Maldini dice no: "Non vedo un team vincente"
Serie ACon un lungo post su Facebook, lo storico capitano rossonero rifiuta l'offerta della nuova proprietà cinese: "In me c'è tanta amarezza per un sogno che svanisce. Ma preferisco i miei valori"
Paolo Maldini dice no al Milan. Dopo una lunga riflessione, con un post sul suo account Facebook ufficiale, la storica bandiera rossonera ha declinato l’offerta di entrare in società della nuova proprietà cinese. "Difendo il diritto delle persone a capo di Società importanti come il Milan di poter scegliere i propri collaboratori in base ai criteri a loro più idonei, anch’io farei la stessa cosa nella loro posizione, ma ribadisco anche che i miei valori e la mia indipendenza di pensiero saranno per me sempre più importanti di qualsiasi impiego".
Una questione di cuore - "Il Milan è sempre stato per me un affare di cuore e passione – scrive Maldini -, la mia storia, quella di mio padre e quella dei miei figli lo dimostrano e nessuno potrà cancellare questo nostro legame con i colori rossoneri. Proprio questo forte legame mi impone di essere attento, preciso e professionale nell’accettare l’incarico che mi è stato offerto; certo, sarebbe molto più facile seguire l’emozione della proposta e dire di sì, senza pensare alle possibili conseguenze e partire a testa bassa in questa nuova avventura. Invece no, non posso, devo rispettare i valori che mi hanno accompagnato durante tutta la mia vita, devo rispettare i tanti tifosi che si sono negli anni identificati in me per passione, volontà e serietà, devo rispettare il Milan e me stesso".
"Mai parlato di retribuzione" - Maldini ha poi chiarito alcuni concetti. In primis le notizie circolate sull’aspetto economico di un accordo, che ormai non ci sarà: “La retribuzione è sempre stata una conseguenza dell’accordo, mai la causa. Queste notizie, tra l’altro, sono state suggerite da fonti “anonime” attraverso canali e persone che conosco da 30 anni, che mirano a screditare la mia persona per giustificare il mancato accordo. Non sono stato certo io a rompere il nostro patto di riservatezza”. Insomma: “Non ho avanzato richieste economiche, ho ribadito fin dal primo incontro che la definizione del ruolo fosse la chiave basilare di una possibile collaborazione. Come potrei quantificare una proposta quando non sono stabilite con chiarezza le responsabilità? Ho fatto presente che avrei dato tutto me stesso per un progetto serio che mi avesse visto in un ruolo importante, che non avrei mai accettato per essere utilizzato come “la semplice bandiera”. Lo ribadisco: il Milan per me è una scelta di cuore”.
"Mai chiesto un ruolo alla Galliani" – La bandiera rossonera chiarisce inoltre: “Non ho mai chiesto un ruolo "alla Galliani", ovvero di Amministratore delegato con pieni poteri. So quali sono le mie virtù, ma conosco ancora meglio i miei limiti; l’area di mia competenza deve essere quella sportiva”. I dettagli della proposta: "Mi è stato proposto il ruolo di Direttore tecnico, prima di me è stato ingaggiato un Direttore sportivo di fiducia dell’Amministratore delegato, quindi, secondo l’organigramma societario che mi è stato presentato, avrei dovuto condividere qualsiasi progetto, acquisto o cessione di calciatore con il mio parigrado Ds. A mia precisa domanda su cosa sarebbe successo in caso di disaccordo - aggiunge -, mi è stato detto dal Sig. Fassone che avrebbe deciso lui. Detto questo, non credo ci fossero le premesse per un team vincente. Io ho fatto parte di squadre che hanno fatto la storia del calcio e so che per arrivare a quei risultati ci deve essere una grandissima sinergia tra tutte le componenti societarie, investimenti importanti e ruoli ben definiti. Le ultime stagioni del Milan con il doppio Amministratore delegato e ruoli sovrapposti dovrebbero essere d’insegnamento. Naturalmente mi sarei dovuto prendere, agli occhi dei tifosi, della stampa e della proprietà, tutta la responsabilità della parte sportiva, con la possibilità di essere escluso da ogni potere esecutivo".
Contatto con la proprietà – "Non ho mai chiesto di avere un contatto diretto con la proprietà per bypassare l’Amministratore delegato; ho espresso la volontà di sentire dal Sig. David Han Li, Direttore edecutivo della Sino Europe Sports, che ho incontrato solo per pochi minuti, cosa si aspettassero da me; avrei voluto ascoltare dalla sua voce quali obiettivi si fossero prefissati e quali investimenti avessero intenzione di fare. Credo che questa sia una richiesta seria che ogni professionista abbia diritto di formulare al proprio datore di lavoro, specialmente quando si ha alle spalle un passato come il mio con il club - conclude -, fatto di appartenenza e di credibilità”.