Inter-Atalanta, bivio a San Siro: quel 7-1 che cambiò tutto

Serie A

Luca Cassia

Bivio a San Siro dopo il 7-1 dello scorso 12 marzo: Inter e Atalanta presero strade diverse (Foto Getty)

Avversarie nel posticipo, Inter e Atalanta si ritrovano a distanza di otto mesi dopo il clamoroso 7-1 archiviato a San Siro. Fu tris di Icardi e Banega oltre all'ex Gagliardini, goleada che segnò un punto di non ritorno nell'era Pioli: Europa sfumata a differenza dei bergamaschi, risorti da quel 12 marzo

La classica domenica da dimenticare o incorniciare a seconda dei punti di vista, certo è che quell’incontro resta memorabile per punteggio e dinamiche. Cinque gol in 17’ che nemmeno il Barcellona, addirittura sette al fischio finale, così accadde a San Siro lo scorso 12 marzo. Eppure la massima espressione del calcio di Pioli all’Inter coincise con il suo crollo definitivo a differenza dell’Atalanta, uscita rinforzata da quella eurosfida dal passivo umiliante. La grande illusione da una parte, lo slancio per accelerare dall’altra. Si ritrovano a distanza di otto mesi le due nerazzurre della Serie A, incrocio che rievoca il recente 7-1 interista ai danni della rivelazione bergamasca. Immancabili come allora l’ex avvelenato Gasperini e l’enfant prodige Gagliardini, attori non protagonisti alle spalle di Icardi dall’impatto sensazionale. Non è uno scontro diretto e non c’è l’Europa sullo sfondo, d’altronde il calendario e il distacco di 14 lunghezze escludono qualsiasi dentro o fuori. Tuttavia il posticipo a San Siro può spiazzare ancora una volta pronostici e velleità.

Pioli e il "Settebello"

Davanti ai 60.000 spettatori di San Siro, Inter e Atalanta s’incontravano alla 28^ giornata rispettivamente a quota 51 e 52 punti al 6° e 5° posto, scontro diretto nella corsa all’Europa insieme a Lazio (53) e Milan (50). Bergamaschi imbattuti da 7 turni con 17 punti conquistati, striscia utile dove spiccava il 2-0 al San Paolo contro il Napoli battuto pure all’andata. Alternava piuttosto vittorie (11) e sconfitte (3) da fine novembre l’Inter targata Pioli, allenatore che in questo intervallo vantava una serie di 7 successi consecutivi interrotti dalla Juventus. L’autentica dimensione di quella squadra venne infatti circoscritta dagli altri big match concessi a Napoli e Roma. In realtà l’eurosfida a Gasperini, spazzato via dalla foga e dalla fame degli avversari, andò ad archiviare il sorpasso in classifica a beneficio dei numeri: l’Inter non segnava 5 gol in 45’ dal 1964, l’Atalanta non ne incassava 7 dal 1990. Subito devastante Icardi a segno tre volte in 9’ (cucchiaio su rigore compreso), schiaffi che lo portarono a 20 reti in campionato ai danni della grande sorpresa d’inizio stagione. Gloria persino per Banega, oggetto misterioso rispolverato da Pioli: due gol e altrettanti assist fino all’hat-trick direttamente da calcio piazzato. Mai l’ex Valencia aveva realizzato una tripletta in carriera, exploit che ribadisce la straordinarietà dell’evento: talento incompreso o meteora, il parallelo ci sta tutto. Una mattanza solo rincuorata da Freuler prima della firma dell’ex Gagliardini, ceduto poche settimane prima per 25 milioni di euro grazie allo strepitoso girone d’andata agli ordini di Gasp. Mai apprezzato dopo il brevissimo passaggio nel 2011, l’ex allenatore del Genoa fu oggetto di sberleffi bilanciati da cori e applausi per Pioli. Quanto cambiò da quella domenica pre-primaverile.

