La sconfitta contro l'Udinese non ha abbassato il morale dell'Inter, ma Spalletti deve subito capire se sia la spia di un piccolo allarme o se derubricarla a semplice incidente di percorso. Intanto le seconde linee non convincono e servirebbe un aiuto dal mercato
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Applausi per l'Inter. L'immagine, anzi il sonoro, più bello del sabato resta il tributo del popolo nerazzurro per la squadra di Spalletti all'uscita dal campo. Scene sempre più rare nel calcio di casa nostra. La prima sconfitta per chi non ha mai perso fa sempre rumore, ma toccherà all'allenatore capire se sia la spia di un piccolo allarme o se derubricarla a semplice incidente di percorso. Intanto nel giro di 24 ore l'Inter è scivolata dal 1° al 3° posto (2 punti dietro il Napoli, a uno dalla Juve) con il rischio sempre vivo dopo ogni sconfitta di minare quelle certezze che hanno spinto fin qui i nerazzurri oltre i propri limiti. Nessun dramma, prima o poi una sconfitta doveva arrivare, ma se a giocare sono sempre gli stessi e le alternative non convincono (del tutto o per niente) è legittimo che Spalletti, sempre misurato sull'agomento, stia cominciando a forzare la mano, pubblicamente e non, per ammorbidire i cinesi in vista del mercato di gennaio.
Se con questo materiale tecnico abbiamo dimostrato di poter lottare con le prime, perché non provare ad alzare l'asticella sin da subito, anzichè dalla prossima estate? E' il messaggio recapitato a Mr Suning. Per adesso nessuna apertura: non si compra se prima non si vende è il ritornello dei dirigenti nerazzurri che tra le priorità dovranno guarire il mal di pancia di Joao Mario, fortemente candidato ad andarsene, una volta smaltita la tonsillite. Che la politica economica cinese, più che il fair play finanziario, potesse diventare un freno alle ambizioni di grandeur di un club come l'Inter era l'ultima cosa che un tifoso potesse immaginare.