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Gullit: "Neymar al PSG? Non è che ai miei tempi si spendesse meno"

Serie A
Gullit (fonte Getty)

L'olandese si racconta: "Neymar al PSG? Il Milan mi pagò 10/12 miliardi, se indicizziamo sono un sacco di soldi. Nel calcio chi ha i soldi detta le regole. Sbagliai a tornare al Milan, nessuna stagione è uguale ad un'altra. Al top alla Sampdoria"

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Ruud Gullit e il Milan, storia di successi in Italia e in Europa. Ma anche di un ritorno non troppo esaltante. In mezzo una parentesi alla Sampdoria, anch'essa molto positiva. Gullit fu pagato più di 10 miliardi dal Milan, una cifra importante all'epoca. L'olandese confronta il mercato dei suoi tempi con quello attuale, ritenuto decisamente più caro. "Non è che ai miei tempi si spendesse di meno – ha detto a calciomercato.com - Io costai intorno ai 10-12 miliardi, van Basten molto meno perché c’erano molti dubbi sulla sua resistenza fisica, non arrivò ai 2 miliardi. Ma se indicizziamo a oggi sono un sacco di soldi. Berlusconi fu molto chiaro dicendo che voleva spendere tanto per vincere tutto in poco tempo. Molti lo presero in giro e invece ha avuto ragione lui. Chi ha i soldi in mano detta le regole: chi ha i giocatori deve decidere se tenerseli, magari scontenti o demotivati, o prendersi i soldi. Di solito la seconda opzione vince. È vero, oggi i soldi sono davvero tanti, 222 milioni per Neymar sono una valanga di quattrini, ma queste sono le regole: quella era la cifra per rescindere il contratto, se qualcuno la versa si prende il giocatore. Alla fine credo siano tutti contenti: il PSG che ha Neymar, il Barcellona che incassa quanto non avrebbe mai potuto incassare e ovviamente Neymar, che vivrà nella seta per il resto dei suoi giorni".

"Sbagliati a tornare al Milan..."

A distanza di tantissimi anni l'olandese si racconta, tra aneddoti fuori e dentro il campo. "Sbagliai a tornare al Milan, ma d’altronde il club mi volle e il mio cartellino era loro. Non c’è una partita uguale all’altra, non c’è una squadra che riesce a replicare la stagione dell’anno prima: magari farà meglio, ma mai uguale. Perché il calcio non è una scienza esatta, perché 2+2 non fa quattro". E sull'avventura alla Sampdoria: "Boskov era straordinario, ma Eriksson è stato un allenatore incredibile. Da lui ho imparato moltissimo. Un grande tecnico – dice Gullit – spesso si rendeva conto che una volta messo un po' d'ordine in difesa e chiarito l'atteggiamento da tenere sul campo c'era poco da dire perché parlava a una squadra di fuoriclasse, diceva semplicemente 'fatemi divertire' oppure 'non vogliamo mica perdere contro questi qui' e questi qui erano quelli della Juve o del Milan. Nell’intervallo della partita con il Milan ci punse sull'autostima e sull'orgoglio, pioveva forte ed eravamo sotto 0-2… 'guardate che la colpa non è mica dell’acqua, state giocando come ragazzini'. Entrammo in campo scatenati: Katanec e Mancini pareggiarono, poi è arrivato il cervo. Se mi diceva di giocare dove mi pareva? Beh, non proprio così ma quasi: a me e a Mancini diceva spesso di inventarci qualcosa, di scambiarci ruolo quando volevamo, eravamo imprevedibili".

"Vi racconto le moto, Mancini e Vialli..."

Poi via di aneddoti: "Perisic multato perché giocava a Beach Volley? Ah beh, con noi alla Sampdoria stavano freschi. Io salivo in motorino tutti i giorni a Bogliasco senza casco, d’altronde come facevo a mettermelo il casco? E quando qualche compagno disse che se io arrivavo in motorino loro volevano poter salire in moto, in parcheggio spuntarono anche un paio di Harley-Davidson. Mancini? Era appassionatissimo di moto d’acqua, lui e Vialli andavano sempre a fare dei giri davanti alla villa di Luca a Quinto. Volli provare anche io, fu molto divertente. Mancini mi serviva la palla sempre sulla cravatta, mai visto un giocatore che riusciva ad adattarsi così alle caratteristiche dell’attaccante che gli giocava a fianco. Un fuoriclasse assoluto".