Serie A, le migliori giocate della 14 ^ giornata

Serie A

Emanuele Atturo

Il lancio di Skriniar, il dribbling di petto di Mertens, la discesa di Donsah e altre perle dall'ultima giornata del campionato italiano

 

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Il dribbling di petto di Mertens

Un modo per misurare il talento tecnico di un giocatore è osservare con quanta facilità riesce a trasformare palloni innocui in situazioni pericolose. Il talento di Mertens spesso vive di questo tipo di illuminazioni. Può assentarsi dalla partita per un po’ - perso in movimenti senza palla per disordinare le difese - giocare una lunga serie di appoggi semplici - per alimentare il ritmo del palleggio - per poi ricomparire con una giocata complessa che fa precipitare il gioco improvvisamente in verticale.

In questo giro palla del Napoli, da sinistra a tornare verso il centro, Jorginho sbuccia il passaggio. Esce fuori una palla sciatta che rimbalza verso Mertens, circondato da due giocatori molto più fisici di lui, quindi teoricamente in vantaggio con la palla per aria. Invece Mertens va incontro al passaggio, come se volesse difendere palla e riciclare il possesso, ma poi la accompagna con un movimento di corpo all’indietro che dribbla Danilo, costretto a fargli fallo.

È anche per questo uso del corpo in spazi stretti - più da punta che da ala - che Mertens è riuscito a giocare da centravanti ad altissimi livelli. Nelle ultime giornate il belga sta segnando meno, e forse si sta prendendo più pause del solito: tocca meno palloni, partecipa meno al gioco e ha lasciato maggiori responsabilità creative a Insigne. Anche ieri la sua partita è stata un po’ più sbiadita del solito. Ciò nonostante il suo talento tecnico rimane fondamentale per aumentare la qualità del Napoli quando si avvicina alla porta. Intanto, potete mettere a referto uno dei rarissimi dribbling di petto del nostro campionato.

La rovesciata spettacolare e inutile di Pezzella

Siamo nei momenti finali di Lazio - Fiorentina, il punteggio è di uno a zero per i padroni di casa e il canovaccio è quello classico: la squadra in svantaggio che assedia quella che lo difende con tanto agonismo e poche idee. C’è un calcio d’angolo e la viola affolla l’area di rigore, dopo un rimpallo Caicedo dà un calcio a Pezzella, che rimane a terra reclamando il rigore. L’arbitro non fischia e l’azione prosegue. Quando Biraghi mette l’ennesimo cross in area, il settimo della sua partita, Pezzella è ancora per terra, la difesa della Lazio respinge alzando la palla campanile. A quel punto Pezzella, come Lazzaro, si rialza e si coordina in una mezza rovesciata incredibile.

Bloccando il replay nel punto in cui Pezzella impatta il pallone si può apprezzare la straordinarietà del suo gesto tecnico. L’argentino riesce a coordinarsi senza neanche prendere una vera rincorsa, da fermo, dopo essersi rialzato pochi secondi prima, e colpisce la palla molto in alto. In questi casi spesso si dice “un gesto da centravanti”, ma non è la prima rovesciata di un difensore che finisce nelle nostre compilation. Qualche settimana fa era stato Toloi a concludere in porta con una rovesciata molto simile, sempre dal limite dell’area. Come in quel caso la parata di Nicolas, anche qui la parata di Strakosha nobilita l’azione, che poi diventa surreale alla luce del fatto che è stata inutile: pochi secondi dopo l’arbitro Massa controllerà il VAR e assegnerà il calcio di rigore alla Fiorentina proprio per il fallo di Caicedo su Pezzella. Sarebbe stato molto meglio avesse segnato in rovesciata.

Il salvataggio sulla riga di Montolivo

È il 40’ del secondo tempo di Milan - Torino e Riccardo Montolivo è ancora in campo nonostante da anni i suoi tifosi lo vorrebbero lontano dalla loro vista. Nonostante due infortuni al crociato, le critiche feroci, lo scippo della fascia da capitano, le rivoluzioni tattiche e di rosa che il Milan ha vissuto negli ultimi anni, Montolivo è ancora lì che, a cinque minuti dalla fine di una partita che si risolverà con l’esonero dell’ennesimo allenatore, deve difendere un cross di Ansaldi. Montolivo non dovrebbe coprire su Belotti, su cui c’è già Rodriguez, ma comunque va sulla palla per fare azione di disturbo. Il “gallo” vince il suo duello aereo e costringe Donnarumma a un mezzo miracolo: una parata con la palla che gli rimbalza davanti. La respinta però è corta e ci si avventa Iago Falque.

Montolivo, dopo il salto, ha la concentrazione per riprendere contatto visivo col pallone, forse vede Iago Falque con la coda dell’occhio e, a 32 anni, va in spaccata per salvare il tiro sulla riga. Poi rimane a terra distrutto, consapevole forse che quest’altro gesto di eroismo non sposterà di una virgola la brutta opinione che tutti hanno su di lui.

