Gonzalo Higuain si è raccontato a cuore aperto nel corso di un'intervista al mensile francese 'So Foot', parlando del suo passaggio dal Napoli e alla Juventus e svelando alcuni retroscena relativi al suo rapporto con Buffon
Ronaldo il 'Fenomeno' come idolo da ammirare, Buffon come guida da seguire e i gol come obiettivo da centrare. Sono questi gli ingredienti dell’intervista rilasciata da Higuain al mensile francese 'So Foot', un lungo viaggio nella sua carriera, iniziata da attaccante esterno e proseguita poi da numero nove. Uno dei momenti più complicati? Il passaggio alla Juventus, rivelatasi poi una scelta azzeccata secondo l’argentino: "Non è stata una decisione facile, ma ne sono fiero e felice visto che poi ho disputato una finale di Champions. Le contestazioni? Un fischio lo senti anche tra dieci che applaudono. Meglio essere preparati mentalmente, altrimenti puoi cadere da molto in alto. I fischi però sono una sorta di elogio del tifoso che in fondo non chiede che applaudirti per un gol. Sarri? Disse che ero pigro perché voleva segnassi come Messi e Ronaldo. Aveva un po' ragione. Dopo infatti ho fatto 36 gol. Le origini da ala? Quando sono arrivato in Europa la stampa parlava di me così perché ho cominciato la carriera a destra e poi ho fatto tutte le giovanili come numero dieci. Ma quando sono arrivato in prima squadra al River, Alejandro Sabella che all'epoca era il vice di Daniel Passarella, mi chiese di mettere la maglia numero nove ed è così che sono diventato attaccante".
L’idolo Ronaldo e gli elogi di Buffon
Nella lunga intervista concessa a So Foot, Higuain sottolinea la sua ammirazione per il 'Fenomeno': "Ronaldo? Non è una questione di paese, nè una questione di generazione: è impossibile dire non è stato il più forte del mondo. Ho sempre avuto un debole per lui. Cristiano? Ha detto una grande verità: nel calcio i nemici ti rendono migliore, non perché ti mostrano che sbagli, ma perché le loro critiche sono destinate ai più forti". Infine, Higuain svela un aneddoto legato a Gigi Buffon: "Dopo una vittoria a Udine in cui rimasi a secco, mi diede i brividi: disse che incarnavo lo spirito Juve e che avrebbe chiesto ad Allegri di mostrare la mia partita per una settimana alla squadra. I complimenti di uno come lui mi rendono doppiamente felice. Critiche ed elogi li ascolto se provengono da chi conosce il calcio. I miei nuovi compagni? Se non gioco bene, capita che me lo facciano notare, ma per farmi sentire importante. Le loro critiche mi hanno migliorato. Ho voluto provare che su di me non si sbagliavano".