Udinese, il ritorno di Zico: "Sognavo lo scudetto"
Serie ADopo il ritorno in Italia nella giornata di ieri il calciatore brasiliano è tornato nello stadio del club bianconero dopo molti anni: "Il giorno più bello che ho vissuto con questi colori è stato quello della presentazione. Oggi il calcio italiano è calato e forse non avrei l’opportunità di giocare considerati gli standard richiesti"
Zico è tornato a casa. Dopo essere atterrato nel tardo pomeriggio di ieri all’aeroporto di Venezia, il campione brasiliano per la prima volta ha messo piede nella sala stampa del nuovo stadio Friuli, dove numerosi giornalisti lo attendevano nel giorno del suo ritorno nel mondo bianconero dopo tanti anni. "E’ sempre un piacere tornare qui a Udine - ha iniziato dicendo Zico - mi dicevano che questa era una città fredda, senza calore, invece ho trovato cose diverse e ho passato momenti belli. Sono felice di essere tornato, seguo sempre da lontano l’Udinese che è diventata una una delle mie tre squadre del cuore assieme a Flamengo e al Kashima. Vedo che il club è in continua evoluzione, il nuovo stadio è davvero molto bello. Mi aspetto di rivedere tanti amici, ex compagni, ex dirigenti".
Sui ricordi a Udine - "Ricordo il giorno della mia presentazione nella piazza, il più bello vissuto a Udine. Non mi aspettavo una simile accoglienza e sono stati momenti indimenticabili. Ho sognato di vincere lo scudetto, quando abbiamo battuto il Real in amichevole ricordo che qualcuno mi disse: ‘Ora la gente ci chiederà di vincere il campionato’. Io risposi: “Se non è questo il tuo obiettivo perché sei qui?”. Nel girone di ritorno però ci furono problemi di relazione con i dirigenti e in più subii uno strappo muscolare che mi costrinse a rimanere fuori per diverse giornate. Non c’era una vecchia guardia in grado di risolvere i problemi che stavano sorgendo, all’epoca non era come oggi. Comunque abbiamo fatto bene, ci siamo ritrovati fino all’ultimo a lottare per una posizione in Europa e credo che uno scudetto non si vinca solo in campo".
Sulla Serie A e sui 50 anni di Baggio - "Trent’anni dopo i risultati sono rimasti così come il legame che si è creato con la squadra, con l’ambiente e i tifosi. Tutti hanno visto che scendevo sempre in campo per dare il mio meglio. Ho gestito così la mia carriera e dove sono andato la gente ha sempre dimostrato grande rispetto per me. L’Udinese è cambiata molto in questi anni, ma la gente ancora si ricorda di me e questo mi fa molto, molto, molto piacere. Baggio fa 50 anni? Sono un suo grande fan di Baggio, mi ha divertito quando io lavoravo per una tv brasiliana per i Mondiali del ’90, se l’Italia ha raggiunto un simile traguardo è grazie a lui. In quegli anni sono andato negli spogliatoi della Juventus per incontrarlo ed è l’unico giocatore con il quale non ho giocato. Roberto resta uno dei migliori della storia del calcio italiano".
Su Di Natale e Neymar - "Tifo sempre Udinese, non ci sono altre squadre in Italia per me. Quando posso vedo le partite e credo che in generale il calcio italiano è calato, sia a livello di club che di Nazionale. L’unica squadra che si sta confermando ad alti livelli è la Juventus. I grandi campioni sono tutti in Inghilterra, in Spagna, in Germania. Totò Di Natale? Magari lo incontrerò e sarà un piacere. L’ho incontrato a Roma qualche anno fa assieme a Marcio Amoroso, è stato il più grande della storia dell’Udinese per numeri e per ciò che ha fatto. Avrebbe meritato lo scudetto qui. Per quanto riguarda Neymar creso che con Messi e Cristiano Ronaldo sia tra i più forti al mondo, anche se ha caratteristiche diverse. Oggi la qualità tecnica generale si è abbassata, ora si insegnano per prima cosa gli schemi e conta maggiormente la fisicità. Forse oggi non avrei le opportunità di giocare, considerati gli standard richiesti…", ha concluso Zico.
Tra passato e futuro - E ancora: "Per noi Pelè è stato un esempio, ma i continui paragoni con quel campione hanno danneggiato qualche giocatore: troppe responsabilità. Nel 1983 il giocatore non sceglieva, oggi è diverso. Il Flamengo rifiutò l'offerta del Milan. Io venni qui grazie a Edinho e Dal Cin. Ho fatto tre mondiali non vincendone uno e perdendo una sola partita: credo non ci sia un giocatore con queste statistiche. Futuro da allenatore? Se arriva qualche opportunità sono a disposizione, ma non in Brasile. Perché sono troppo legato al Flamengo. Ai giovani che vogliono diventare calciatori dico che devono divertirsi, il pallone deve essere la gioia più grande. Purtroppo il calcio è in mano a gente che non ha a cuore questo sport. Non possiamo avere un Mondiale di 48 squadre! Colpa dei soldi. Il Napoli? Vederlo dal vivo è stato bello: ha qualità, voglia, esprime un bel gioco. Manca solo un po' di finalizzazione. Credo che co Real sia ancora sfida aperta: i ragazzi di Sarri possono vincere 2-0 al San Paolo".