Buon compleanno Carlo! Roma-Lazio alla Verdone: 'o famo strano?
Serie AIl regista e comico romanista compie 67 anni, nato nella capitale il 17 novembre del 1950. Per festeggiarlo, in proiezione derby, abbiamo messo insieme un po' di personaggi, le battute delle sue commedie, abbinandoli qui e là ai Roma-Lazio dal 1980 ai tempi nostri, ripercorrendo qualche passaggio della sua strepitosa carriera
Da un vecchio "test", che tanto di moda andavano nei mitici Eighties: "Sua nonna sta per morire, ma ecco che le telefona Bo Derek (come dire la Belen di oggi ndr). Due opzioni: A) Se lei va con Bo Derek, sua nonna muore. B) Se lei si rifiuta, sua nonna vive. Cosa sceglie?". "Faccio morì mi nonna, vado co' Bo Derek". Seconda domanda: "La chiama ancora Bo Derek per passare la notte con lei. A) Se va con Bo Derek, la Roma non vincerà lo scudetto. B) Se non ci va, la Roma vincerà lo scudetto. Che fa?". "Manno a quer paese Bo Derek, perché la Roma è una fede, la Roma è una speranza. Forza Roma che semo i mejo!". Sono trascorsi più 30 anni da quello sketch, oggi Carlo Verdone ne compie 67, ma nulla è cambiato: la fede per la Magica è rimasta intatta. Anche ora che per la prima volta dal 1994 il suo adorato Francesco Totti non sarà più uno dei protagonisti annunciati del derby, in programma sabato alle 18.
Sette! Nun sei bono manco pe' la primiera!
A Carlo il calcio è piaciuto subito, stregato dalle figurine Panini. Papà Mario - critico cinematografico di origini senesi e docente universitario - lo portava al Circo Massimo la domenica mattina per tirare due calci al pallone insieme al fratello Luca. La sua prima partita vista allo stadio non fu, però, della Roma, di cui era già tifoso: bensì un Siena-Rimini, durante il quale l'integerrimo professore Verdone si lasciò andare a un duello di ombrellate con un acceso sostenitore riminese, episodio che divertì molto il giovane Carlo, perché umanizzò la figura del padre ai suoi occhi. Ah, l'attore è stato anche capitano della Nazionale Attori, finché non ha deciso di appendere le scarpe al chiodo stanco dell'ennesimo insulto piovuto dalle tribune: "Aò, sette! Nun sei bono manco pe' la primiera!".
Per festeggiarlo, in proiezione derby, abbiamo messo insieme un po' dei suoi personaggi, le battute, i caratteristi delle sue commedie, abbinandoli qui e là alle sfide tra le due squadre capitoline dal 1980 ai tempi nostri, ripercorrendo qualche passaggio della strepitosa carriera del regista nato nella capitale il 17 novembre del 1950.
In che senzo?
"Scusa, donde esta otello della juventud?". "Otello?". "De la giuventus". "D'a Juventus?! In che senzo?!". Nel 1980 Verdone condensa nel suo film d'esordio una gamma di "maschere" che l'avevano lanciato nel panorama televisivo come uno dei cosiddetti "nuovi comici", al fianco di Massimo Troisi, Roberto Benigni e Francesco Nuti nel programma di Enzo Trapani "No stop". Una ventata di leggerezza nell'Italia degli anni di piombo, ostaggio della violenza: lo stesso Roma-Lazio del 28 ottobre 1979 era stato macchiato dal sangue e dalla morte del tifoso biancoleste Vincenzo Paparelli, colpito da un razzo proveniente dalla Curva Sud giallorossa. E al termine di quel campionato i biancocelesti saranno travolti dal Calcioscommesse, retrocessi in Serie B, che per ritrovare un altro derby bisognerà attendere la stagione 1983-84.
So' greche
Nel frattempo, dopo il successo di "Un sacco bello" Carlo torna al cinema con "Bianco, rosso e Verdone" (1981), Borotalco (1982) e Acqua e sapone (1983). Tra i personaggi più amati della trilogia ci sono Mario Brega e Lella Fabrizi, entrambi tifosi laziali. Brega - che aveva conosciuto a casa di Sergio Leone, primo produttore di Verdone - è il padre dell'hippy in "Un sacco bello" ("Fascio a me? Io so' comunista così!"); suocero in "Borotalco", sor Augusto, leggendario il racconto della passeggiata in via Veneto con la figlia ("Arzate cornuto, arzate!") e guru delle olive greche ("Assaggia. E assaggia! So bone?". "So' greche"). È anche il camionista nella scena della puntura alla nonna dell'ingenuo Mimmo ("Ah giovanò, sta mano pò esse fero e pò esse piuma. Oggi è stata 'na piuma"). Senza dimenticare che in "Borotalco", l'amico del protagonista, che per fare colpo con Eleonora Giorgi si spaccerà per Manuel Fantoni (l'indimenticato Angelo Infanti di "mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana"), quell'amico è Christian De Sica: laziale, e cognato (nella realtà) di Verdone.
