7 novembre 1999: nel finale di Milan-Venezia, il portiere Casazza viene espulso, con la sua squadra che non ha più cambi a disposizione. Tra i pali va il difensore brasiliano, che si regala un piccolo momento di gloria
Se chiedessimo a Shevchenko quale sia il rigore che ancora oggi si sogna la notte, probabilmente risponderebbe evocando lo spettro di Dudek nella maledetta finale di Istanbul. Ma per un attaccante che si nutriva di gol come lui, ne siamo certi, c’è un altro errore, sempre dal dischetto, che brucia uguale se non di più. Nonostante quella volta non ci fosse nulla in palio, se non i tre punti contro una squadra di bassa classifica. Perché un attaccante, col tempo, può anche arrivare ad accettare un rigore sbagliato, ma non potrà mai digerirne uno paratogli da un portiere improvvisato: un difensore, nel caso di Sheva.
Non è brasiliano però...
Quel giorno, Bilica, brasiliano professione difensore rude quanto serve, del portiere (Casazza) aveva solo la casacca. Il Venezia aveva finito i cambi, Casazza era stato espulso (per un intervento proprio su Sheva lanciato a rete) e a Bilica non era rimasto che farsi avanti per provare a proteggere la porta.
7 novembre 1999, nona giornata di campionato. Il Venezia di Materazzi padre, penultimo in classifica con una sola vittoria (contro l’Inter di Lippi) nelle prime 8 giornate va a San Siro a far visita al Milan del capocannoniere Shevchenko, che da solo ha segnato più gol di tutta la squadra veneta (7 a 6), e che insegue Lazio e Juventus nel tentativo di confermarsi campione d’Italia. È infatti il Milan di Zac, quello che nella stagione precedente ha strappato alla Lazio un inaspettato scudetto con una rimonta leggendaria: è il Milan della difesa a 3 che non va giù al presidente, di Boban trequartista (idea del presidente?), di Bierhoff e Weah, del nuovo acquisto Shevchenko che ha già avuto un impatto mostruoso sulla Serie A: gol al debutto contro il Lecce, replica alla seconda giornata contro il Perugia di Materazzi figlio (anche lui in rete nel 3-1 per i rossoneri), tripletta da favola alla quinta (in un 4-4 contro la Lazio; uno su rigore), nuovo rigore a segno alla sesta (con il Cagliari), timbro nel derby (il primo di tanti) alla settima. Poi la gara contro il Verona, dove parte dalla panchina, entra nella mezz’ora finale per cercare di sbloccare lo 0-0, ma non ci riesce. Tanto basta, per uno come lui, per arrivare con una fame speciale all’appuntamento in casa con il Venezia. Che viene da una sconfitta, in casa, contro il Bologna: 0-1, autorete di Bilica. E sbagliando, con Maniero, il rigore del possibile pareggio.
Il maglione della zia
Anche contro il Venezia, il Milan crea ma non finalizza. Non conclude neanche nello specchio, nonostante i tentativi di Shevchenko, Bierhoff e Weah che non inquadrano mai la porta, tanto che Casazza all’intervallo torna negli spogliatoi con i guanti ancora bianchi. Il gol che sblocca la situazione arriva al 55° con Bierhoff, incredibilmente di piede su assist (di testa) di Weah. Sbloccata la situazione, 12’ dopo proprio Weah raddoppia e passa poco quando Sheva si invola, dopo averne fatti secchi due, aggira Casazza che lo stende e si prende subito il pallone deciso a mantenere alta la sua fama di infallibile dal dischetto, dopo i due rigori realizzati nelle precedenti giornate. Specialmente contro uno che portiere non è, perché come detto tra i pali ci va Bilica, nel tentativo forse di riscattarsi dopo il pasticcio della settimana prima. Si infila la maglia gialla, che fuori dai pantaloncini sembra il classico regalo della zia che ha sbagliato la taglia, poi i guanti, e si accovaccia al centro della porta scimmiottando un portiere vero.
La media del 6
Rincorsa lunga di Shevchenko, piattone aperto e conclusione sulla destra, neanche tanto angolata, che sarà mica un portiere quello lì? Vuoi che si muova? Eppur si muove, Bilica. Si tuffa alla propria sinistra, arrivando su quella palla rasoterra e dunque non semplicissima, respingendola. Nemmeno il tempo di alzare un pugno al cielo che Boban, sulla ribattuta, tenta un pallonetto indirizzato verso il palo più lontano. Bilica con un guizzo si rialza e smanaccia pure quello. Al terzo tentativo di tiro al bersaglio, però, Orlandini abbandona le finezze e spara un siluro in mezzo alla porta, sotto alla traversa. Bilica è rimasto imbattuto per 6 secondi, ma è nella storia. Poco dopo respingerà anche un diagonale di Boban con una sorta di bagher basso, ma è quel rigore a consegnarlo agli almanacchi. Come portiere. Sulla Gazzetta del giorno dopo, Paolo Condò fa la media: "Bilica 6 - Cinque al difensore sovrastato da Bierhoff nelle occasioni che contano, sette al portiere che devia il rigore di Shevchenko". Chissà se avrà conservato il ritaglio.