Bernardeschi, scommessa di Sousa. E futuro da big

Serie A
Federico Bernardeschi, il numero 10 della Fiorentina esulta dopo la doppietta all'Empoli (Getty)
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Focus sul giovane talento della Fiorentina che, dopo un inizio difficile, è tornato a giocare ad alti livelli. Inter e Milan lo seguono interessate, il portoghese se lo coccola. E prevede un futuro in una big

“E’ un giocatore importante per noi e per la Nazionale, lo sarà anche per le altre squadre che arriveranno nel suo futuro”: le parole di Paulo Sousa su Bernardeschi, arrivate dopo la vittoria nel derby contro l’Empoli deciso anche da una doppietta del giovane attaccante viola, chiudono un cerchio. Anzi, chiudono il cerchio. Quello aperto dallo stesso allenatore portoghese con altre parole ad inizio anno: “Lo vedo confuso dentro e fuori dal campo, per questo lo tengo fuori”. Un rimprovero forte e decisivo, un po’ da allenatore e un po' da padre, che arrivò dopo una gara di Europa League in cui Bernardeschi rimase in panchina per quasi tutta la partita. Appena sedici minuti, troppo pochi per non far rumore per uno con il suo talento. Era il 15 settembre, la Fiorentina giocava in trasferta a Salonicco contro il PAOK e in quel momento in cui Federico doveva “chiarirsi le idee”, parole sempre del suo allenatore, Sousa preferì altre opzioni. Esattamente come in campionato, dove dopo l’esordio da titolare alla prima contro la Juventus allo Stadium le panchine consecutive per Bernardeschi furono due (tre contando anche lo spezzone di gara sotto il diluvio contro il Genoa prima del rinvio per impraticabilità del campo).

La nuova esplosione - Panchina con il PAOK e panchina nel weekend successivo anche contro la Roma, un “bastone” che però, evidentemente, è servito eccome al suo talento. Bernardeschi si toglie il biondo dai capelli e torna titolare il 21 settembre contro l’Udinese: gol decisivo e prestazione (finalmente) convincente. Da numero 10. E Sousa, infatti, da quella gara non gli ha più tolto la maglia da titolare, se non nella trasferta di Liberec (ma causa turnover, vista la tranquillità in classifica e la qualificazione ai sedicesimi quasi in tasca). Lo ha spostato più avanti, più vicino alla porta. Lo ha rimesso nel suo ruolo, quello dove segnava valanghe di gol nel settore giovanile e dove può inventare senza preoccuparsi troppo di coprire. E i numeri confermano la bontà della scelta (e del trattamento di Sousa): di gol ne sono arrivati 5, uno alla Sampdoria in mezzo a due doppiette contro Cagliari ed Empoli, appunto. Il derby, forse la nuova gara della consacrazione di Bernardeschi. Quella dove si è preso gli applausi del suo pubblico (“Il ragazzo gioca bene”, cantava il settore ospiti nella domenica in cui l’altro numero 10 della storia viola, Giancarlo Antognoni, veniva osannato dai tifosi della Fiorentina mentre osservava dalla tribuna il talento di Carrara aspettando il suo rientro in società) e quelli degli avversari. Una domenica da numero 10, vero. Decisivo, straripante, leader. Contro una squadra, l’Empoli, che da piccolo aveva anche sfiorato. O addirittura qualcosa in più.

Il passato ed il futuro - Aveva circa 10 anni, Bernardeschi quando l’Atletico Carrara lo cedette al Ponzano, società controllata proprio dal club di Corsi. Ce lo portò Stefano Cappelletti, allora talent scout azzurro passato poi in viola sotto l’egida di Corvino. E così, la prelazione dell’Empoli sul talento di Carrara si trasformò nel trasferimento l’anno dopo alla Fiorentina. Il resto è quasi storia: una scalata nel settore giovanile tra alti e bassi, l’esplosione definitiva in prestito a Crotone ed il rilancio in Serie A targato Paulo Sousa. Il portoghese appena arrivò lo chiamò mentre Federico aveva appena terminato l’Europeo con l’Under 21: “Gli dissi che credevo in lui e che volevo dargli continuità e spazio per farlo crescere”, ha rivelato l’allenatore viola. Adesso per “Montellino”, così lo chiamavano a Carrara per l’esultanza da aeroplanino dopo ogni gol, si è chiuso un cerchio. Per aprirsene un altro in futuro. L’Inter lo segue dalla scorsa estate, adesso pure il Milan lo osserva interessato. Lui, che da piccolo tifava rossonero e si immaginava in campo come Shevchenko, per ora pensa solo alla Fiorentina e si gode anche i bonus per i gol sul suo contratto. Si è chiarito le idee e si è tolto la confusione dalla testa. Si è ripreso il ruolo del 10, del leader, e si è messo la squadra sulle spalle del suo talento. Oggi i viola e la Nazionale, domani - chissà - “altre squadre importanti”. Sousa dixit.