Milan, Uefa rifiuta richiesta voluntary agreement. E ora?

Serie A

L'organo di controllo ha bocciato la richiesta di voluntary agreement presentata dalla società rossonera: "Incertezze sul rifinanziamento del debito". L'ipotesi più probabile è che ora scatti il settlement agreement, ovvero un accordo di rientro finanziario imposto dalla Uefa e non proposto dal club: in quel caso la cessione di un big sembra inevitabile

La Uefa boccia il Milan. L'organo di controllo della federazione europea del calcio ha infatti respinto la richiesta di voluntary agreement presentata dalla società rossonera come piano per rientrare in tempo utile nei termini previsti dal fair play finanziario. Ad annunciarlo la stessa Uefa con questa nota sul proprio sito ufficiale:

"La Camera Investigativa dell'indipendente Organo di Controllo Finanziario dei Club UEFA ha analizzato la richiesta presentata dall'AC Milan per quanto riguarda il voluntary agreement previsto dal regolamento del Financial Fair Play (FFP). Dopo un attento esame di tutta la documentazione presentata e delle spiegazioni fornite, la Camera ha deciso di non concludere il voluntary agreement con l'AC Milan. In particolare, la Camera ha considerato che, a oggi, ci sono ancora delle incertezze per quanto riguarda il rifinanziamento del debito che deve essere rimborsato a ottobre 2018 e le garanzie finanziarie fornite dai maggiori azionisti. L'AC Milan continuerà ad essere soggetto all'attuale monitoraggio e la situazione verrà valutata di nuovo nei primi mesi del 2018".

Situazione debitoria e scenari

La Uefa ha dunque bocciato il piano di rientro finanziario proposto dal Milan. Da questo Milan. Perché nella comunicazione ufficiale della federazione, in realtà, uno spiraglio che eliminerebbe possibili sanzioni c’è ed è legato agli sviluppi dell'accordo che la società rossonera sta cercando di portare a termine attraverso l’intermediario londinese Bgb Weston con Highbridge, una banca d'affari americana interessata a entrare nel Milan che garantirebbe maggiori garanzie alla Uefa e di fatto consentirebbe a Li di rimanere in sella almeno fino al raggiungimento del break even, il pareggio di bilancio, previsto per il 2020 (Highbridge infatti si accollerebbe i debiti e chiederebbe un rientro non prima del 2022, mentre Elliot vuole tutti i soldi entro ottobre del 2018). Nella lettera della Uefa si legge infatti che nei primi mesi del 2018 la situazione dei rossoneri verrà rivalutata, lasciando dunque la possibilità alla nuova eventuale società garante di poter appianare tutta la situazione debitoria che grava sui rossoneri. Della serie: se riuscite a trovare un nuovo partner che a differenza di Elliot conceda più tempo a Yonghong Li rientrare dai propri debiti e appiani la situazione con la Uefa, allora se ne potrebbe riparlare. Senza conseguenze, ovviamente. Altrimenti, e questa sembra l’ipotesi più probabile, scatterebbe il settlement agreement, ovvero un accordo non più avanzato dal Milan ma imposto dalla Uefa per rientrare all’interno dei paletti del fair play finanziario. A quel punto lo scenario sarebbe già più chiaro perché a differenza del voluntary agreement, strumento che di fatto costituisce una novità assoluta perché mai utilizzato prima, il settlement agreement è già stato applicato a Roma e Inter e ha dei paletti ben definiti: massimo di 30 milioni di rosso entro giugno 2018 con prospettiva di un pareggio di bilancio per il 2020, ovvero al termine del triennio considerato. Attualmente i debiti dei rossoneri nei confronti di Elliott, che al contrario di Highbridge pretende il rientro del prestito con tanto di interessi entro ottobre 2018, è di 352 milioni di euro così suddivisi: 120 in quota Milan, 180 di Yonghong Li, 50 di interessi. A questo punto è chiaro che nel caso di un settlement agreement lo scenario più plausibile (anzi quasi necessario) sarebbe quello della cessione di un big. Raiola si starà sfregando le mani.