E se il Napoli senza Higuain fosse più forte?

Serie A

Vanni Spinella

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Una provocazione supportata dai numeri di questo inizio di campionato. Perso il Pipita, la squadra di Sarri segna di più, vince a suon di doppiette e ha scoperto un Callejon goleador. E ora fa anche gol di testa

Detta così rischia di somigliare alla storia della volpe e l’uva: ma non è che questo Napoli, senza Higuain, rischia di essere ancora meglio? A guardare i freddi numeri di questo inizio di stagione forse anche Esopo se ne convincerebbe: gran campione Higuain, per carità, ma quanto lo aiutava il gioco di Sarri? Quanto furono farina del suo sacco quei 36 gol e quanto invece del sacco dei compagni da cui lui attingeva a piene mani? E poi, a voler ben vedere, c’era sempre quella pancetta, aggiungerebbe la volpe.

Ora c'è anche la testa - Scherzi a parte, questo Napoli (dopo appena 3 partite di campionato, è vero) ha segnato più dei precedenti Napoli Pipita-dipendenti. Già 9 i gol fatti: erano 5 (con 6 subiti) un anno fa, quando il risveglio avvenne proprio alla quarta giornata con il 5-0 alla Lazio, dopo una sconfitta e due pareggi. Curioso poi come, perso Higuain, l’attacco del nuovo Napoli viaggi a suon di doppiette, cinque in 4 partite: quella di Mertens per rimontare il Pescara, quelle di Milik e Callejon al Milan, di nuovo lo spagnolo nel 3-0 al Palermo, ancora Milik in Champions. A proposito del polacco: non può essere Higuain e nessuno gli chiede di imitarlo, ma intanto in un fondamentale lo surclassa. Se il Pipita aveva un punto debole, infatti, era il colpo di testa, pezzo forte del repertorio del suo successore.

Callejon goleador - Capitolo Callejon, forse quello maggiormente rigenerato dalla partenza del fuoriclasse di cui prima era semplice scudiero. La sua importanza tattica non si discute (è l’unico del tridente sicuro del posto da titolare), ma per un attaccante di una squadra di Sarri i 7 gol totali della scorsa stagione sono veramente poca roba. Nell’anno post-Higuain siamo già a 4 in 3 partite (uno in più dell’ex-compagno). Più al servizio di se stesso, senza rinunciare alla facilità di corsa e all'intelligenza che lo rendono un pupillo dell'allenatore.

Responsabilità diffusa - Le prestazioni, poi. Se il Napoli di Higuain giocava bene, quello senza Higuain è ugualmente bello da vedere e in più emana un piacevole senso di responsabilità diffusa, di condivisione, di aiuto reciproco tra gli attori in campo, che non hanno più come unico scopo la verticalizzazione o la palla al centro per il 9. Un’orchestra senza primi violini in cui tutti si sentono ancor più responsabilizzati e probabilmente giocano anche con l’intento di lanciare qualche messaggio in direzione Torino. Morale della favola? Higuain è unico e non si può dimenticare, ma forse oggi il tifoso del Napoli ha trovato qualche ragione per consolarsi e guardare avanti con ottimismo. Tanto era acerbo, no?