Ausilio: "All'Inter non c'è gruppo. Cerchiamo uno alla Conte"
Serie AIl direttore sportivo a tutto campo sulla stagione nerazzurra: dalla cattiva programmazione della stagione ai difetti di comunicazione, fino alle critiche ai giocatori: "Manca il senso di solidarietà". E sul mercato: "Suning potrebbe comprare CR7, il problema è che c'è il Fair Play Finanziario"
Futuro, mercato e progetti. Sono tanti gli argomenti trattati da Piero Ausilio durante il suo intervento al Corso di perfezionamento in Diritto Sportivo e Giustizia Sportiva degli Università degli Studi di Milano. Il direttore sportivo dell’Inter ha parlato del passato della dirigenza nerazzurra e del futuro, passando da Moratti a Thohir, fino a Suning. Queste le sue considerazioni: "Non può esserci un progetto se non c’è una continuità di dirigenza e di proprietà - ha detto - l’Inter sta ripartendo con un nuovo progetto; abbiamo abbandonato il concetto di una proprietà stupenda come quella di Massimo Moratti - che era però a gestione familiare seppur con una logica ben precisa. Moratti non ha guadagnato un euro dall’Inter, era mosso dalla passione e non dal business e per questo è stato molto felice di essere riuscito a emulare le gesta di suo padre".
Da Moratti a Thohir
Dopo Moratti, Thohir: "Poi c’è stato un signore in Indonesia che ha comprato il club, ha fatto un bel business e ha sicuramente favorito l’Inter in un percorso che oggi è quello che la vedrà rinforzarsi ancora nelle logiche del nuovo mercato, dove bisogna considerare i ricavi visto che l’UEFA non consente più di investire troppi soldi e fare calcio in questo modo. Oggi tutto deve essere proporzionato ai ricavi e anche noi abbiamo l’obbligo di adeguarci alle condizioni che ci impongono per continuare a partecipare alle competizioni europee".
Ora Suning
"Oggi non è possibile pensare che nel calciomercato si possano spendere 200 o 300 milioni di euro; non perché non lo si voglia, perché è proprio impossibile. L’Inter oggi ha una proprietà forte e solida e la nuova proprietà cinese potrebbe tranquillamente comprare i giocatori più importanti tipo Cristiano Ronaldo, ma la verità è che non possiamo farlo perché c’è il Financial Fair Play, che tiene conto dello sviluppo del club, che a sua volta deve avere una struttura che gli permette di arrivare a giocatori di una certa importanza. È un percorso che richiede tempo, idee e management perciò bisogna fare meno errori possibili, sicuramente meno di quelli che abbiamo fatto quest’anno, dove ce ne sono stati tantissimi".
Sulla Juventus
Una parola poi anche sulla Juventus, che da anni vince in Italia e che punta ora a consacrarsi anche in Europa: "Dobbiamo rispettare il tetto salariale, il nostro fatturato è tra i 200 e i 230 milioni di euro, mentre quello della Juve - che partecipa regolarmente alla Champions League - è di 400 milioni. Ci sono quasi 200 milioni di differenza ma i bianconeri dopo la retrocessione hanno lavorato seguendo un’idea di business, hanno investito nel settore giovanile e hanno avuto una grande visione dal punto di vista manageriale. Hanno costruito il proprio stadio e gradualmente alzato gli stipendi, hanno lavorato sullo sviluppo commerciale e poi se vinci partecipi alla Champions puoi partire da +50 milioni di euro. Loro riescono a fare questo con continuità ed è per questo che c’è grande differenza con le altre".
Su Gabigol e Dybala
"Questo divario non si recupera con il calciomercato, non si recupera prendendo i migliori calciatori perché poi questi vanno dove ci sono più soldi e dove possono giocare la Champions perché vogliono vincere. Questo non significa che ci rinunciamo, ma dobbiamo sviluppare un discorso e rischiare qualcosa; e non sempre va bene. Bisogna rischiare e puntare anche su calciatori giovani. Come Gabigol? No, è un discorso diverso, ma non posso spiegarlo… Dybala? Abbiamo provato a prenderlo ma la Juve aveva offerto 20 milioni in più e ala fine è andato a Torino".
