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Il Milan cinese non va? Anche il primo di Berlusconi iniziò male

Serie A

Domenico Motisi

Nelle prime otto giornate della stagione 1986-87, quella d'esordio per il presidente più vincente nella storia dei rossoneri, la squadra allenata da Liedholm non fece tanto meglio rispetto questa affidata a Montella da Yonghong Li, Fassone e Mirabelli. Quel campionato terminò con un quinto posto ma si gettarono le basi per costruire una macchina perfetta

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Quando finisce un ciclo e ne inizia un altro, è inevitabile il paragone tra chi è andato via e chi è appena arrivato. Non fa eccezione il Milan: terminata l’era Berlusconi, è adesso compito di Yonghong Li riportare ai vecchi fasti i colori rossoneri. Il mercato estivo ha testimoniato quantomeno la volontà di provarci anche se replicare titoli e trofei portati a Milano dall’ex presidente è un’impresa tutt’altro che semplice. Gli ultimi sei anni avari di successi non hanno cancellato i precedenti 25 in cui il club meneghino ha vinto tutto quello che c’era da vincere in Italia e in Europa. Dopo il closing e il passaggio di consegne tra la coppia Berlusconi-Galliani e il trio Yonghong Li-Fassone-Mirabelli, dopo l’entusiasmo estivo con una campagna acquisti faraonica e le “cose formali”, il Milan ha dovuto fare i conti con la realtà: quattro sconfitte nelle prime otto giornate di campionato, dodici punti in classifica, dieci di distacco dall’Inter e sette dalla zona Champions, obiettivo minimo della stagione. Eppure, alla luce di questi risultati, anche a pochissimo tempo da una sconfitta bruciante in un derby perso per 3-2 all’ultimo minuto, i tifosi rossoneri hanno un buon motivo per essere ottimisti. 

La ricostruzione del 1986

Bonucci non è quello visto alla Juventus? Montella non è ancora riuscito a trovare gioco e risultati? Non importa: anche il Milan di Berlusconi partì con il piede sbagliato prima di diventare la squadra che dominava la scena del calcio mondiale. Nella stagione 1986-87, la prima iniziata con l’imprenditore milanese al comando (l’acquisto ufficiale è del febbraio 1986 ma quel campionato era iniziato con Farina presidente), i rossoneri partirono più o meno come il Milan cinese. In quella sessione estiva Adriano Galliani e la dirigenza portarono a Milanello giocatori importanti che avrebbero poi fatto la storia del club come Donadoni, Galli e Massaro che si aggiunsero ai già presenti Maldini, Baresi, Costacurta, Tassotti ed Evani. In panchina c’era Nils Liedholm che verrà poi sostituito dal suo vice, un certo Fabio Capello, per le ultime cinque giornate. Nella stagione successiva la squadra sarà poi affidata ad Arrigo Sacchi.

Il confronto

In realtà, il Milan del 1986 partì addirittura peggio rispetto a quello di Montella: alla prima giornata arrivò una sconfitta clamorosa in casa contro l’Ascoli per 1-0, mentre quest’anno sono arrivati subito i tre punti a Crotone con un netto 3-0. Anche la seconda giornata fu un flop per Liedholm che perse a Verona ancora per 1-0, Montella ha invece bissato la vittoria dell’esordio con il 2-1 sul Cagliari. Per il primo successo del Milan nel 1986-87 bisogna andare alla terza giornata quando con i gol di Di Bartolomei e Massaro i rossoneri si imposero sull’Atalanta per 2-1. Nelle successive cinque giornate la squadra del neo presidente Berlusconi collezionerà due pareggi per 0-0 contro Juventus e Inter prima di infilare tre vittorie consecutive contro Empoli (3-0), Brescia (2-0) e Fiorentina (3-0). Al contrario, il primo Milan di Yonghong Li ha perso quattro delle sei partite giocate dalla terza all’ottava giornata subendo tre sconfitte di fila contro Sampdoria, Roma e Inter. Se nel 1986 ci fossero stati i tre punti, la formazione di Liedholm ne avrebbe avuto 14 nelle prime otto giornate, soltanto due in più rispetto ai 12 di Montella nello stesso numero di partite.

Corsi e ricorsi storici

Dal primo Milan di Berlusconi sono passati 31 anni: era l’inizio di una nuova era, esattamente come questa targata Yonghong Li. In quel campionato i rossoneri arrivarono al quinto posto, un piazzamento che non sarebbe ben visto nella stagione in corso, ma non è difficile intuire che ciascun milanista oggi metterebbe una firma anche su un quinto posto se questo significasse l'inizio di un ciclo come quello che partì nel 1987-88 e che ha riscritto la storia del calcio italiano e mondiale. Al primo anno di Berlusconi non arrivò la qualificazione in Coppa dei Campioni, al secondo però giunsero gli olandesi e lo scudetto, al terzo la vittoria in Europa e così via. Insomma, oggi i tifosi del Milan non possono essere soddisfatti ma se è vero che la storia è ciclica forse la situazione non poi così drammatica.