Uno stregone in casa Milan: è Vincenzo l'anti-Juve

Serie A

Alfredo Corallo

montella_milan_juve_lapresse

Da calciatore, nel 2001, Montella segnò ai bianconeri il gol che valse uno scudetto per la Roma, forse la rete più importante della sua carriera. Oggi ha riportato entusiasmo nell'ambiente rossonero dopo il settimo posto dell'anno scorso e sogna di ripetere l'impresa della Juventus di Conte...

"Cinque anni fa la Juventus era arrivata settima e l'anno dopo, cambiando l'allenatore e un po' di giocatori, vinse il campionato. Se è capitato una volta non vedo perché non possa succedere anche in futuro...". Il legittimo - per quanto "castissimo" - auspicio di Adriano Galliani al minuto "23" della conferenza stampa di benvenuto al cuore rossonero Vincenzo Montella fu interpretato per quello che voleva essere: una innocente considerazione statistica, "tutto qua". E se il "diabolico" amministratore delegato stesse recitando, e avesse già in testa la perfetta sceneggiatura del nuovo Milan? Della serie: "Gente, siamo tornati, ora sì che abbiamo l'uomo giusto. Ricominciate a sognare". Ma perché, poi, Montella sarebbe stato quello "giusto"?

Il mago di Napoli. Insomma, che avrebbe portato di così speciale rispetto ai suoi  predecessori? La domanda arrivò puntuale in quel 7 luglio all'Aeroplanino. "Forse niente", la risposta. Imbarazzata. Con quell'aria timida, educata, modesta, figlia di un padre che continua a fare il falegname pure a 80 anni, come gli ha insegnato la vita. Ma perché, sennò, per ritrovare un Milan al secondo posto dovremmo risalire al 2011-2012 (quello di Allegri, Ibra, Thiago Silva, Muntari...) e quasi non riuscire a credere che sabato sera il Meazza tornerà a "ribollire" come ai tempi belli? Tanto più che Vincenzino da Pomigliano d'Arco non sarebbe nemmeno "uno di famiglia" - come lo erano invece Clarence Seedorf, Pippo Inzaghi e Cristian Brocchi - ma che intanto si "permette" di schierare sette, otto-undicesimi della vecchia formazione e "infilare" 16 punti in classifica, 6 in più della scorsa stagione, all'ottava giornata. Neanche avesse la bacchetta magica...

Il leader calmo. "Il mio approccio calmo alla leadership a qualcuno potrà apparire troppo soft, forse perfino un segno di debolezza. Ma il tipo di calma che intendo io è una forza, che trasuda potere e autorità". Il metodo che Carlo Ancelotti tratta nel libro è diventato modello d'ispirazione per tanti  allenatori della new generation, un "club" di cui Montella potrebbe tranquillamente far parte (insieme a Di Francesco). Vincenzo, ad esempio, non è uno di molte parole: "Preferisco andare subito al sodo, non amo dilungarmi". Ma ha trovato - evidentemente - degli alunni svegli, che imparano in fretta. Che non ha "inventato" lui, attenzione, sono allievi di quel settore giovanile plasmato proprio dagli Inzaghi, i Brocchi, e "svezzati" dal sergente Mihajlovic. Ma a lui riesce di farli giocare come non era avvenuto nelle precedenti gestioni,  e ha imposto dei ragazzini - i super celebrati Donnarumma, Romagnoli, Locatelli, Niang - a leader naturali, lavorando sulla responsabilità della loro incoscienza. Con la benedizione del presidente Berlusconi.

Lo stregone anti-Juve. Certo i "piccoli" Gigio, Alessio, Manuel e M'Baye erano a letto da un bel pezzo la notte del 6 maggio 2001, quando Montella segnava alla Juventus il gol più importante della sua carriera, quello che consegnò di fatto lo scudetto alla Roma. Ma se l'obiettivo sarà quello di arrivare "carichi" al match, come annunciato dallo stesso Montella, rivedere quel gesto da vero scugnizzo d'area, rapidissimo di mente e di gamba nel suo avventarsi sul povero Van der Sar, potrebbe tornare utile in futuro agli "affamati" cuccioli rossoneri. E perché no, già da sabato sera, quando si troveranno di fronte i cavalieri (bianconeri) che fecero l'impresa, sì: trasformare un triste settimo posto nella gioia infinita di uno Scudetto. E poi un altro e un altro ancora.