Non solo il gol e l'assist decisivo per la rimonta, il centrocampista serbo ha giganteggiato nella partita contro i blucerchiati. La sua è una superiorità tecnica e fisica che continua a crescere di settimana in settimana
Dopo la rocambolesca vittoria contro la Sampdoria, Simone Inzaghi è andato davanti ai microfoni e ha elogiato la prestazione di Milinkovic-Savic, però subito dopo ha aggiunto: «Non dimentichiamo che è un classe '95, ha grandi margini di crescita ma dipende da lui, deve continuare a lavorare e mettersi a disposizione dello staff». Una considerazione vera, anche se può suonare sorprendente: Savic ha solo 22 anni, nonostante da due stagioni abbia già iniziato a dominare molte partite del nostro campionato e che quest’anno sembra aver compiuto un altro salto di qualità.
Milinkovic-Savic è quello che nel giornalismo NBA viene definito “Unicorno”, ovvero un giocatore con caratteristiche fisiche non comuni, in grado nonostante il fisico di essere incredibilmente versatile, di fare cose che poi tu seduto in poltrona spalanchi la bocca e ti chiedi come è stato possibile. Nel centrocampo della Lazio il serbo fa tutto: difende, attacca, crea e distrugge. Nonostante la giovane età è già oggi uno dei migliori centrocampisti della Serie A, con in più un gusto spiccato per la giocata sopraffina che lorende ancora più eccitante ai nostri occhi.
La prestazione contro la Sampdoria ha dimostrato che Milinkovic-Savic sta percorrendo la giusta strada per diventare un grande giocatore. In una partita difficile, con la sua squadra in difficoltà, il centrocampista serbo è stato in grado di prendersi la Lazio sulle spalle e condurla alla vittoria, che poi è quello che ci aspettiamo da un campione.
Il più grande mistero di Milinkovic-Savic è come la sua mole non finisca per limitarne i movimenti nello spazio stretto, ma anzi gli permetta di trovare gli equilibri necessari per muoversi come una ballerina di danza classica. Un buon esempio è questa giocata arrivata più o meno alla mezz’ora del primo tempo, dopo che la Lazio è riuscita a liberare in qualche modo la propria area di rigore.
Savic riceve il passaggio mentre sta correndo verso il lato sinistro del campo. Alle sue spalle Ramirez, che non è per niente piccolo, prova a passargli a destra e togliergli la sfera. Savic se ne accorge ed elude l’intervento, prima spostandosi il pallone con la suola, poi liberandosi dalla marcatura cambiando direzione con il tacco. È un movimento così fluido che Ramirez viene completamente preso in controtempo, finendo per rendersi ridicolo. Perde il controllo in maniera così sbilenca che finisce addosso a Berezinsky, che nel frattempo pure lui era stato mandato al bar dal movimento di Savic. Non sembrano neanche più atleti professionisti. Nel frattempo il centrocampista serbo si è liberato anche della pressione di Barreto e, come se fosse tutto normale, in una frazione di secondo vede il corridoio perfetto in mezzo alla difesa doriana e di piatto destro mette Luis Alberto davanti alla porta.
Nel calcio moderno un giocatore in grado di avere sempre un vantaggio nei duelli aerei è fondamentale. Quando la costruzione dal basso della Lazio viene efficacemente pressata, i difensori ed il portiere sanno che possono lanciare lungo per Milinkovic-Savic. Nella partita di ieri ha vinto ben 7 duelli aerei. A un certo punto i giocatori della Sampdoria, piuttosto che provare a contrastarlo in aria, preferivano farlo ricevere da solo e poi aggredirlo appena messo a terra il pallone.
Qui Strakosha pressato lancia lungo per Savic, Barreto alle sue spalle preferisce non andare a contrastarlo in aria, lo stesso fa Torreira che difetta proprio dei centimetri necessari. Il laziale legge la situazione e invece di stoppare normalmente il pallone davanti a sé, lo controlla con il piatto destro mentre esegue una rotazione di 180 gradi con il corpo, eludendo l’intervento dei due avversari pronti a rubargli il pallone e trovandosi fronte alla porta.
