Stefano De Grandis ha analizzato qualità e difetti dei cinque bomber di questa Serie A. Da Dzeko a Mertens, da Higuain a Icardi, fino al gallo Belotti: gol, movimenti e lavoro per la squadra. Chi è il miglior attaccante della Serie A?
Edin Dzeko - E’ un giocatore molto difficile da marcare, un incubo per i difensori perché poi ti mette le mani addosso e ti fa sentire il fisico. 17 gol in questa Serie A, numeri straordinari: già quando era in Bundesliga era diventato capocannoniere nella secondo stagione; così anche in Premier. Spalletti è stato bravo, sapeva che il bosniaco è forte e si opposto alla cessione del calciatore. Poi l’ha messo nelle condizioni di riscattarsi. Nella partita contro il Napoli he segnato senza neanche saltare e con i difensore che provava a trattenerlo in tutti i modi; ha fatto valere il fisico. Lo stesso è successo contro il Cagliari e contro Murru. Per quanto riguarda i suoi movimenti, spesso si trova sul secondo palo per dei semplici tap-in, è uno che va incontro e difende bene il pallone. I classici movimenti da centravanti di stazza ma bravo anche con i piedi. Sa far salire la squadra e ha la capacità di passare davanti ai difensori: anche ieri, non ha tirato di potenza ma l’ha piazzata. Poi sbaglia anche tanti gol ma può battere il suo record personale di 26 gol con la maglia del Wolfsburg. L’anno del titolo della Bundesliga ne segnò 22. Al City ha segnato massimo 16 reti nel 2013/2014 e ha contribuito alla vittoria della Premier. Spalletti lo vuole più cattivo sul secondo palo e tanti gol sono arrivati proprio attaccando quella zona di campo. Meglio con o senza Salah? Uno come l’egiziano non può essere trascurato, può fare la seconda punta e Dzeko potrebbe avere ancora più opportunità.
Dries Mertens - Non è un numero nove per definizione ma ha sorpreso molto: doveva essere un giocatore in gradi di colmare un’emergenza ma si è rivelato non un falso nove ma uno capace di fare movimenti da prima punta. Sa andare dentro e saltare l’uomo molto bene. Per fare un paragone, può ricordare Bruno Giordano, che ha iniziato come tornante per poi diventare centravanti pur non avendo il fisico. Il giocatore del Napoli ha dribbling velocissimo, capacità di mettere dentro il pallone. Un nove vero che non ha la stazza ma che nella manovra della formazione di Sarri - fatta di passaggi bellissimi - aiuta gli altri a partecipare al gioco pur non riuscendo a far salire la squadra. Va incontro al pallone, poi fa lo scambio e si butta in area. Poi contro il Torino, ad esempio, è stato anche fortunato a prendere la ribattuta. Forse anche lui si è sorpreso di se stesso, prima faceva anche gol da fuori mentre ora segna di più da dentro l’area. Ha la capacità di tirare ma è così intelligente da riuscire a trovare sempre la soluzione migliore. Il tiro-cross con il Toro? Maradona dice che voleva crossare… Ci sta, anche perché guarda per terra. Giocare lì gli piace perché rimane più lucido. Ha numero importanti pur essendo un atipico per fisicità e caratteristiche. Veste il 14 alla Cruyff ma Sarri aveva intravisto in lui certe capacità, tanto che lo aveva già visto in quella posizione nel ritiro di Dimaro. Dietro Pavoletti scalpita, Milik è quasi pronto ma grande merito va dato all’allenatore che ha capito tutto prima di tutti.
