Pellegrini-Florenzi, la mossa vincente di Di Francesco. L'analisi tattica

Serie A

Augusto De Bartolo

Nella gara con il Milan l'allenatore della Roma ha riportato Florenzi nel ruolo di esterno d'attacco. La catena di destra della Roma è diventata particolarmente efficace con l'inserimento di Pellegrini, l'equilibratore nell'idea tattica di Di Francesco

"Quando Florenzi mi dice che è un terzino di grande livello, io non sono d'accordo. Dire questo significa limitarsi. Florenzi ha delle qualità indiscutibili da quarto di difesa, ma da esterno alto diventa micidiale". Parole di Eusebio Di Francesco, musica di Alessandro Florenzi. Perché anche nel calcio, come nella musica, conta l'armonia. Non ci sono note da mettere insieme ma movimenti e tempi di gioco, distanze di relazione con i compagni e capacità di occupare lo spazio vuoto nel momento giusto. La gara contro il Milan ha sottolineato in maniera importante le capacità di adattamento, ai suoi giocatori, di Di Francesco. Chi lo ha definito un estremista del 4-3-3, sottolineando la rigidità del suo modulo, è caduto in errore. Il secondo tempo di San Siro lo ha dimostrato: la scelta di puntare su Florenzi nei tre d'attacco è stata più che indovinata, è diventata determinante con l'inserimento di Lorenzo Pellegrini, uno dei diversi "equilibratori" di gioco di cui dispone la Roma. Vediamo perché.

L'armonia e le distanze di relazione

Come dicevamo, non è vero che il 4-3-3 di Di Francesco è un modulo rigido. E' un modulo che diventa efficace se rispetta determinate condizioni. Prima tra tutte, la distanza di relazione che intercorre tra i giocatori. Spazi occupati con criterio e razionalità garantiscono uno sviluppo del gioco più dinamico e imprevedibile. Nella grafica (qui sotto) le posizioni medie dei giocatori della Roma, in particolar modo, riferite alle cosiddete "catene laterali" dimostrano una maggiore efficacia da destra (non a caso i gol sono arrivati a partire da quella zona). In questo caso Bruno Peres e Florenzi hanno, mediamente, una distanza di relazione corretta. Non sono schiacciati come, invece, capita a sinistra tra Kolarov ed El Shaarawy e per questo hanno maggiore possibilità ed efficacia di interazione. In questo si dimostra la completezza tattica di Florenzi che, avendo giocato in entrambi i ruoli, di esterno basso e di esterno alto, riesce a leggere meglio la posizione di Bruno Peres e si posiziona a distanza adeguata. La maggiore creatività (e irrazionalità tattica) di El Shaarawy porta, invece, l'ex milanista a "pestare" i piedi a Kolarov quando il serbo spinge.

Pellegrini e Florenzi "riempiono" il campo

Una delle chiavi del successo della Roma è stato l'inserimento di Pellegrini al posto di Strootman (uscito per infortunio). Ciò ha determinato un maggiore dinamismo degli interni giallorossi contro un centrocampo, quello milanista, troppo statico, per affrontare un 4-3-3 come quello proposto dalla Roma. La mappa della densità di gioco dimostra una maggiore copertura del campo della coppia Florenzi-Pellegrini rispetto a quella Strootman-El Shaarawy che sfocia in una più diretta collaborazione tra i due. Il gol del vantaggio segnato da Dzeko è emblematico in questo senso: la corsa di Florenzi ad accorciare all'indietro per ricevere palla apre il campo a Pellegrini che sfrutta quello spazio per ricevere e attaccare la linea difensiva milanista alle spalle dei due interni rossoneri e "in faccia" al solo Biglia che lo affronta, con i tempi sbagliati, nel 4v4 che si è creato. Pellegrini serve Dzeko che si stacca dalla marcatura e trova uno spazio centrale per calciare e battere Donnarumma.

L'utilità di Pellegrini a sostegno e sulla reazione all'eventuale palla persa

Se nella rete segnata da Dzeko, Pellegrini ne è stato collaboratore diretto, nel gol realizzato da Florenzi, il centrocamista della Roma, è attore non passivo ma funzionale all'occupazione degli spazi dei compagni. L'abilità di Pellegrini sta nel leggere la posizione di Nainggolan che è un centrocampista con capacità d'inserimento fuori dal comune. Quando Radja s'inserisce da sinistra per andare alla conclusione, prima del tap-in vincente di Florenzi, è da notare la posizione del numero sette giallorosso: 1- è il primo "rimorchio" che attende un possibile scarico (palla giocata all'indietro); 2- è il giocatore più vicino alla palla (oltre Florenzi) pronto a riattaccarla in caso di respinta rossonera. Terza e non meno importante cosa da sottolineare è la capacità di Florenzi di attaccare la porta: non troppo lontana da quella che hanno altri esterni di altissimo livello come Callejon del Napoli, Bale del Real, Pedro del Chelsea, Sterling del Manchester City tanto per citarne alcuni.

Pellegrini, la chiave del cambio di sistema: nel 4-3-3 e nel 4-2-3-1

Pellegrini è un giocatore che Di Francesco ha espressamente voluto alla Roma. C'è un motivo esatto che giustifica questa scelta e non un'altra. Perché un giovane che ha giocato nel Sassuolo e non uno di fama internazionale? Perché il calcio dipende dai giocatori e la riuscita di un modello di gioco sta nell'interpretazione di tale modello che ne fanno gli stessi a partire dagli strumenti che conoscono e che un allenatore ha dato loro. Pellegrini conosce l'idea di calcio di Di Francesco e la applica in modo esemplare. Per questo è un "equilibratore" di gioco, perché sa esattamente cosa fare anche in caso di leggera modifica del sistema. Nel 4-2-3-1 proposto dalla Roma nel secondo tempo di San Siro è evidente come riesca a coniugare alla perfezione il ruolo di protezione (con De Rossi) davanti alla difesa, con quello di costruttore/incursore nella fase di possesso.

In definitiva, si può dire che l'attuale arma vincente di Di Francesco è proprio il contrario di ciò di cui era stato accusato: la rigidità. La capacità dell'allenatore della Roma sta in questo: non venire mai meno alla propria idea di gioco (fatta di verticalità, velocità, tagli e imprevedibilità), adattandola agli interpreti che ha a disposizione.