Il Nottingham Forest punta alla Champions: un sogno che parte da lontano

Sulle rive del Trent il football ha imparato a trasformarsi in magia già da molto tempo. Da quando nella stagione 77/78 il neopromosso Nottingham Forest stupì tutti vincendo il campionato inglese davanti al grande Liverpool, che quell’anno vinceva la seconda Coppa Campioni della sua storia a Wembley con il morbido pallonetto di Kenny Dalglish contro il Club Brugge. Un’impresa clamorosa quella firmata dall’inimitabile Brian Clough. Che oggi - a oltre vent’anni dalla sua scomparsa - continua a sorridere a tutti i tifosi del Forest attraverso la sua statua in King street nel centro di Nottingham. Quel titolo vinto nel 1978 fu solo il primo passo di un triennio da leggenda, che portò la squadra di una città di trecentomila abitanti delle Midlands Orientali a vincere due Coppe dei Campioni consecutive battendo prima il Malmoe grazie a un gol di Trevor Francis e poi l’Amburgo con un gol di John Robertson al Bernabeu nelle rispettive finali del ’79 e dell’80. E che da quelle parti qualcosa di magico nell’aria e nell’acqua ci debba essere – in fondo Leicester dista solo 29 miglia – ce lo ricorda anche quella versione di 'Mull of Kintyre' adottata come inno proprio durante il campionato vinto nella stagione 77/78 e da allora cantata a squarciagola a City Ground prima di ogni partita dei Reds. La canzone scritta da Paul McCartney e portata dal baronetto di Liverpool al successo nell’inverno del '77 insieme ai 'Wings' venne solo ritoccata in pochi versi…eccone alcuni… City Ground Oh mist rolling in from the Trent My desire is always to be here Oh City Ground Far have I travelled and much have I seen Goodison, Anfield are places I've been Maine Road, Old Trafford still echo to the sound Of the boys in the red from the City Ground City Ground Oh mist rolling in from the Trent My desire is always to be here Oh City Ground La nebbia a City Ground arriva dal Trent anziché dal mare di Scozia del testo originale... quel tanto che bastava a farne un inno conosciuto e amato da molti, anche chi non tifa Forest. Ecco. Nuno Espirito Santo non sarà mai Brian Clough. Ma evidentemente conosce anche lui qualche artificio magico. Da oltre quarant’anni le note di 'Mull of Kintyre' non suonavano così forti in riva al Trent, il fiume che costeggia City Ground separandolo da Meadow Lane, la 'casa' dei rivali cittadini del Notts County. Il 'suo' Forest è arrivato alla sosta per le nazionali di marzo in una posizione di classifica assolutamente impronosticabile l’estate scorsa: terzo a quattro punti di distanza dall’Arsenal, ma soprattutto con 7 punti di vantaggio sul Newcastle sesto e primo degli esclusi dalla Champions League della prossima stagione. Il Nottingham Forest, insomma, ha buone possibilità di tornare dopo 45 anni nella più importante competizione continentale. Un obiettivo tangibile a nove giornate dal termine, considerata la prova di forza data fin qui dalla squadra. Dopo 28 partite il Forest non aveva mai avuto così tanti punti da quando esiste la Premier League: ne ha ben 19 in più rispetto alla scorsa stagione e 7 in più anche rispetto alla stagione 94/95, quando con Frank Clark in panchina arrivò al terzo posto. E soprattutto sembra aver ritrovato il passo dei momenti migliori. Quelli che hanno visto il Forest infilare una serie di 6 vittorie consecutive a cavallo del periodo natalizio. Tra la fine di gennaio e le prime settimane di febbraio il sogno era sembrato appassire improvvisamente: tre sconfitte nello spazio di sole quattro partite - tutte in trasferta - e contro tre dirette concorrenti della zona europea della classifica. Troppe per una squadra che fino a quel punto aveva perso solo quattro partite in totale dall’inizio del campionato. La sterzata, però, è arrivata contro l’Arsenal. Una partita dove il Forest non si è vergognato di difendersi quasi a oltranza. Un punto d’oro che ha sbloccato la squadra in coincidenza con il rientro a pieno regime dopo uno stop di un mese di Callum Hudson-Odoi, uno degli uomini simbolo di questa stagione. In una squadra che fa della solidità difensiva una bandiera la capacità di ripartire affidandosi alla qualità e agli strappi furiosi di Hudson-Odoi è fondamentale. Ed è stata letale soprattutto contro le big. L’ultima vittoria in casa contro il Man City e l’impresa di Anfield in settembre hanno un punto di contatto: l’unico gol della partita lo ha segnato Hudson-Odoi. Forse l’eterno ragazzo-prodigio mai sbocciato definitivamente al Chelsea è arrivato finalmente alla piena maturazione. Insieme a lui anche Anthony Elanga ha tanta voglia di dimostrare qualcosa. Dopo essere stato ceduto due anni fa dal Man United la sua crescita è stata costante fino ai 5 gol e 6 assist messi a referto nelle ultime 14 partite di campionato: nel momento decisivo della stagione ha preso per mano la squadra, alzando il suo rendimento. Un modo per camuffare il mese di assenza di Hudson-Odoi e anche il piccolo calo del bomber Wood nelle ultime settimane. La stagione del neozelandese, autore di 18 gol e 3 assist, resta eccellente e per distacco la sua migliore in carriera in massima divisione. Ma se nella prima metà dell’anno è stato un trascinatore, ora è arrivato a contare per la prima volta quattro partite consecutive senza gol. A centrocampo le certezze sono la sostanza e l’inventiva di Elliot Anderson e Morgan Gibbs-White . Il primo sta motivando i 35 milioni di sterline spesi per acquistarlo dal Newcastle, mentre Gibbs-White è sempre più il miglior costruttore di gioco di questa squadra. A proposito di leadership si è rivelato fondamentale l’acquisto di Milenkovic dalla Fiorentina. La solida coppia difensiva che compone con Murillo – al netto di qualche esperimento di Nuno con la difesa a 5 - è uno dei punti di forza di questa squadra. Il serbo, poi, si sta rivelando letale anche nell’area avversaria, soprattutto su situazioni da palla inattiva. Quello segnato in casa dell’Ipswich nel 2-4 dell’ultima giornata prima della sosta è già il suo quarto gol in campionato. E poi c’è Nuno Espirito Santo. La sua voglia di tornare protagonista in Premier League dopo la brusca interruzione dell’avventura con il Tottenham e la parentesi saudita all’Al-Hittihad è stato il collante per un gruppo dove in tanti si sono ritrovati accomunati da una grande voglia di riscatto. Dovessero continuare cosi fino alla fine sarebbe solo l’ennesima conferma che laggiù, nelle Midlands, la magia è di casa. Anche 'Sir' Paul McCartney - che ha più volte dichiarato di sostenere sia l’Everton che il Liverpool, le squadre della città dove è nato - ne sarebbe orgoglioso. E persino Brian Clough, dalla statua di King Street, sembra abbozzare un sorriso più grande...

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Paolo Ciarravano