De Laurentiis all'antimafia: "Mai conosciuto Genny 'a carogna"
Serie AIl presidente del Napoli è intervenuto in audizione di fronte al presidente Rosy Bindi: "Mai conosciuto Genny. Noi siamo ostaggio negli stadi, non possiamo fare nulla, non si possono avere rapporti coi tifosi. Dall'arrivo di Lotti mi aspettavo di più, bisogna fare tabula rasa"
Aurelio De Laurentiis è intervenuto oggi di fronte alla commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi per rispondere ad alcune domande sulle infiltrazioni della criminalità nel tifo organizzato e sui rapporti tra le società e le tifoserie, in un ciclo di approfondimenti sul mondo del calcio che ha già coinvolto altri presidenti. Il numero 1 del Napoli ha risposto soprattutto ad alcune domande sulla tristemente famosa finale di Coppa Italia del 2014 prima della quale perse la vita Ciro Esposito e durante la quale fu protagonista sugli spalti Gennaro De Tommaso. Che De Laurentiis ribadisce di non aver mai conosciuto: "Io non ho mai conosciuto Genny 'a carogna" - ha esordito il proprietario del Napoli - "Allo stadio trapelava la notizia della morte di Esposito e la curva del Napoli era in subbuglio. C'era grande agitazione, i tifosi volevano fare invasione di campo. Ero in tribuna e a un certo punto sono andato dall'allora prefetto Pecoraro per invitarlo a fare una comunicazione e dire che il ragazzo non era morto. A quel punto la questura di Roma accompagnò il nostro capitano Marek Hamsik sotto la curva per cercare di spiegare lo stato delle cose a questi signori"
La Bindi ha annuito: «È stata saggia la scelta di interloquire con la tifoseria, non si poteva fare altrimenti, ma il problema che deve porsi è: se Genny la carogna è in grado di avere questa autorevolezza, la società, attraverso le sue figure, deve avere una garanzia di non aver a che fare con questi personaggi"
"Noi in ostaggio negli stadi"
De Laurentiis poi ha proseguito sottolineando l'arretratezza della legislatura italiana in merito alla questione dela rapporto tra le società e le tifoserie: "Dall'81 esiste una legge, la 91, che non è mai stata aggiornata, io la abolirei. Noi siamo ostaggi negli stadi, non possiamo fare nulla, non si possono avere rapporti coi tifosi, per esempio. Sono contento di questa audizione che credo debba dare corso ad un seguito di rapporti con le rappresentanze del mondo calcistico per poterlo rifondare: con l'arrivo di Lotti pensavo ci fosse una rifondazione del calcio: bisognerebbe fare tabula rasa, questo è invece il Paese dei compromessi, dei 'non si può fare'".
Di Lello: "Celle negli stadi e reato di bagarinaggio"
Intanto c'è l'accordo tra i presidenti delle maggiori società di calcio italiane e la Commissione antimafia per l'introduzione delle celle di sicurezza negli stadi e l'ampliamento del Daspo con degli automatismi rispetto a determinate condanne penali: con l'arresto in flagranza differita, che è già stato introdotto e la previsione del reato di bagarinaggio, possiamo chiudere il cerchio e togliere le mele marce". Lo afferma il presidente del comitato Mafia e Sport della commissione parlamentare Antimafia, Marco Di Lello. E a proposito della richiesta da parte di presidenti come De Laurentiis, che intendono inasprire le regole affinchè gli stadi diventino un luogo più sicuro risponde: "Sono contento perchè vedo che nel corso di questi mesi è mutato l'atteggiamento del mondo del calcio: all'inizio la nostra inchiesta e' stata salutata con sospetto mentre oggi è largamente sostenuta, di questo siamo felici". Entro la pausa estiva la Commissione antimafia vuole concludere questa indagine e proporre una relazione che possa essere largamente approvata per proporre successivamente un disegno di legge che regolamenti le scommesse, introduca il reato di bagarinaggio, rafforzi il Daspo e preveda celle negli stadi.