Gonzalo Higuain - Rispetto al giocatore di Napoli l’argentino è rimasto un fenomeno anche a Torino ma prima la squadra giocava per lui. Ha fatto 36 gol anche perché tutti si muovevano per far segnare lui. Alla Juventus spesso ha fatto anche la seconda punta perché davanti c’era Mandzukic. A volte si è inserito da dietro o ha dovuto cucire il gioco. Proprio contro il Napoli a Torino quest’anno ha segnato da seconda punta; poi ha un modo di calciare che non ha nessuno. Tira di sinistro con il pallone che neanche si muove e va a finire all’angolino, tanto che Reina non si è nemmeno mosso. Ha calciato con quello che teoricamente non sarebbe il suo preferito. Un altro gol molto bello segnato in questa stagione è quello contro il Torino: si è girato su se stesso raccogliendo un lancio lungo di Chiellini; un po’ alla Dzeko si è appoggiato, si è girato, non ha guardato la porta e ha lasciato andare un tiro pazzesco. Lì c’è tutto, la capacità di girarsi su se stesso, di incollare il pallone al piede e di non fare fallo. Contro la Fiorentina, poi, nella prima partita con la Juventus, ha fatto un gol complicato perché ha fatto un bel movimento: viene incontro al pallone portandosi dietro due difensori viola; così ha lasciato spazio per l’inserimento di Khedira; poi è stato bravissimo a buttarsi sul pallone per metterlo dove non c’era un grande spiraglio con l’interno piede sinistro. Vista l’agilità che ha non si direbbe in sovrappeso… Sa risolvere le partite con gol decisivi: Fiorentina, Napoli, Torino e non solo. Ha una media altissima, ai livelli di quella dell’anno scorso perché è tornato a essere una prima punta. E’ il mio preferito, anche se sono tutti molto bravi.
Mauro Icardi - Mi piace molto. Lui può fare anche la seconda punta e poi ha grande atletismo. A San Siro contro la Juventus ha fatto un gol di testa staccando molto in alto. Contro il Torino, sempre a San Siro, ha invece fatto un movimento simile a quelli di Higuain, si è spostato e si è coordinato tenendo lontano l’avversario piazzando poi la palla sotto l’incrocio dei pali. Molto bello da vedere. Se c’è una critica che gli è arrivata negli ultimi tempi è quella che gli aveva rivolto Mancini, che lo vedeva troppo egoista, diceva che giocava troppo per se stesso. Ora credo abbia imparato a giocare per la squadra. Sa combattere, riguadagnarsi il pallone anche per darli poi ai compagni. Ha fatto un salto di qualità importante a livello realizzato e anche per quello che riguarda gli assist - ne ha già fatti 8 ed è tra i grandi bomber quello che ne ha messi a segno di più. Sta crescendo anno dopo anno e fa molto rumore il digiuno che non lo vede segnare da cinque partite (e da settembre in trasferta). Un momento che capita anche a uno come lui che è un giocatore meraviglioso, non riesce a essere preciso sotto porta: a inizio stagione l’Inter faceva più cross e Mauro segnava di più di testa. Con il modulo di Pioli c’è maggiore distribuzione delle reti.
Andrea Belotti - Come Icardi anche lui segna tantissimo di testa. E’ molto bravo ed è più tempista di Dzeko; però non ha neanche lo stacco di Icardi, prende il tempo ai difensori e li sorprende con destrezza. La sua maggiore qualità è di sentire proprio l’odore del gol, segna in tutti i modi: contro il Bologna ha fatto un salto minimo per prendere il tempo e in questa stagione ha distribuito i gol in colpi di testa, di destro (6), di sinistro (5), in spaccata, in acrobazia. E’ completo, è il ritorno di una razza in via d’estinzione, quella del nove vero, del centravanti. E’ giovane anche se sembra molto esperto, è letale in area; in pochi metri trova il modo di posizionarsi e anche in modo sporco riesce a buttarla dentro. Con Ventura poi è cresciuto molto da punto di vista tattico, rientrava molto; oggi invece è più vicino alla porta e questo gli permette di sfruttare i movimenti dei compagni. E si sacrifica tantissimo: rincorre, arriva anche fino a metà campo. Tra tutti e cinque gli attaccanti è quello che ha la maggiore incidenza di gol: su 10 occasioni 6 diventano gol, è il più letale in assoluto. In cosa può migliorare? Sta già crescendo in maniera pazzesca, forse potrebbe migliorare dal punto di vista estetico, non è molto bello da vedere. E’ il massimo per il futuro della nostra Nazionale.