Sampdoria, allenamento a reparti verso il Bologna
Serie ADoppia seduta per i blucerchiati guidati da Giampaolo: in mattinata lavoro per i difensori, nel pomeriggio in campo centrocampisti e attaccanti. Djuricic: "Mi chiamavano il Cruijff dei Balcani. Mi sono detto ‘ascolta l’allenatore e fai quello che ti chiede, fidati di lui'"
Altra giornata di lavoro per la Sampdoria, dopo la gara contro il Milan i blucerchiati si preparano ad affrontare il Bologna. Domenica alle ore 18 a Marassi arriva il Bologna di Donadoni. Al Mugnaini di Bogliasco i calciatori, l’allenatore e lo staff sono stati impegnati quest’oggi in un doppio allenamento. Squadra divisa per reparti, in mattinata sono stati i difensori (con i quali ha svolto un primo test Jacopo Sala) a faticare di più, mentre nel pomeriggio è stata la volta di centrocampisti e gli attaccanti. Quattro gli aggregati dalla Primavera: Ibourahima Balde, Giacomo Ferrazzo, Andrea Tessiore e Michal Tomic. Ancora assenti invece Edgar Barreto - impegnato con sedute di fisioterapia e di lavoro specifico di recupero - e Wladimiro Falcone (anche sul campo per quest’ultimo, in compagnia del preparatore Andrea Sardini). Domani, venerdì, è in agenda una seduta pomeridiana a porte chiuse.
Le parole di Djuricic - La partita contro il Milan ha dato maggiore consapevolezza alla formazione allenata da Giampaolo e soprattutto ha consegnato all’allenatore un’altra prova convincente di quello che si può definire il vero jolly della squadra genovese: Filip Djuricic. Il suo ingresso nel secondo tempo è stato importante per ottenere un risultato prestigioso a San Siro e qualche giorno dopo quella vittoria, il calciatore ha parlato del suo momento e delle sue ambizioni sulle pagine del Secolo XIX. "Mi chiamavano il Cruijff dei Balcani - racconta - al Benfica mi hanno dato la 10 e mi dicevano che ero la star della squadra. Poi sono arrivato qui a Genova e mi sono guardato dentro. Ho scelto di restare e di credere nelle mie qualità. Non volevo più cambiare. Mio padre giocava a futsal e da lui ho preso il talento, da mia madre la testa. Tutto quello che faccio con la palla l’ho imparato in strada".
"Ero a terra, ora sono in cielo" - E ancora: "Il soprannome che mi hanno dato da piccolo mi creava pressioni. A 17 anni andai in Olanda, mi volevano Ajax, Psv, ma scelsi l’Heerenveen perché mi stregò la sua organizzazione. Furono anni fantastici con Van Basten, il miglior allenatore mai avuto. Nel 2013 mi volevano tutti e io scelsi il Benfica convinto da Rui Costa. Ma poi ci furono problemi con l’allenatore, Jorge Jesus. E da lì iniziai a girare: dal Mainz al Southampton all’Anderlecht. Un anno fa ero in nazionale e qui facevo pure il difensore in allenamento o ero in tribuna. Mi arrabbiavo ma gli errori commessi col Benfica mi hanno insegnato tanto. Ad agosto c’erano voci sul mio addio, ma mi sono detto: 'Ascolta l’allenatore e fai quello che ti chiede, fidati di lui'. Domenica ho giocato e l’ho fatto pure bene, sono felice. Sei mesi fa ero a terra, ora sono in cielo".