Gli anni '80, Totti&Cassano: il film di Samp-Roma
Serie ADomenica un classico a Marassi: grandi ex, finali, i gol del capitano giallorosso (15), la sfida che nel 2010 spense i sogni di scudetto dei romanisti e spalancò le porte della Champions a Cassano e Pazzini. E vent'anni fa esatti proprio Totti fu a un passo dalla Sampdoria...
"Secondo te dove lo festeggia il capodanno Toninho Cerezo?". Sampdoria-Roma è un "film" che rievoca commedie e "hit" degli anni '80, ma che nei decenni ha continuato a stupirci con effetti speciali, non ultima la pioggia - vera, non cinematografica - della partita d'andata, quando nel finale thrilling dell'Olimpico Francesco Totti si aggiudicò l'Oscar di miglior attore protagonista, realizzando il rigore del 3-2 al 93'. E domenica pomeriggio a Marassi tutti col fiato sospeso, c'è il sequel...
Sliding Doors. "Gli dèi di Roma si ribellarono e fu una serata magica, per me storica. Sarà stato il destino...". O forse soltanto la sua classe, fuori dal tempo. Già allora. Quando convinse Franco Sensi a non cederlo con due gol "alla Totti" (botta dal limite all'Ajax e pallonetto/cucchiaio al Borussia Moenchengladbach). Era il 9 febbraio del 1997: il giorno dopo avrebbe preso un aereo diretto a Genova per firmare il contratto con la sua nuova squadra: la Sampdoria. Proprio lui, che in carriera segnerà 15 gol ai blucerchiati e considera quello del 26 novembre 2006 al "Ferraris" tra i suoi capolavori: un sinistro a incrociare che non ci stancheremo mai di rivedere.
Questa è la mia casa. La "dritta" alla dirigenza doriana era arrivata da Luciano Spinosi - collaboratore del tecnico doriano Sven-Goran Eriksson - che aveva allenato il numero 10 nella Primavera. Totti non andava a genio a Carlos Bianchi e il prestito sembrava l'unica strada percorribile. Totti, Montella e Mancini: sarebbe stato un tridente da sballo! Ma il presidente Sensi fermò tutto al termine di quel trofeo internazionale "Citta di Roma", programmato per vedere all'opera il lanciere finlandese Jari Litmanen, voluto fortemente da Bianchi. "Totti è migliore di Litmanen. Uno come lui ci serve, non andrà via dalla Roma". Discorso chiuso. L'allenatore argentino, lui sì, che andrà via...
The Tourist. Ma alla Samp è legato anche uno dei ricordi più amari della storia giallorossa: era il 25 aprile del 2010, e la doppietta di Pazzini all'Olimpico strozzerà in gola l'urlo dei romanisti, lanciatissimi verso il 4° scudetto. Spezzando il cuore a Claudio Ranieri, a un passo dal sogno di vincere con la squadra della sua città, "regalando" - per di più - il titulo all'Inter del nemico storico Mourinho. Tutta colpa di Cassano...
Il metronotte. Fantantonio tornava all'Olimpico da avversario dopo 4 anni e mezzo in maglia giallorossa e l'anonima parentesi di Madrid, chiusa nell'estate del 2007. A Genova - sotto la guida di Gigi Delneri - vivrà la sua seconda giovinezza, e alla fine di quella stagione porterà la Samp ai preliminari di Champions (staccando un biglietto per gli Europei). Nonostante i rapporti con Totti non fossero più gli stessi, sarà il primo a "consolare" il capitano romanista dopo lo scherzetto del 25 aprile. D'altronde era stato proprio Francesco a tendere la mano al vecchio compagno di scorribande ("Vista l'ora a cui andava a dormire, lo chiamavo il metronotte" raccontò una volta il Pupone).
Vola colomba. Prima di tornare serio: "Cassano è il partner d'attacco più forte con cui abbia mai giocato. Il litigio? Abbiamo fatto pace, ma non ci sentiamo più. Peccato, era un ragazzo d' oro, però ha fatto tutto lui, spesso Antonio va dove lo porta il vento". "È vero - confermò il barese, ospite al Festival di Sanremo, sempre in quel 2010 - ho fatto tutto io, perché ho la testa matta. Totti è un amico, è stato molto importante per me quando sono arrivato a Roma. Poi ho fatto dei disastri... Ma lui mi vuole bene e anch'io gliene voglio. Tanto".
Maestro, amico e poliziotto. Ma il destino di Totti si è "compiuto" anche grazie a un altro personaggio che alla Sampdoria ha scritto pagine leggendarie: fu proprio Vujadin Boskov, da allenatore della Roma, a farlo esordire in serie A il 28 marzo del 1993 al Rigamonti di Brescia. Un merito che, per la verità, andrebbe condiviso con un altro serbo e sampdoriano, ai tempi giallorosso, che spinse "Vuja" a lanciare l'allora 16enne "pischello" di Porta Metronia: "Dai, fai entrare il ragazzino". Era Sinisa Mihajlovic.
Sunshine reggae. Un altro degli indimenticabili protagonisti della Samp di Mantovani e Boskov fu Toninho Cerezo, che sbarcò a Genova dopo 3 anni nella capitale, idolo dei tifosi giallorossi (vedi la scena cult in "Vacanze di Natale").
Notte prima degli esami. L'ultima partita con la Roma del brasiliano è da romanzo: pre-convocato dalla Seleção per i Mondiali del 1986, ma escluso dal ct verdeoro Telè Santana in seguito a un infortunio muscolare, torna dal Messico in tempo per il ritorno della finale di Coppa Italia, naturalmente contro la Sampdoria... Eriksson - che prima di trasferirsi in Liguria sedette anche sulla panchina giallorossa - lo gettò nella mischia a pochi minuti dalla fine e il centrocampista di Belo Horizonte siglò di testa il gol che regalò il trofeo alla Magica.
Avrà modo di farsi perdonare da Vialli, Mancini e dall'altro grande "doppio ex" Pietro Vierchowod, con cui vincerà due coppe Italia ('88 e '89), una Coppa delle Coppe (1990), lo Scudetto e la Supercoppa italiana nel 1991. Ma l'anno successivo non potrà nulla contro il Barcellona, come nella finale di Coppa dei Campioni del 1984 con il Liverpool. Gli dèi non vollero.