Sui quattro allenatori in questa stagione
Continua poi Ausilio: "Insieme alla nuova proprietà abbiamo iniziato a lavorare con il grande entusiasmo, c’era un allenatore che aveva iniziato la preparazione e poi a una settimana dall’inizio della stagione, per mille motivi, le strade si sono divise. Poi abbiamo scelto allenatore che non conosceva il calcio italiano e non era quello il modo di cominciare la stagione: siamo partiti male, in ritardo, abbiamo ricominciato la preparazione e anche per quanto riguarda le logiche interne è cambiato tutto. Se non programmi bene puoi andare incontro a una stagione negativa e l’Inter quest’anno ha programmato male: abbiamo cambiato quattro allenatori, arriveremo settimi o ottavi con una rosa di buoni calciatori. Noi come società dobbiamo anche essere più forti a livello di comunicazione: quando dovevamo affrontare la Juventus a Torino, c’è stato un giornale che ha aperto con Conte all’Inter...".
Sulla gestione della comunicazione e del gruppo
"Abbiamo perso la partita e per tutta la settimana si è parlato dell’allenatore che sarebbe venuto al posto di Pioli. In quei momenti devi dare sostegno all’allenatore e oggi il calcio è soprattutto comunicazione. Poi le tv devono per forza dire qualcosa ogni giorno e - tolta la Spagna - non esistono paesi in Europa dove ci sono tre giornali che tutti i giorni devono parlare di calcio e di mercato". Parole pesanti quelle del ds nerazzurro sull'attuale gruppo di giocatori: "Ad Appiano non c’è gente che non si allena ma manca il senso di solidarietà. Non c'è un vero gruppo per questioni di etnia, di età, di personalità e di valori umani. I ragazzi non sono cattivi ragazzi, arrivano al mattino, fanno colazione insieme e si allenano bene, si fermano a pranzo. Sicuramente hanno i loro difetti, ad esempion non sono un gruppo solidale tra loro, ci sono tanti gruppetti e tanta gente che pensa a se stessa. Ognuno non fa più del suo, non c’è grande personalità e forza d’animo".
Sulle basi per costruire il futuro
"Dopo il triplete Eto’o, il primo di luglio, è arrivato in ritiro e come prima cosa ha chiesto di parlare con Benitez. Gli ha immediatamente detto che non avrebbe più fatto il terzino. Quando vedi vicini alcuni obiettivi, sei aiutato da un senso di energia, da una forza e da un senso di solidarietà che sono anche legati al momento. La Juve è fortissima, ha giocatori di grande personalità ed è ben strutturata, ma bisogna vedere quando perderà quei 4 o 5 giocatori che le hanno dato la struttura, la personalità e la mentalità che oggi non trovi nel calciomercato. L'inter ha perso Zanetti, Cambiasso, Milito e Samuel tutti insieme, rimane una struttura ampia ma la personalità ce l’hanno solo quei giocatori che sono passati da momenti negativi. Chiellini e Buffon sono andati in B con la Juve, Bonucci e Barzagli hanno vissuto stagioni negative: è lì che la Juve ha costruito. L’Inter stava costruendo, ha iniziato con Mancini ed ha sempre aggiunto qualcosina".
"Cerchiamo uno come Conte"
Come si può migliorare la situazione attuale? Questa l'idea di Ausilio: "Per quanto rigurada la panchina, bisogna confrontarsi con situazioni contrattuali e di mercato - ha detto - stiamo pensando ad allenatori con caratteristiche come quelle di Conte, però poi se vai a vedere tutti i tecnici top sono al Chelsea, al Tottenham, all’Atletico, alla Juve... Bisogna confrontarsi anche a questo tipo di situazioni", ha concluso il ds.