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Fabio Lucioni, lo "zio" del Benevento positivo all'antidoping

Serie A

La gavetta nelle serie minori, il record di presenze, quel soprannome: a Benevento è un idolo, ora però il capitano del Benevento rischia da 1 a 4 anni di squalifica per essere risultato positivo ad un controllo antidoping

Da favola a incubo, il confine a volte può essere davvero sottile. E da oggi ne sa qualcosa anche Fabio Lucioni, uomo simbolo della doppia promozione dalla C alla A del Benevento, adesso emblema del momento nerissmo della squadra neopromossa. Come se non bastasse l'avvio da 5 sconfitte consecutive, è di oggi la notizia che Lucioni è stato trovato positivo ad un controllo antidoping avvenuto dopo la gara contro il Torino. La sostanza riscontrata è l'anabolizzante Clostebol: adesso Lucioni rischia da 1 a 4 anni di squalifica.

Lo "zio" del Benevento

Ma chi è Fabio Lucioni? A Benevento è considerato parte della città, una sorta di monumento. Già, proprio come l'Arco di Traiano: è per questo che Lucioni ha chiamato il suo ristorante in città "Arcozì", fondendo il suo soprannome a quello della principale attrattiva della città campana. "Zio", un soprannome dovuto ad una foto scovata dal compagno Ceravolo nella quale era identico allo zio originale, Beppe Bergomi. Un appellativo che lo ha accompagnato in questi tre anni memorabili e che porta con sé anche sulla fascia di capitano personalizzata. Che adesso, purtroppo per lui, dovrà riporre per un po'.

Tanta gavetta, poi la Serie A a 30 anni

Nato a Terni nel 1987 e cresciuto calcisticamente nella Ternana, Lucioni è arrivato a Benevento nel 2014 e, dopo varie esperienze tra Barletta, Spezia e Reggina, ne è diventato una colonna. Con tanto di record: tra dicembre 2015 e febbraio 2017 non ha mai saltato una partita, stabilendo un primato personale di 433 giorni. Il classico giocatore "di categoria", che per la prima  volta respirava la Serie A. Lo ha fatto a trent'anni, da ragazzo semplice che se non fosse stato calciatore avrebbe rilevato e proseguito con l'attività del padre: meglio tardi che mai, si potrebbe dire in circostanze normali. Meglio mai che tardi invece, in relazione alla brutta vicenda che lo ha coinvolto in queste ore.