L'anno in cui ha vinto chi non vinceva (quasi) mai

Newcastle, Crystal Palace, Tottenham. Il 2025 è un anno che resterà scolpito per sempre nella storia di questi club. Ma non solo. Resterà un anno magico nella storia del football. Perché vincere è l’apoteosi in ogni sport. Ma quando vince chi non vinceva mai si va oltre. E le vittorie non sono tutte uguali. ‘Vincere’ ha un significato particolare per un tifoso di queste tre squadre. Ed è lo stesso verbo vincere che ha un suono diverso, ad esempio, se a coniugarlo è un tifoso del Liverpool o del Man City. Tanto per rimanere alla storia recente. La gioia per un successo atteso decenni, o a volte da un’intera esistenza, diventa epocale. Crea un momento unico, generazionale, da tramandare attraverso racconti personali. Il Newcastle non vinceva un trofeo dalla Coppa delle Fiere del 1969: 56 anni di attesa. Il Tottenham aspettava un trionfo da 17 anni: la Coppa di Lega del 2008. Per il Palace, addirittura, non c’era alcun precedente. Semplicemente le Eagles in 119 anni di storia non avevano mai vinto niente. E se Magpies e Spurs hanno dovuto riaprire una bacheca arrugginita a Selhurst Park hanno dovuta comprarne una. Un totale di 192 anni trascorsi aspettando il fatidico giorno della vittoria. Ecco, insomma, perchè Eddie Howe resterà per sempre nella storia del Newcastle Utd. Grazie alla vittoria in finale di Coppa di Lega contro il Liverpool di Slot, la squadra capace di uccidere il campionato sin da agosto. Perché vincere dopo che ci hanno provato in tanti ti consegna al mito. Un’attesa snervante durata 56 anni a partire dal successo in Coppa delle Fiere del 1969 nella doppia finale contro gli ungheresi dell’Ujpest Dozsa. Durata addirittura 70 anni se consideriamo i trofei nazionali e ripensiamo all’ultimo storico successo in Fa Cup della storia del club: quello del lontano 1955 per 3-1 sul Man City firmato anche dal leggendario ‘Jackie’ Milburn, l’Alan Shearer del secondo dopoguerra. Già. Il mitico Alan Shearer, uno dei più forti centravanti di sempre. L’abbiamo visto quasi in lacrime festeggiare sul palco per un trofeo che neppure lui - con 260 gol il miglior realizzatore della storia della Premier League - è mai riuscito a regalare al popolo Geordie. Come tanti grandi giocatori passati da St.James’s Park negli anni in cui la vittoria è rimasta una chimera: Kevin Keegan, Paul Gascoigne, Chris Waddle, Andy Cole, Les Ferdinand, Peter Beardsley, David Ginola, Tino Asprilla. Sì, perché a volte non bastano neppure i campioni in questo meraviglioso sport di squadra. Maledetto e situazionale come pochi altri. Bello e impossibile. Proprio come il Tottenham degli ultimi 17 anni. Spesso spettacolare, ma alla fine sempre incompiuto. Come nei lunghi anni che hanno separato la vittoria in Coppa di Lega contro il Chelsea di Drogba nel 2008, arrivata con Juande Ramos in panchina, e il successo in Europa League di Postecoglu nel derby inglese contro il Manchester United. Fermarsi a riflettere sulla grandezza dei giocatori che hanno giocato con gli Spurs in questi anni senza vincere niente è quasi uno shock. Tre nomi su tutti: Gareth Bale, Luka Modric e Harry Kane. Un gallese, un croato e un - ormai ex - local boy. Tre che nel nord di Londra non sono stati di passaggio. Rispettivamente 237 presenze e 71 gol per Bale e 160 presenze e 17 gol per Modric. Due che sono andati a vincere tutto, per anni e da protagonisti con un'altra squadra vestita di bianco. Anzi di blanco. Harry Kane, poi, è un discorso a parte. Non parliamo solo del miglior realizzatore della storia del club con 280 gol in 435 partite, superando gli storici 266 gol del compianto Jimmy Greaves. Ma di uno con il quale il Tottenham stesso veniva identificato: ‘The Harry Kane team’, disse una volta Pep Guardiola. Facendo imbestialire Pochettino. Eccolo ‘Poch’. Ci siamo arrivati. Quello che come nessun altro in questi 17 anni era arrivato vicino alla vittoria. Una finale di Champions League persa contro il Liverpool nel 2019 e la grande occasione per vincere un titolo infrantasi contro la più grande impresa nella storia di uno sport di squadra: il Leicester di Vardy e Ranieri. Perché il destino, poi, ci mette sempre qualcosa di suo. Fino ad essere irridente. Beffardo. Come spiegare, altrimenti, che gli Spurs e Kane abbiano dovuto separarsi per riuscire finalmente a vincere nel giro di pochi giorni un’Europa League e una Bundesliga con il Bayern? Per un piccolo club del sud di Londra come il Palace, abituato a festeggiare ogni anno in massima divisione come un trofeo, la via più breve per arrivare al successo è sempre stata l’Fa Cup. Ma nel suo caso il destino avverso aveva sempre avuto le sembianze del grande Manchester United. Almeno nelle due finali prima di quest’anno. Il primo assalto fallito fu nell’epica finale del 1990 nella quale il Palace si trovò in vantaggio nel vecchio Wembley sia nei 90’ regolamentari che nei supplementari, ma fu sempre raggiunto: prima sull’1-1 e poi sul 3-3 dal gol di Mark Hughes al 119’. Prima di cedere nel replay – ah, i tempi andati! – punito dal gol di Lee Martin. Il primo dei ben 38 major trophies dell’era-Ferguson. Praticamente come fare un incidente frontale con la Storia. Andò male anche nel 2016 contro il Man Utd di Louis Van Gaal che vinse 2-1 in rimonta dopo che il popolo delle Eagles aveva avuto modo di illudersi un’altra volta con il gol del vantaggio di Jason Puncheon. Nella finale di quest’anno, allora, dopo l’ormai ‘solito’ vantaggio per il Palace firmato da Eberechi Eze al momento del rigore concesso al Man City i tifosi più attempati hanno rivisto i fantasmi delle beffe precedenti. Ma a spazzarli via ci ha pensato la parata di Dean Henderson su Marmoush. Il Man Utd, insomma, ha tolto molto al Palace nella sua storia, ma stavolta ha in qualche modo restituito. Attraverso le mani di un portiere cresciuto proprio nell’Academy dei Red Devils. Il destino ci ha messo del suo. E anche Oliver Glasner, allenatore austriaco specialista in miracoli che non a caso tre anni fa era stato capace di vincere un’Europa League con l’Eintracht Francoforte. Sì, perché quando vince chi non è abituato a farlo è tutta un’altra storia. Come in questo magico 2025. L’anno in cui vinse chi non vinceva mai.

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