"Sempre avanti": 9 cose da sapere su Mauro Icardi

Serie A

Alfredo Corallo

Mauro Icardi alla presentazione della sua prima autobiografia alla libreria Rizzoli di Milano (foto da Instagram)
icardi_libro_instagram

Il bomber argentino dell'Inter si racconta nella sua autobiografia pubblicata da Sperling & Kupfer. Dal soprannome Cañito alla storia con Wanda, scopriamolo attraverso 9 curiosità tratte dal libro, 9 come il suo adorato numero di maglia

"E se anche mi diverto a pubblicare le foto della mia Lamborghini con i colori dell'Inter, o del mio ultimo smartphone da capogiro, nel fondo del cuore sono rimasto il ragazzo semplice e onesto di dieci anni fa. Quando non ero ancora nessuno". Mauro Icardi si racconta nella sua prima autobiografia "Sempre avanti" (Sperling & Kupfer), scritta insieme al giornalista Paolo Fontanesi. Chi è veramente el niño del partido? Scopriamolo attraverso 9 (e relative) curiosità tratte dal libro, 9 come l'adorato numero di maglia del 23enne attaccante di Rosario. 

(1) Trippa e fagioli. Scordatevi il risotto allo zafferano "con foglia d'oro 24 carati", quello che mandò in bestia migliaia di followers la scorsa estate. A Mauro, in realtà, piacciono le cose semplici. Se vi dovesse mai capitare di averlo come ospite a cena, niente di meglio che un piatto di trippa e fagioli di budspenseriana memoria ("un delirio per palato e stomaco...") o un pesce argentino, il sábalo, che non dovrete neanche fare lo sforzo di pulire, Maurito sarebbe capace di mangiarlo con tutte le lische, alla maniera degli indios: "Sono sempre stato un po' selvaggio e, per certi versi, lo sono ancora". Allo stadio, poi, basterà urlagli "Se fai un gol ti compro un pancho con la cola!", come faceva il babbo quando era bambino e la fame era veramente tanta. Dopo, passare alla cassa. Gracias.   

(2) Icardi Football Club. Il signor Juan ha avuto tre mogli. Dalla prima è nato Franco. Con la seconda ne sono arrivati due: Aldana e Juan Jesus. Con Analia, la mamma di Maurito, anche Ivana e Ghido. Nel 2013 i genitori si sono separati e la madre ha avuto due gemelle (da un altro uomo): Martina e Alessandra. Tutti in ottimi rapporti con il fratello campione. Una bella squadretta di calciotto.

(3) El Cañito. Ci pensa lo stesso autore a toglierci dall'imbarazzo. "Mi vergogno un po' a spiegarvi questo soprannome, ma sarò sincero: tutto è nato da una foto, avevo quattro anni, dove apparivo nudo come mamma m'ha fatto, con il pisellino in bella mostra. Tutto qui, niente di così scandaloso. Se non fosse che caño, in spagnolo, significa tubo o barra di ferro. Non ho mai capito il nesso tra le due cose, ma è ovvio che la gente adesso farà presto a fantasticare su chissà che cosa... Tra l'altro in quella foto, che non pubblicherò mai per pudore, ero proprio un bel bambino". Ci sarebbe anche una seconda versione, "cañito" come razzo, per la sua velocità nel correre dietro alla palla. Di questa, almeno, abbiamo le prove.

(4) Portiere di giorno e... parcheggiatore di notte. Nei campionati giovanili argentini c'è una regola: se una squadra segna 7 gol ha vinto la partita, indipendentemente dai minuti trascorsi. E con Mauro in campo le partite duravano poco, a meno che non giocasse in porta... Così un anno, non solo vinse la coppa di miglior goleador della classe '93, ma anche un'altra come miglior portiere per i nati nel '92. Poi arrivava l'estate e andava a fare il parcheggiatore fuori dalle discoteche insieme ai figli del Profe, il suo primo allenatore al Club Sarratea. "Vieni, vieni, vieni, bueno, okay, stooop!". E andava avanti fino alle due del mattino per racimolare qualche pesos "o solo un grazie dai più pidocchiosi".

(5) Tati e Toto. È uno dei passaggi più teneri del libro, legati al ricordo della nonna materna Luisa (Tati) e di quella medaglietta della Madonna di San Nicolás che lasciò a Maurito prima di andarsene, vegliata dal nipotino come un angioletto fino al suo ultimo respiro. Insieme al pensiero per l'amata cagnetta Toto, che salvò dalle fiamme quando casa stava andando a fuoco per una tortilla de patatas...

(6) Tiki-taka party. Ecco, quella volta sì che sarebbe servito un estintore. Non il 19 febbraio del 2010, giorno del suo diciassettesimo compleanno. Quando organizzò una festa con i compagni del Barcellona alla Masia e allo scoccare della mezzanotte non trovò di meglio che prendere un estintore e spruzzare schiuma dappertutto. "Non so dire perché l'ho fatto: non ero ubriaco, solo euforico e volevo lasciare il segno. E ci sono riuscito alla grande". Espulso dal centro sportivo catalano, avrà quello che sperava: un posto letto in un appartamento. "Finalmente libero di gestire le mie serate". Con le sue mille fidanzate ("si fa per dire, una a settimana"). E Messi che lo invitava a giocare alla playstation...

(7) Il sesto senso di Wanda. Prima ancora che tra loro scoppiasse l'amore un consiglio dell'allora amica, moglie di Maxi Lopez, risulterà fondamentale per la carriera di Icardi, che era stato convocato dall'Under 20 argentina ma che alla Sampdoria serviva come il pane in quei primi giorni di gennaio del 2013. "Mauro, non andare in Nazionale adesso che hai l'opportunità di giocare titolare". Quattro giorni più tardi segnerà la doppietta alla Juventus che cambierà per sempre la sua vita.

(8) Un fiocco rosa. Sul polpaccio si è fatto tatuare il viso di Francesca, il numero 19 (sono nati lo stesso giorno di febbraio), un orologio che segna l'ora in cui è venuta alla luce (le 12.46), la "W" e la "M" di Wanda e Mauro. "Un altro segno dell'amore per mia figlia ce l'ho sul petto, dove ho riportato a caratteri cubitali il suo nome, come a dire che il mio cuore batte solo vicino a lei" (per la "mappa" completa dei suoi tatuaggi salta alle pagine 78-79).

Numero 9. Come il titolo del capitolo che apre l'autobiografia con l'omaggio al suo modello Javier Zanetti, da cui ha ereditato la fascia di capitano, e all'ex presidente Massimo Moratti ("è grazie a lui se sono un giocatore dell'Inter"). La dedica a Wanda e a Valentino, Costantino, Benedicto, Francesca e Isabella, la sorellina in arrivo. Sempre avanti el niño del partido.