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Modric: "Al Milan si gioca solo per vincere"

al corriere

In un'intervista di fine anno al Corriere della Sera Luka Modric ha parlato dei suoi primi mesi al Milan  e del suo impatto con il campionato italiano: "La vita ti sorprende sempre, succedono cose che non avresti mai creduto possibili. Ero convinto di chiudere la carriera nel Real Madrid e invece....Ho sempre pensato che se avessi mai avuto un'altra squadra sarebbe stato il Milan"

E' arrivato con l'etichetta del giocatore ormai a fine carriera. Dopo pochi mesi dall'approdo in Italia Luka Modric si è invece preso il ruolo del protagonista nel Milan di Massimiliano Allegri che viaggia a ritmo scudetto. Al Corriere della Sera ha voluto raccontare questo momento della stagione e della sua carriera per certi versi inatteso anche per lui: "La vita ti sorprende sempre. Succedono cose che non avresti mai creduto possibili. Ero convinto di chiudere la carriera nel Real Madrid, invece… Questo però l’ho sempre pensato: se avessi mai avuto un’altra squadra, sarebbe stata il Milan. Sono qui per vincere“. La squadra di Allegri ha trovato continuità di rendimento ed è nel gruppetto di quelle che stanno lottando per i primi posti: "Al Milan si deve giocare sempre per vincere, solo per vincere. Scudetto? È possibile. Ma è lunga. Nel calcio devi pensare partita per partita. Se cominci a programmare a distanza di mesi, ti perdi". Il legame di Modric con il Milan affonda nel passato: "È vero. Ero milanista per via dell’eroe della mia infanzia: Zvonimir Boban, capitano della Croazia che sfiorò l’impresa al Mondiale di Francia del 1998. Per noi fu comunque qualcosa di incredibile. Un Paese piccolo, che usciva da una guerra devastante, si affacciava sul mondo. Tutti ci sentivamo molto orgogliosi. Non avevo ancora tredici anni, e mio papà mi regalò la tuta del Milan“. Oltre a Boban Modric indica un altro dei suoi idoli: "Boban a parte, era Francesco Totti. In serie A avevate calciatori favolosi. Li guardavo e mi dicevo: quello è il calcio che voglio giocare“.

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Nella sua lunga carriera Modric ha avuto a che fare con tanti grandi allenatori: "Allegri ha una personalità incredibile. Somiglia un po’ ad Ancelotti: sensibile, divertente, ama fare scherzi. Ma sul campo, come tecnico, è un grandissimo. Sa di calcio come pochi. Non lo conoscevo così bene, ma sono felice che oggi sia il mio allenatore. Carlo è il numero uno. Difficile trovare parole. Per il suo modo di essere, non solo per le sue qualità in panchina. Abbiamo parlato tante volte di Milano e del Milan, quando eravamo a Madrid. Anche per lui questo posto era unico. Ricordo quando lo conobbi. Io ero solo in città. Lui mi telefonò e mi disse: «Su, vieni a cena con me». Parlammo per ore, di tutto. Di calcio, della famiglia, della vita. Di solito gli allenatori non danno confidenza ai giocatori. Lui sì“. Arrivando poi a Mourinho: “Speciale. Come tecnico e come persona. Fu lui a volermi al Real Madrid, senza Mourinho non sarei mai arrivato. Mi spiace averlo avuto una sola stagione. Tra questi era il più duro. L’ho visto fare piangere negli spogliatoi Cristiano Ronaldo, uno che in campo dà tutto, perché per una volta non aveva rincorso il terzino avversario. Mourinho è molto diretto con i giocatori, ma è onesto. Trattava Sergio Ramos e l’ultimo arrivato allo stesso modo: se doveva dirti una cosa, te la diceva"

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