Roma, Di Francesco: "Qui con entusiasmo. Le critiche? Ci serviva tempo. Col Napoli gara fondamentale"
Serie AL'allenatore giallorosso al Festival del Calcio: "Disincanto non è sinonimo di vittoria, non mi aspettavo un terzo ritorno a Roma. Non si vince sbagliando: si vince sbagliando meno". Sabato il Napoli: "Non vale lo Scudetto, ma sarà fondamentale fare bene"
Eusebio Di Francesco senza veli. Schietto, come sempre. Con la sua Roma ha iniziato al meglio la stagione, in prospettiva (da recuperare la sfida con la Samp, ndr) appaiato alle altre big del campionato: “Se mi aspettavo un terzo ritorno? Assolutamente no, la mia scelta era di staccarmi totalmente dal calcio dopo aver preso l'attività commerciale, ma poi sono tornato. La casualità e il destino hanno voluto che tornassi a Roma, una cosa unica che sto seguendo con entusiasmo e voglia”, ha raccontato in un intervento durante il Festival del Calcio di Firenze. “Sono legatissimo alla città, è stato uno stimolo in più per me. Da giocatore avevo tante richieste da grandi club, ma scelsi la Roma da novembre, senza pensarci troppo. Scelsi per Sensi, mi lego tantissimo alle persone e con lui è scoccata la scintilla”. Sul suo passaggio da allenatore a calciatore: “Sono ruoli differenti, il calciatore pensa a se stesso, l'allenatore invece ha una società alle spalle, deve gestire uno staff e tantissimi calciatori, per i quali non esiste solo il campo. Sono subentrato in alcune situazioni in cui la squadra è stata costruita per un 4-4-2 e mi sono adattato. Potrà succedere ancora, non significa nulla, importa seguire sempre una filosofia. Ma sono due ruoli diversi, l'allenatore dipende tanto dal calciatore e viceversa”.
"Disincanto non è sinonimo di vittoria"
Roma: una piazza esigente. In un contesto come quello giallorosso, l’allenatore deve aderire al volere popolare o essere disincantato? “Il disincanto non è sinonimo di vittoria - ha continuato Di Francesco - Sono molto distaccato da altre dinamiche, se dovessi andare dietro alle chiacchiere farei ancora più errori. Non si vince sbagliando, ma si vince sbagliando meno”. Sulla gestione della vicenda Dzeko: “Ribadisco che ha sbagliato, ma al di là di Edin, per dare forza a un lavoro ci sono i risultati. E' difficile, ma in generale e non solo a Roma. Altrimenti puntiamo sempre il dito contro i giornalisti e invece tutti danno retta a tutti. Se avessimo tutti un'unica idea ci sarebbe qualcosa che non va. È giusto esprimere il proprio giudizio con rispetto, non molti l'hanno fatto”. Le critiche a inizio stagione non sono mancate: “Il tempo è fondamentale per trasmettere un'idea di gioco. Per far crescere un'azienda ci vogliono anni, figuriamoci una squadra di calcio. Ricordiamoci di Sarri e delle difficoltà da lui avute inizialmente, va dato merito a chi lo aspettato. Siamo partiti con un ritiro e una tournée in cui ci siamo allenati poco, abbiamo sfidato PSG, Tottenham e Juve senza perderne nemmeno una... Nell'apprendimento si passa dalle cose facili a quelle difficili, noi siamo partiti da quelle difficili. Poi c'è stata la sconfitta con l'Inter in cui nel giudizio ha fatto la differenza il risultato, io guardo la prestazione. Edin con l'Atletico Madrid ha toccato pochi palloni, anche per demerito suo. A fine partita anche io posso dire cose non giuste, come i giornalisti che scrivono di getto. Io faccio fatica a guardare la mia squadra, mi metto nei panni di chi scrive di tutto questo, capisco che bisogna adattarsi".
"Già studiato per il Napoli: gara fondamentale"
Per la Roma un rientro dalla pausa nazionali importante: contro ci sarà il Napoli di Sarri: “Se ho già studiato? Assolutamente”, ha ammesso Di Francesco. “Ricordo la partita dell’anno scorso, ai punti il Napoli ha meritato la vittoria ma nel finale la Roma poteva fare 3 gol. Con il Sassuolo pareggiai al San Paolo. C'è stata poi un'evoluzione di Sarri, che ha trasmesso la sua idea di gioco. Quando perse con me giocava con un altro modulo, il 4-3-1-2, ora la forza del suo Napoli è la capacità di lavorare sugli esterni. Sentivo un'ottima analisi giorni fa: non fa mai appiattire i suoi giocatori su una linea di passaggio. Io cerco di lavorare però prima sulla mia squadra”. Già uno spareggio per lo Scudetto: “Magari no, ma è una partita fondamentale. Ogni partita, piccola o grande che sia, la facciamo diventare importante, avrà un gusto particolare”.