La Sora Lella
La nonna era appunto la Sora Lella, sorella del grande Aldo Fabrizi, che per l'interpretazione si meritò il nastro d'argento di migliore attrice esordiente. Pare che nella sua trattoria, a Trastevere, ci fosse un poster della Lazio, e che su sua richiesta Aldo Donati compose il primissimo inno del club ("So' già du' ore"). Inoltre alla Fabrizi viene storicamente attribuita la frase che rientra nella letteratura dei più classici tra gli sfottò capitolini: "Io so' della Lazio perché quando ero bambina a Roma c'era solo la Lazio", che nel 2012 le valse anche una gigantografia tra le bandiere della Curva Nord.
I due Carabinieri
Nel 1984 - fresco di scudetto con la Roma di Liedholm, Pruzzo, Conti e Falcao - Verdone recita insieme ad un altro illustre tifoso biancoceleste, Enrico Montesano, ne "I due carabinieri". Il rapporto tra i due s'interruppe dopo la lavorazione di quel film per incompatibilità professionali, ma qualche anno più tardi - potere del calcio - fu proprio un derby del cuore l'occasione per ricostituire la coppia. Poi ognuno nella caserma sua...
Troppo forte
Nel 1986 Verdone realizza - giovanissimo - il sogno di una vita: dirige Alberto Sordi in "Troppo forte", con Albertone nella parte di un visionario avvocato, nien'altro che un mitomane, il conte Giangiacomo Pigna Corelli in Selci. Sordi che fu un grande romanista anche al cinema. Come ne "Il marito" ("Appena nato il primo vagito fu Forza Roma!"), quando ogni tentativo di convincere la moglie a seguire gli amici nel derby sarà vano. Carlo è Oscar Pettinari, una delle macchiette più amate della sua infinita rassegna: su tutte la scena al bar ("Il rapporto col flipper è come un rapporto sessuale, come 'n amplesso... Non è il polso che deve dà 'a spinta alla pallina, ma il ventre. M'hai capito, moro?"); e da stuntman nella fantomatica palude della Rhodesia, tra barracuda e piranas...
Io e mia sorella
"Io e mia sorella (1987) diventa l'assist per un gol a porta vuota: se sabato sarà o meno il primo derby di Patrik Schick poco importa, perché tutta l'attenzione sarà concentrata sulla sorella Krystina. Come nella commedia anche Carlo, davanti agli occhi di Ornella Muti, per una volta passò quasi inosservato...
Aquilotte o lupacchiotte?
Ma Verdone si è sempre circondato di attrici bellissime, tra le quali diverse super tifose di Roma e/o Lazio. Tra il 1988 e il 1994 si affida a delle laziali - peraltro - in alcuni dei suoi film più riusciti: Nancy Brilli ("Compagni di scuola"), Margherita Buy ("Maledetto il giorno che t'ho incontrato"), Francesca Neri, moglie di un giallorosso "fondamentalista" come Claudio Amendola ("Al lupo al lupo"), Asia Argento ("Perdiamoci di vista").
In ordine sparso - per citare "La Grande Bellezza", di cui è uno degli interpreti principali accanto a Toni Servillo - ecco le lupacchiotte: Claudia Gerini (il "Viaggi di nozze" di "lo famo strano", "Sono pazzo di Iris Blond", "Grande, grosso e... Verdone"); e nella sua produzione più recente Michela Ramazzotti ("Posti in piedi in paradiso"), Paola Cortellesi ("Sotto una buona stella"). E "perfino" una juventina sfegatata, Laura Chiatti ("Io, loro e Lara").
Ma che colpa abbiamo noi
Sembrò quasi un messaggio per i laziali (è la storia di un'autoterapia di gruppo...) effettivamente incolpevoli - i tifosi - di quello cui dovettero assistere il 10 marzo del 2002, a cavallo di un periodo nel quale i giallorossi rimasero imbattuti per 10 derby consecutivi, tra il 2001 e il 2004 ("Ma che colpa abbiamo noi" esce nelle sale nel 2003). È il derby Lazio-Roma 1-5 del poker di Vincenzino Montella e del cucchiaio finale di Francesco Totti, con tanto di dedica ("6 unica") per la futura sposa Ilary Blasi.
Francè, te amo
Da una dichiarazione d'amore all'altra, anzi, alle tantissime, che Carlo Verdone ha dedicato in un quarto di secolo al suo Capitano, unico grande amore della sua "ultra-sessantennale" fede giallorossa. "Sei la luce in mezzo nel campo, sei la geometria assoluta". "Quando lo vedrò salutare il pubblico dell'Olimpico - dichiarò prima dell'addio al calcio di Francesco - piangerò senza tristezza. Provo una grande riconoscenza per quest'uomo che mi ha riportato allo stadio, ha fatto innamorare del calcio mio figlio e ha scandito il tempo della mia paternità. Nella felicità delle vittorie e nello sconforto delle sconfitte: è stato un viaggio meraviglioso". Per i suoi 40 anni, l'anno scorso, pubblicò un video esilarante. "Ma chessò quaranta pe' te, sei fatto de' marmo, papà e mamma t'hanno fatto de' marmo. Tu sei tutto pe' sta città... Francè, te amo".
Carlo, ne è valsa la pena?
Chiudiamo come abbiamo cominciato, con un test da Manuale... d'amore (per cui vinse David di Donatello e Nastro d'argento da Migliore attore non protagonista). Carlo, ne è valsa la pena? 1) "Ne è valsa la pena, ne è valsa veramente la pena". Buon compleanno Carlè, de' core.