La rivoluzione di marzo

Nemmeno ridimensionata dalla goleada interista, l’Atalanta ricevette l’abbraccio dei tifosi al rientro a Bergamo nonostante la portata della sconfitta. "Inter devastante - spiegò Gasperini reduce dal peggiore ko della sua gestione nerazzurra -, dovremo ritrovare equilibrio e umiltà. Ci serva da lezione". Le cronache hanno fantasticato sulle parole dell’allenatore negli spogliatoi di San Siro, giallo svelato da Caldara: "Ci disse che eravamo più forti dell’Inter, noi ci ripromettemmo di precederli in classifica e così è stato. Quella sconfitta ci ha dato una spinta in più". Tracollo salutare, quindi, a differenza di Pioli che si definì "emozionato" per l’omaggio riservato dal suo pubblico. Paradossalmente iniziò qui la crisi dell’Inter che perse quota nella bagarre europea: 10 gare e 8 punti archiviati nel rush finale della Serie A che riservò addirittura 6 stop in 8 turni fino alle ultime 2 inutili vittorie di fila. Prima ancora che l’obiettivo sfumasse l’esonero di Pioli era cosa fatta, divorzio che dopo soli 6 mesi separò le parti. E l’Atalanta? Ben 20 punti nello stesso intervallo, nessuna sconfitta e 4° posto finale: si tratta del miglior piazzamento di sempre della Dea nella massima serie, traguardo centrato con il record di punti (72) sia in casa (40) sia in trasferta (32) nonché attraverso il numero di vittorie totali (21) ed esterne (9). Un trend irripetibile che spalancò le porte dell’Europa a distanza di 26 anni dall’ultima avventura, digiuno saziato risorgendo dal 7-1 interista. Insomma, quel 12 marzo segnò la svolta per entrambe.

Otto mesi dopo

Sulla panchina dell’Atalanta siede ancora Gasperini, orfano di Conti e Kessié ma non dell’entusiasmo della piazza: basta guardare alle notti continentali, eventi trascinanti per la città e non solo. Persino le new entry sul mercato (Ilicic e Palomino su tutti) offrono garanzie a dispetto dei 9 punti in meno rispetto a un anno fa da registrare con criterio, quello che vede i bergamaschi impegnati con profitto su due competizioni tralasciando le amnesie in trasferta. Complice il retaggio dell’era De Boer, invece, l’Inter viaggia a +12 rispetto a dodici mesi fa grazie all’avvento di Luciano Spalletti: è lui l’uomo che ha restituito fiducia e risultati ad una squadra dall’identità ben precisa. Milanesi ancora imbattuti dopo 12 turni, solidità che non si registrava da dieci anni e che ha riportato il club ai vertici della classifica. Ci sono i muscoli di una difesa ritrovata, l’esuberanza di Perisic e naturalmente il peso specifico di Icardi, 11 gol per il capitano interista. Maurito che affronterà da avversario l’altro leader Gomez, suo compagno nell’Albiceleste qualificata al Mondiale con il ct Sampaoli e soprattutto Leo Messi. Vicino all’Inter nel 2013 per volere di Stramaccioni, il Papu non segna all’Inter dai tempi del Catania e attende il braccio di ferro. Argentini presenti come lo scorso 12 marzo a differenza di Banega (scaricato al Siviglia) e allo squalificato Freuler. Non mancherà la partecipazione del pubblico, cornice che accoglie due società vicine sul mercato e accostate da interessi extracalcistici: non sono un mistero le consulenze sui restyling dei rispettivi stadi nonché i rapporti tra Zhang Jindong e Antonio Percassi, interessi dettati dalle manovre imprenditoriali in Oriente. Un’alleanza confermata dall’amicizia tra i figli Steven e Luca, ennesima dimostrazione dell’asse crescente tra Inter e Atalanta. Il campo anticipa piuttosto quel 7-1 scintillante ma illusorio per Pioli, umiliazione che viceversa anticipò lo scatto della Dea. Gasperini medita vendetta, poco importa che non ci sia l’Europa in palio.