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Passiamo alle cose formali: il "vangelo" secondo Marco (Fassone)

Serie A

Alfredo Corallo

L'amministratore delegato del Milan è il nuovo Re Mida del calcio italiano, l'assoluto protagonista del mercato e della rinascita rossonera. Un uomo dalle mille vite e competenze: laureato in Lettere, arbitro, grande esperto di marketing, scelto in precedenza anche da Juventus, Napoli e Inter. E quel sorriso...

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Fa sorridere che sia nato a Capodanno, perché Marco Fassone è uno capace di lavorare anche 20 ore al giorno, come ha confessato lui stesso dalla Cina in questo nuovo "regime" di assoluta trasparenza. D'altronde hanno fama di essere dei lavoratori instancabili, dalle parti di Pinerolo: prendete Ferruccio Parri, eroe della Resistenza e tra i personaggi più illustri della cittadina piemontese, il primo presidente del Consiglio post-liberazione. Indro Montanelli racconta che quando l'ex leader del Partito d'Azione si insediò da capo del governo il suo tavolo era talmente sommerso dalle carte che non uscì dal suo ufficio per giorni, mangiando pane e salame e dormendo su una branda di fortuna. Scrive così, il più grande giornalista italiano, sul 9° volume della sua Storia d'Italia: "Se mai un premier meritò la qualifica di galantuomo, questi fu Parri. Era timido nella vita quotidiana, ma sapeva essere intrepido nei frangenti pericolosi". Parri si autodefinì il "partigiano qualunque", al di sopra di ogni partito. Un'immagine che, per la sua naturale predisposizione all'equilibrio, ha caratterizzato anche la carriera dell'altrettanto intrepido 53enne gentleman di Casa Milan.

Pendolare

"Io juventino? Sì, da bambino. Nella mia carriera si sono accavallate tante storie, sono passato dalla Juventus al Napoli, fino all'Inter. Ma facendo l'arbitro perdi quelle velleità da tifoso...". Perché a Fassone non manca sicuramente il coraggio, dote essenziale per essere un arbitro. Specialmente agli inizi, sui campi di provincia. E devi essere intrepido per passare dalla Juve all'Inter o per stare al fianco di un "Pigmalione" come Aurelio De Laurentiis; prendere il posto di Adriano Galliani, l'amministratore delegato più titolato della storia; e tenere testa a Mino Raiola come nell'affare Donnarumma. Sempre con quel sorriso a metà tra il sornione e l'educato, un'espressione diventata anche il suo migliore profilo social. Certo, se poi vogliamo passare alle cose formali...

Curriculum vitae e Inter...essi

Per conoscere nei dettagli il curriculum di Marco Fassone è sufficiente andare sulla sua pagina Linkedin. E scoprire che nella sezione "interessi" compaia ancora quello per il suo vecchio datore di lavoro: la società F.C. Internazionale. C'è da comprenderlo: tra il closing, e una campagna acquisti indiavolata (da Musacchio a Bonucci sono 10 gli acquisti nei primi 100 giorni da Ceo e 200 i milioni investiti) non avrà certo avuto il tempo di aggiornare il cv, anche perché un lavoro ce l'ha già, non è uno svincolato in cerca di occupazione come il primo campione del mondo che passa, vedi Christian Zaccardo (a proposito, l'idea è stata un successone, l'ex milanista è stato inondato di offerte). E poi - ma l'amministratore delegato del Milan è un uomo di spirito e perdonerà questo impeto ironico da quattro soldi, oseremmo dire da "parametro zero" - con tutti i club che ha cambiato...

Ma quella bandierina a quadretti giallorossi non tragga in inganno, la Roma non c'è nel cv di Fassone che, in quel momento, stava adempiendo soltanto al suo dovere: segnalare un fuorigioco. Fassone è stato per una ventina d'anni arbitro e guardalinee, dopo aver abbandonato le ambizioni di calciatore nella sua Pinerolo.  

Zeru tituli

Era juventino, dunque, prima di sposare la classe arbitrale: e quella fede calcistica gli è stata sempre rinfacciata dai detrattori, soprattutto dagli interisti. Che, nel 2013 - durante la semifinale di Coppa Italia con la Roma - non lo risparmiarono dalle critiche alla dirigenza, esponendo in curva la foto che lo ritraeva con la maglietta e la scritta "Meglio un anno senza tituli che una vita da ridiculi", risalente ai tempi del suo ruolo da direttore del marketing bianconero. "Quella della maglia non la rifarei - spiegò nel suo periodo nerazzurro (maggio 2012-ottobre 2015) - è stata una ingenuità. Quando vai in club come la Juve ti mettono in mano cose che difficilmente puoi non esporre. Feci un errore e chiesi scusa, con l'età si impara a non commettere certe leggerezze".

Torino chiama, Napoli risponde

Fassone era arrivato alla Juve nel 2003, dopo una lunga esperienza nel settore commerciale maturata tra la Ferrero e la Galbani (a "dispetto" di una laurea in Lettere Moderne all'Università di Torino). Gli fu affidata la direzione del marketing, quindi la gestione dei ricavi (nel post-calciopoli) e in seguito il coordinamento del progetto per il nuovo stadio. Finché - nell'agosto 2010 - non verrà "travolto" dalla rivoluzione compiuta da Andrea Agnelli. Poco male. Chiamato da De Laurentiis per sostituire il direttore generale Pierpaolo Marino avrà il merito di rimettere a posto i bilanci degli azzurri e troverà anche il tempo di vincere una Coppa Italia.

Anni più neri che azzurri

Lascerà l'incarico nel giugno del 2012 per rispondere alla chiamata dell'Inter, traghettando la successione da Moratti a Thohir, con il compito di favorire l'esportazione del brand e rimodellare la squadra nei limiti del Financial Fair Play, impegnandosi in prima persona sul mercato. Sotto il suo "interregno" sbarcheranno alla Pinetina Miranda, Murillo, Shaquiri, Brozovic, Podolski, Kondogbia, Jovetic, Ljiaic, Melo, Telles (come ricorda lui stesso ancora su Linkedin). Tuttavia, l'idillio con i nerazzurri s'interrompe nel settembre del 2015, complice l'ascesa di Michael Bolingbroke, l'uomo forte del presidente indonesiano. Almeno finché i cinesi non decideranno di dare il benservito (anche) al manager britannico.

Fassone Smile

E la parabola di Bolingbroke all'Inter di Suning si chiude di fatto quando si apre la nuova era dei cinesi milanisti, che scelgono proprio Fassone per "accompagnare" l'acquisizione delle quote di Silvio Berlusconi per conto di Mr. Yonghong Li nel lungo e travagliato percorso del closing, avvenuto il 13 aprile. Al suo fianco il direttore sportivo Massimiliano Mirabelli, altro artefice di questo nuovo miracolo rossonero, attore principale nella telenovela a lieto fine che ha portato al rinnovo di Gigio Donnarumma (come fondamentale lo è stato Fassone nel blitz per Leonardo Bonucci. Concordi, entrambi, nel confermare Vincenzo Montella). "È grazie a Mirabelli se Donnarumma si è convinto a sposare il progetto Milan" ha ammesso Fassone al canale tematico rossonero. "Se scappi ti sposo", il film preferito - ex aequo con "Pretty woman" - dall'insospettabile Marco, grande estimatore (sul serio) della coppia Richard Gere-Julia Roberts, considerati i sorrisi più belli di Hollywood. E allora ecco che i conti tornano, con Fassone tornano sempre. È pagato o no per far sorridere i bilanci?