Donnarumma forse sarebbe arrivato su questo pallone, ma in molti hanno direttamente attribuito il salvataggio al portiere. L’occasione per togliere un altro merito a Montolivo, anche inconsciamente, era troppo invitante. Eppure anche stavolta Montolivo ci ha offerto un’altra prova di grande generosità, attaccamento alla maglia, ma anche agonismo, perché a quel punto della partita quello di Montolivo rimane anche un bel gesto atletico. Tutte qualità che, in ogni caso, continueremo tutti a non riconoscergli.

Dribbling di Milinkovic-Savic sulla fascia e cross d'esterno

I dribbling di Milinkovic Savic sulla linea del fallo laterale stanno diventando un genere letterario del nostro campionato. È spesso in situazioni del genere - a difendere palla circondato da giocatori, in spazi risicatissimi - che le qualità anomale del serbo vengono fuori. La sua stranissima capacità di danzare con un corpo da wrestler, nascondendo la palla agli avversari.

Milinkovic è pressato da Pezzella e Laurini, che lo mandano spalle alla porta prima dell’arrivo anche di Benassi. Ma è spesso proprio in queste situazioni apparentemente compromesse che Milinkovic usa i propri superpoteri. Il serbo vede la sovrapposizione di Lulic che gli porta leggermente via, per quei due passi che bastano, Pezzella, e nel frattempo si è già appoggiato su Benassi per usarlo da perno e girargli attorno con la suola. Poi ha la palla attaccata al corpo e allora prova un cross di esterno che richiede una grande sensibilità tecnica, e Biraghi con una diagonale toglie la palla dalla testa di Parolo.

La discesa libera di Donsah

Il grande momento di forma del Bologna - che ora è ottavo, a pari punti con Milan e Chievo - è strettamente legato al grande momento di forma di alcuni suoi giocatori, e Donsah è uno di loro. Dopo un inizio di stagione passato più in panchina che in campo, il ghanese ora è una mezzala irrinunciabile nel 4-3-3 di Donadoni.

Donsah ha un fisico compatto, con un baricentro basso e delle gambe davvero enormi. Un fisico che contribuisce a renderlo un giocatore speciale, perché in pochi combinano la sua tecnica con quella esplosività, ma che allo stesso tempo lo rende fragile come un uovo fabergè. Donsah raramente è in buone condizioni fisiche, ma in questo momento lo è e fa la differenza quasi in ogni partita. Contro il Verona ha segnato il gol vittoria da fuori area con un tiro forte e pulito d’esterno, contro la Sampdoria ha offerto una grande prestazione in entrambe le fasi e, a metà del secondo tempo, è partito in questa transizione trascinante. Sui primi passi è sempre un po’ macchinoso ma quando prende velocità diventa difficile da fermare: percorre 60 metri in pochissimo tempo, quando arriva sul vertice sinistro dell’area non è frettoloso. Non cerca una palla difficile per i due attaccanti che dovevano ancora trovare la posizione, e invece dribbla il suo diretto avversario. Vince un rimpallo, ma nel calcio spesso le buone intenzioni vengono premiate, e a quel punto è in condizioni migliori per mettere la palla rasoterra dentro l’area. Okwonkwo, 19 anni, già 3 gol in Serie A, ruba palla a Palacio e segna sul secondo palo. Dopo la partita il suo agente lo ha definito “Il nuovo Emenike”.

Fa impressione che Donsah abbia solo due anni più di lui, ma ha già 70 presenze in Serie A. In quest’azione si notano le sue qualità più appariscenti: l’esplosività, la velocità nell’allungo, la capacità di dribblare. Ma si può far caso anche a quanto è migliorato nelle scelte e nelle letture delle situazioni.

Third pass di Skriniar per Candreva

Fra le giocate presenti in questo pezzo, questo “lancetto” di Skriniar è una delle meno appariscenti.  Però è esemplificativa dell’importanza dello slovacco nel gioco dell’Inter. Se la squadra di Spalletti ha un buona costruzione dal basso, che gli ha permesso di scardinare pressioni anche ad alti ritmi (come contro la Sampdoria), è anche per la freddezza e la qualità tecnica di Skriniar.

La sua influenza sul gioco dell’Inter sembra crescere insieme alla sicurezza nei propri mezzi. In quest’azione Joao Pedro lo pressa in maniera blanda, ma è comunque un difensore che porta palla quasi fermo poco oltre il centrocampo. Skriniar però ha una mentalità da vero regista ed è direttamente lui a suggerire a Candreva l’inserimento. Quando avanza ha già in testa quel passaggio, lo guarda, Candreva tarda un po’ nello scatto, allora Skriniar si sposta leggermente sulla destra, rallenta, poi l’ala scatta e il difensore lo serve con l’interno del piede.

Quello di Skriniar in gergo si definisce “third pass” (o anche “hockey pass”): è il passaggio che precede l’assist e in questo caso è quasi più importante dell’assist stesso perché è ciò che prende del tutto in contrattempo le linee del Cagliari e permette all’Inter di attaccare l’area in superiorità numerica.