Dzeko: "Ho ancora un paio di anni per vincere lo scudetto con la Roma"
Serie AL’attaccante della Roma ha iniziato già a concentrarsi sul derby con la Lazio, una partita fondamentale per continuare a coltivare il sogno scudetto
Cinque partite a digiuno, un derby all’orizzonte e tanta voglia di tornare ad esultare. Edin Dzeko ha già messo nel mirino la sfida con la Lazio di sabato prossimo, un’occasione da non perdere per continuare la scalata al primo posto e coltivare quel sogno chiamato scudetto: "Per chi non vive il derby è impossibile capire: se vinci per i tifosi la vita è più bella. Ora le proteste delle tifoserie sono finite, quindi vivrò il derby più caldo. Queste partite in uno stadio semi-vuoto erano tristi. Quest’anno il campionato è più livellato ma la Juventus resta la favorita. Mi sento bene come mai, ho ancora un paio di anni per portare lo scudetto alla Roma e ripetere quanto vinto con Wolfsburg e Manchester City” le parole dell’attaccante giallorosso alla rivista tedesca Kicker. "Il VAR? È strano, perché quando segni non sai se puoi esultare o aspettare che l’arbitro controlli l’azione. Ci dobbiamo ancora abituare, non bisogna abusarne".
La rivincita di Dzeko
Tante le critiche piovutegli addosso quando il gol faticava ad arrivare, adesso Dzeko si prende la sua rivincita: "Non ho le maglie fatte per me ad inizio della passata stagione 'Edin Cieco' e 'L’amore è Dzeko', ho solo le mie, quelle ufficiali. Io accetto le critiche degli addetti ai lavori, ma spesso giudica chi non ne capisce molto: queste critiche le ignoro. Il primo anno è andato male perché al City, durante la preparazione estiva, non mi avevano fatto giocare sapendo che sarei andato via. Avrei potuto lasciare la Roma dopo il primo anno, ma non sono uno che molla. Nel calcio è tutto troppo bianco o nero: se Messi e Ronaldo non segnano per due partite, cosa che non accade quasi mai, si parla di crisi. Non siamo robot. I tifosi? A Roma sono incredibilmente fanatici e il calcio qui a volte ha un’importanza esagerata. Allo stesso tempo però giocare davanti a loro ti trasmette quell’entusiasmo che ti dà una spinta in più. L’addio di Totti è stato emozionante, stavo per piangere perché una leggenda smetteva di giocare a calcio. Ma era il momento giusto per smettere, lo sa anche lui. A Roma è difficile passare inosservati. Qui però si vive bene, anche mia moglie e i miei figli stanno bene".