L’allenatore boemo prova a spegnere le luci dei riflettori intorno a Mamadou Coulibaly: "In Italia basta fare una partita in Serie A e sei già da Real Madrid o Barcellona. Empoli? Abbiamo la possibilità di salvarci"
"In Italia basta fare una partita in Serie A e già sei da Real Madrid o da Barcellona, il ragazzo ha talento ma deve lavorare tanto perché così non basta", a modo suo, come sempre, Zdenek Zeman prova ad allontanare la luce dei riflettori da Mamadou Coulibaly, centrocampista del Senegal (classe 1999) che la scorsa domenica ha esordito in Serie A dal primo minuto contro il Milan, la squadra del suo cuore. E adesso le parole di Zeman quasi a voler 'proteggere' il ragazzo. Allenatore del Pescara che – nel corso di un evento legato agli sponsor – ha parlato anche della lotta salvezza e della prossima importantissima gara contro l’Empoli: "Bisogna provarci, nessuno vuole arrivare ultimo, c'è ancora la possibilità di salvarsi. I toscani sono una buona squadra che non sta attraverso un ottimo momento. Dobbiamo sfruttare fino alla fine tutte le possibilità, dobbiamo provarci sempre a prescindere dal risultato. Contro il Milan potevamo fare meglio, la squadra ci sta mettendo grande impegno. Io il Maradona degli allenatori? Non lo so, sicuramente non ho la sua pancia", ha concluso il boemo.
La favola di Coulibaly - Una storia pazzesca quella di Coulibaly, raccontata dallo stesso calciatore ai microfoni di Sky Sport subito dopo la gara dell’Adriatico tra Pescara e Milan che lo ha visto protagonista: "E' un sogno che si realizza perché ho fatto tanti sacrifici per venire qua. Ero in Francia a Grenoble da mia zia, poi sono venuto in Italia a Livorno, dove stavo con degli amici là non potevo fare niente, ho provato a venire a Pescara. Sono venuto a Pescara e stavo dentro una casa-famiglia a Montepagano, dove mi hanno aiutato tanto, senza di loro non sarei mai arrivato qui, perché non avevo i documenti, non avevo niente. In Italia ho dormito anche fuori tre giorni al Campo Patrizi di Roseto, saluto il Presidente Mino Bizzarri perché anche lui mi ha aiutato, hanno fatto tanto per me. Mi hanno portato dai Carabinieri che poi mi hanno portato in una casa-famiglia, dove vivo ancora adesso", le parole del centrocampista del Pescara.