Milan: stay, faraway so closing

Serie A

Alessia Tarquinio

berlusconi_champion_getty

Il giorno tanto atteso sta arrivando. Giovedì, nel centro di Milano, prima di pranzo, si definirà il closing e si metteranno le ultime firme

To stay or not to stay. A Silvio Berlusconi era stata offerta la carica di Presidente Onorario. Anche se, pare, voglia staccare il cordone ombelicale. E allattare agnelli, lui, che per anni ha cresciuto solo leoni.
Normale che possa vivere un conflitto interiore proprio ora che tutto volge verso la certezza e la rassicurazione. Ora che abbiamo scongiurato la Salerno Reggio Calabria del calcio.

Lo abbiamo atteso come fa un bambino la notte di Natale quando sa che troverà sotto l’albero Gigio Donnarumma. Facciamo di fianco. Come l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive, quando giocavi a pallone tutto il giorno, i ghiaccioli erano con lo stecco “hai vinto” e la trasgressione era il cono palla tra la centesima replica della donna bionica e i goonies.

Sostenuto, come faceva Paolo Maldini con le coppe. Bramato come la nuova versione dell’ultimo smartphone che sai sarà uguale a quello precedente, ma lo devi avere. Studiato, come la posa perfetta del selfie davanti San Siro il giorno del derby. Abbiamo contato i giorni come Pippo Inzaghi contava i gol. Sospirato, come il primo bacio. E la prima volta allo stadio. E il primo bacio dato allo stadio. Desiderato come la tredicesima. Aspettato come la sessione di riparazione del calcio mercato prima di scoprire che sarebbe arrivato Alessio Cerci.

Abbiamo scritto la lista dei desideri come per l’asta del fantacalcio. Sognato, come i tifosi del Palermo sognano il primo scudetto. Abbiamo scritto il suo nome sulla sabbia e, quando la prima, la seconda, la terza, la quarta onda del rinvio l’ha cancellato, l’abbiamo riscritto:

C L O S I N G