Biraschi: "Al Genoa prendo appunti tutti i giorni"
Serie AMamma, papà e nove fratelli. Casa Biraschi quasi una formazione di calcio, con il difensore del Genoa Andrea che grazie al calcio sta vivendo un sogno. Dagli esordi al primo giorno in rossoblù, ecco l'intervista del nazionale Under21.
Immaginatevi una formazioni di undici Biraschi. Materialmente proprio, con undici cognomi ‘Biraschi’ scritti sulle spalle. A casa ‘Biraschi’ si potrebbe anche fare, se non fosse che per mamma e sorelle il calcio non è il più praticato. Non allo stesso livello di Andrea almeno - sicuramente! - difensore che oggi sta vivendo il sogno della Serie A. “Grazie al lavoro che sto compiendo con mister Juric sto vedendo miglioramenti ogni giorno. Rispetto alla Serie B in A il livello è molto più alto. Mi mangio i compagni con gli occhi per studiare i movimenti e rubare i segreti del mestiere. E’ come se prendessi lezioni tutti i giorni. Sono in un gruppo fantastico, se penso che sono arrivato da due mesi e invece mi sembrano due anni. Sento che sto crescendo soprattutto sotto il profilo mentale. Il Genoa è un club molto ben organizzato e non fa mancare ciò di cui un giocatore ha bisogno”. I primi giorni di Genoa non si dimenticano mai. “Arrivai in lieve ritardo dal ritiro dell’Under 21, i compagni mi aspettarono prima di muoversi con il pullman. Genova è una città assai diversa da Roma, penso però di essermi ambientato. Spesso poi vengono a trovarmi i fratelli per non farmi sentire la nostalgia. Siamo sempre stati una famiglia unita. La casa di Genova è diventata un rifugio in particolare per i due gemelli, Emanuele e Simone, che sono iscritti alla facoltà di giurisprudenza a Roma. Studiano qui e poi scendono per dare gli esami. Sono felice di averli con me una settimana si e una no. Diciamo che un piatto di pasta posso servirlo in tavola, altrimenti andiamo fuori così non li avveleno”.
La barba la porta da ragazzo, la testa piena di ricci è il suo marchio di fabbrica in casa rossoblù. Ventidue anni ma con le idee belle chiare, Andrea. Che ammette al canale ufficiale del club: “Essere nel gruppo dell’Under 21 mi rende orgoglioso e gratifica: è il gradino prima della Nazionale maggiore, la concorrenza è tanta ma fa parte del gioco. Quando in campo ascolto l’inno provo emozioni straordinarie, lì sai che rappresenti la nazione e affiorano i sacrifici fatti. Non è stato facile andare via di casa a 17 anni, lasciare una famiglia in cui tutti si mettono a disposizione e gli egoismi restano fuori dalla porta, al di là delle questioni dettate da futili motivi. Per le cose importanti ragioniamo proprio come una squadra”.