Quando dico che Milinkovic-Savic è un unicorno, mi riferisco anche al fatto che alcune delle cose che fa non sono spiegabili. Come gi unicorni ha a che fare più con la dimensione del magico che dell’empirico. Alle volte dà l’impressione di poter difendere il pallone anche da solo contro undici avversari, spostarselo con la suola e difenderlo con il corpo mentre intorno a lui tutti sembrano nani. La Lazio potrebbe metterlo davanti al Colosseo e invitare gruppi di turisti a rubargli il pallone: non ci riuscirebbero.
Questa sua abilità permette alla squadra di Inzaghi di avere un porto sicuro anche quando il mare è in tempesta. Quando all’inizio del secondo tempo la Sampdoria ha alzato la pressione, la capacità di Savic di essere sempre in controllo ha permesso alla Lazio di non soffrire troppo. Qui riceve uno scarico centrale da Marusic (un passaggio che tra l’altro si chiama da solo con la mano) ed è subito aggredito da tre giocatori. L’arrivo di Barreto alle sue spalle deve vederlo con gli occhi dietro la testa, con un rapido doppio tocco di suola e di tacco ne vanifica il recupero; con il piede sinistro si aggiusta il controllo e protegge il pallone dall’arrivo di Torreira e Quagliarella, poi lo tocca nuovamente con l’interno destro per prendere il tempo necessario per trovare lo spazio tra i due avversari e chiudere il triangolo con Marusic. Cinque tocchi in pochi centimetri: se fosse stato argentino avrei parlato di Tango, è serbo quindi parlerò di Kolo.
Fare gol, anche da calcio da fermo, anche in mischia, anche scivolando a terra, è sempre difficile ed è sempre un merito. Qui Savic è il più lesto di tutti nel trovare il pallone vagante nel traffico e con un balzo felino a a buttarsi a terra per arrivarci per primo. Ancora una volta mi trovo costretto a dover sottolineare come agilità e forza convivano in Milinkovic-Savic come se fosse perfettamente normale. La cattiveria con cui calcia il pallone che finisce quasi all’incrocio dei pali dice molto della voglia del serbo di essere decisivo, ed è questo il primo passo per essere decisivi.
Nella percezione comune, i giocatori fisicamente più imponenti sono quelli che si stancano prima. Milinkovic-Savic è tra i più alti giocatori di movimento della Serie A, eppure è sempre tra i giocatori più lucidi negli ultimi minuti delle partite. Contro il Chievo un suo gol all’ultimo minuto con un tiro da fuori area molto bello ha regalato i tre punti alla Lazio, ieri quando la squadra poteva anche pensare di accontentarsi di un punto lui l’ha presa per mano per farla addirittura vincere.
La giocata che permette a Caicedo di segnare a porta vuota è un concentrato di tutte le qualità di Savic: forza fisica, dribbling, sensibilità nel giocare il pallone, intelligenza, il tipo di azione che da sola alza il prezzo del cartellino di un giocatore.
Sul rilancio a campanile è anche furbo: non va a contrastare l’avversario che ha preso posizione, ma con il corpo lo sbilancia impedendogli di intervenire. Il sombrero con cui si libera di Torreira poi fa quasi tenerezza, il centrocampista doriano ha passato tutta la partita a mordere le caviglie di Savic, ma in questa circostanza viene saltato come se fosse un piccolo comodino. A quel punto se la deve vedere con uno della sua mole, Silvestre, e allora si trasforma in un giocatore rapido: lo punta e con due movimenti veloci lo lascia sul posto. Ferrari e Murru non possono far altro che collassare verso di lui per impedirgli la conclusione, altro fondamentale in cui Savic non è certo scarso, e qui arriva il colpo di genio. Se i due difensori rimasti chiudono il suo spazio di tiro, come sarà la situazione alla sua sinistra? Milinkovic-Savic finta il tiro e opta invece per un filtrante nel cuore dell’area che smarca davanti alla porta sia Caicedo che Immobile.
Il modo in cui la Lazio arriva al gol è poi anche un po’ fortunato, ma non c’è niente di normale nel modo in cui un giocatore attaccando da solo una difesa schierata nei minuti di recupero riesca a creare le condizioni per mettere davanti al portiere non uno, ma ben due compagni.
Quali siano e quanto siano profondi i margini di miglioramento di Milinkovic-Savic non è facile dirlo, spetterà ad Inzaghi continuare a tirarne fuori il meglio. Quello che è certo è che il serbo già oggi è uno dei migliori centrocampisti al mondo, e la Serie A è fortunata ad averlo.