson. Un tonico al morale, certo, ma che non cambia il senso del lungo lavoro da fare per riportare i Red Devils dove sono abituati a stare. Ten Hag ha lasciato due trofei, la coppa di Lega e una Fa Cup, ma soprattutto macerie. Via punti fermi come De Gea e McTominay, Greenwood e Sancho, dentro Onana e Anthony, Malacia e Ugarte, senza contare le spropositate spese per De Ligt e Mazraoui: gente che allo United, a essere generosi, può recitare la parte del gregario. A parte eventuali aggiustamenti di gennaio, Amorim dovrà fare con questi, in una stagione in cui, già andati campionato e coppa di Lega, propone ancora gli obiettivi, non facili per relativa qualità della rosa, di Fa Cup ed Europa League. La statistica Ha dimostrato, allo Sporting, di avere la genialità tattica e il magistero tecnico per migliorare giocatori e squadra, ma prima che ai trofei Amorim, un’ottima carriera in campo con Benfica e Nazionale portoghese troncata dagli infortuni, dovrà pensare a come ricostruire una rosa competitiva, partendo da chi, come Rashford, sembra disorientato in campo e fuori. È il tecnico più giovane della storia recente del club, 40 anni da compiere il prossimo 27 gennaio, e a sua disposizione avrà il tempo: lo United, sei allenatori in quasi 70 anni da Busby a Ferguson, non può permettersi di bruciare il settimo in poco più di 10. A Old Trafford si fanno anche altri conti, tremando: ci vollero 26 stagioni tra l’ultimo campionato di Busby e il primo di Ferguson, e a maggio saranno già dodici dall’ultima Premier vinta. In questo senso il traguardo di Amorim, nei prossimi sei mesi, sarà quello di dare una riconoscibilità alla squadra, quella che con Ten Hag è clamorosamente mancata, e di verificare chi saranno i cardini del futuro, magari pescando in un settore giovanile che fu la base del capolavoro di Ferguson e nelle ultime stagioni è stato in grado di regalare Mainoo . Lui sarà un elemento da cui ripartire, insieme a chi ha qualità indiscutibili, come Bruno Fernandes, o per età deve essere tenuto in considerazione: Diallo, Hojlund, Garnacho, forse Zirkzee. Il resto toccherà a questo giovane tecnico che, successo nel derby a parte, avrà avuto modo di misurare nelle sconfitte con l’Arsenal in campionato e con il Tottenham in coppa di Lega, la distanza tra i Red Devils e le big. Lo attende un compito arduo, ed è il primo motivo per cui merita i migliori auguri. Il secondo è che il campionato inglese, senza il Manchester United protagonista, è assai meno affascinante.

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