In Serie A si segna il 71% dei rigori. Sassuolo infallibile cambiando sempre tiratore, mentre con gli errori di Iago Falque e Caprari, Torino e Pescara si confermano le più imprecise dal dischetto. Eppure i loro allenatori...
Bisogna avere un bel coraggio - più che altruismo o fantasia - per tirare un calcio di rigore in quella maniera, quando il tuo allenatore, che ti scruta dalla panchina, è stato uno dei migliori specialisti dal dischetto. Una storia che nella scorsa giornata di campionato ha accomunato il torinista Iago Falque, ipnotizzato da Skorupski sotto lo sguardo truce di Mihajlovic, e Caprari, errore contro la Lazio in cui per anni ha giocato (tirando rigori) il suo allenatore Oddo.
Ma andiamo per ordine: riavvolgiamo il nastro, torniamo indietro di 11 metri. La vicenda di casa granata è ormai nota e allo stesso tempo acqua passata: a tagliare la testa al toro, è proprio il caso di dirlo, ci ha pensato Sinisa: “D’ora in poi i rigori li calcia Belotti”. Tutti gli altri stiano buoni dietro alla palla, ma non come domenica scorsa, quando dopo il battibecco con il Gallo, Iago Falque si è ritrovato sul dischetto più solo del solito, senza neanche l’appoggio morale dei compagni alle sue spalle.
Come dicevamo: coraggio tanto, altruismo zero, fantasia ben poca, dato che come suo solito lo spagnolo ha tirato a incrociare. Skorupski lo sa e para, Mihajlovic si infuria. Lui che ai suoi tempi non lasciava al portiere nemmeno il privilegio di vedere la palla, lui che da vice di Mancini all’Inter dichiarò di aver perfezionato la tecnica del già bravissimo Balotelli, insegnandogli a calciare forte e preciso, dopo aver atteso la prima mossa del portiere.
In casa Pescara, invece, le 4 pere di Parolo hanno fatto passare in secondo piano l’errore di Caprari, rigore del possibile 2-2 al 36° (il Pescara lo segnerà comunque 5’ dopo, scatenando la furia laziale nella ripresa). Classico tiro molle, di quelli che uno come Oddo (appena 3 errori in carriera su 25 tentativi) non può proprio concepire. A parziale discolpa di Caprari c’è il fatto di essersi trovato al cospetto del miglior pararigori stagionale, Federico Marchetti, 4 su 5 respinti che corrispondono all’80% di percentuale di imbattibilità. Meglio anche di Donnarumma, che si è rovinato la media proprio nel weekend facendosi infilare da Muriel: prima di quel rigore non ne aveva subìto nemmeno uno su 3 tentativi avversari, due proprio del Torino con Belotti all’andata e Ljajic al ritorno (il terzo lo tirò sul palo Ilicic). Terzo gradino del podio condiviso da Szczesny e Cordaz, 2 su 4 parati a testa: contro entrambi sbagliò M’Baye Niang, due errori consecutivi che hanno contribuito alla sua parabola triste.
Tirando le somme, finora in stagione sono stati concessi 83 rigori: 59 quelli segnati, il 71%. Un anno fa il campionato si chiuse con il 77,7%. Attualmente in testa alla classifica dei beneficiari c’è la Roma, tra l’altro precisissima: 9 realizzati sui 10 che le sono stati concessi, con il “metodo Perotti” (rincorsa passeggiata con sguardo sul portiere e palla appoggiata) infallibile (6 su 6). Fanno 2 su 2 Juve e Napoli, un errore per l’Inter (su 2 tentativi; Icardi contro il Cagliari), due per il Milan (su 6; sempre il già citato Niang), 5 gol su 5 per il Sassuolo, con 5 marcatori differenti (l’ultimo addirittura Acerbi). Due nella partita contro l’Empoli di Skorupski, che probabilmente aveva studiato i classici tiratori e non si aspettava certo di dover fronteggiare Pellegrini e Ricci. Può essere una tattica anche questa…
Il Torino, che in un certo senso l’ha adottata cambiando spesso tiratore prima del “decreto Sinisa”, si è fermato però a uno sconfortante 4 su 8, figlio forse della mancanza di armonia nella spartizione. Vedi il clima in cui ha tirato Iago Falque. Peggio ha fatto solo il Pescara con 7 rigori a favore e ben 5 falliti, con Memushaj (2), Biraghi e Caprari (2) che si sono alternati sul dischetto con lo stesso risultato: far scuotere la testa allo specialista Massimo Oddo.