A San Siro è big-match. Poco più di un anno fa, era il 22 ottobre 2016, i rossoneri, grazie ad un euro-gol di Manuel Locatelli, riuscirono a sconfiggere i bianconeri. Da allora a Milanello sono successe tante cose: dalla nuova proprietà a nuovi e clamorosi arrivi
Milan-Juventus, un anno dopo. Se riavvolgiamo il nastro e andiamo a poco più di 365 giorni fa, rossoneri e bianconeri li troviamo ancora lì: l’uno di fronte all’altro sul prato di San Siro. Proprio come stasera. Era il 22 ottobre del 2016. Al Meazza il Milan batteva la Juventus per 1-0 con un euro-gol di Manuel Locatelli e grazie ad una super parata di Gigio Donnarumma su tiro di Sami Khedira nel recupero. Per i padroni di casa, una serata magica, speciale. Tre punti incassati battendo la squadra campione d’Italia e una fortissima iniezione di positività. Quella vittoria era il segno che la strada intrapresa dalla società, con un allenatore ambizioso come Vincenzo Montella e tanti giovani, era giusta. Insomma, le luci a San Siro erano tornate ad accendersi. Oggi, però, a poco più di un anno di distanza, dell’atmosfera che si respirava intorno al Milan in quella serata sembra non ci sia più traccia. Tante cose in casa rossonera sono cambiate. Dal campo a dietro la scrivania.
L’Aeroplanino e le sue turbolenze
Il cambio più evidente rispetto a un anno fa riguarda proprio Montella. Dopo Milan-Juventus dell’anno scorso l’Aeroplanino era incensato ed osannato. Nessuno lo metteva in discussione o avanzava dubbi sul suo “esser da Milan”. Lui lo era, eccome. Ed era parere unanime. A dirlo erano anche i risultati. L’1-0 dei rossoneri ai danni della Juve era merito suo, del suo modo di giocare e di valorizzare i giovani talenti in rosa. La squadra della passata stagione aveva un gioco e un’anima. E questo, chiaramente, era merito dell’allenatore. Che quest’anno, però, si presenta davanti a Max Allegri con ben altri pensieri. Il suo Milan della passata stagione sembra svanito. Nel turno infrasettimanale contro il Chievo sono tornati vittoria e tre punti, ma l’allenatore resta sulla graticola, dato che la squadra è reduce da un mese di ottobre da incubo.
Locatelli fa le cose per bene. Ma ora?
Dalla panchina al campo. Eroe di Milan-Juve della passata stagione è stato Manuel Locatelli, che con un gol da cineteca aveva deciso la gara. Una rete da sogno, la sua. In una delle partite più attese della stagione e contro la squadra più forte del campionato. Per Locatelli, prodotto del settore giovanile rossonero e milanista da sempre, 18 anni appena, sembrava l’inizio di un’ascesa, cominciata dopo l’infortunio di Riccardo Montolivo e coronata proprio con il gol alla Juve. Nel giro di poco, il baby centrocampista del Milan aveva scalato posizioni nelle gerarchie interne e pareva destinato a prendersi stabilmente il posto da titolare in mezzo al campo. Esordio dall’inizio contro la Samp, prima rete al Sassuolo con tanto di lacrime di commozione e sigillo d’eccellenza contro i bianconeri e ai danni di Gigi Buffon. Un’escalation che aveva tutte le sembianze di una favola. Per gran parte della stagione passata è stato così. Costanza e rendimento. Salvo una flessione sul finire di stagione, quando ha collezionato più panchine che minuti in campo. E adesso? Il nuovo Milan ha aumentato la concorrenza a centrocampo con gli innesti estivi, soprattutto, di Lucas Biglia e Franck Kessie. E il primo a risentirne è stato proprio Locatelli. Che è passato in un anno esatto, da titolare designato a panchinaro con la prospettiva di doversi guadagnare il suo spazio ad ogni partita. Dall’inizio della stagione il giovane centrocampista di Lecco ha giocato in campionato solo 125’, partendo dall’inizio solo nella gara d’esordio contro il Crotone. Evidente il cambiamento rispetto all’anno scorso.
L'assente eccellente
E poi c’è Leonardo Bonucci. Per lui sì che in un anno le cose sono cambiate. E nemmeno poco. Il 22 ottobre della passata stagione giocava a San Siro guidando la difesa della Juventus. Stasera assisterà alla gara dalla tribuna, ma facendo il tifo per il suo Milan. Poco più di 365 giorni fa nessuno avrebbe immaginato che Leo sarebbe finito in rossonero con la fascia da capitano al braccio. Il suo legame con la Juventus era saldissimo. Con la società i rapporti erano ottimi. Leo era a tutti gli effetti una bandiera. Il presente e il futuro. Al punto che a dicembre avrebbe anche rinnovato il contratto con i bianconeri fino al 2021. Si era parlato, e a ragione, di un Bonucci blindato dalla Juventus. Poi il litigio con Allegri allo scadere della partita con il Palermo, la gara di Champions contro il Porto vista dallo sgabello per punizione e, in estate, il trasferimento al Milan. Tutto in poco tempo. Bonucci rossonero doveva essere il valore aggiunto, anche in termini di esperienza, di una rosa nuova e rinnovata nel profondo. Ma finora il suo rendimento, e quello della squadra, è stato al di sotto delle aspettative. Una situazione che ha toccato ed innervosito Leo, come dimostra anche l’espulsione contro il Genoa che gli impedirà di sfidare la sua ex squadra. Un’assenza che si farà sentire, a San Siro.
La prima dei cinesi
Ma non ci sono solo i fatti di campo. Milan-Juve a San Siro sarà il primo della nuova era rossonera, quella senza Silvio Berlusconi alla presidenza e con i cinesi di Li Yonghong nella cabina di comando. Una vera rivoluzione, dopo oltre 30 anni. Che ha segnato l’addio al Milan anche di Adriano Galliani. Al suo posto, il duo Fassone-Mirabelli, che sta cercando di costruire la squadra di oggi e di domani. A Milano, sponda rossonera, si è ricominciato a spendere. Ora si aspettano i risultati.
I risultati: confronto
Obiettivo: spostare gli equilibri. Così Bonucci al suo arrivo a Milano nel giorno della presentazione. Ma, finora, i rossoneri hanno tradito le attese. Al punto che allenatore e squadra sono circondati da dubbi e critiche. San Siro fischia e non apprezza il rendimento degli uomini di Montella. E intorno al gruppo cresce il malumore. Anche perchè un'anno fa le cose andavano meglio. Dopo 10 gare giocate, il Milan aveva 3 punti in più, 19 contro i 16 di ora, e aveva il medesimo bilancio di gol fatti e subiti: 16 e 14. La differenza, restando ai meri numeri, è minima. Ma lo scarto si amplia se si considerano gli sforzi economici fatti dalla società in estate per rinforzare la squadra. Un dispendio non seguito dai fatti. Almeno per ora. Il viatico? Esiste. Cominciare a vincere e convincere. Come un anno fa.