La serie A più incerta di sempre. Come una gara di Formula 1: basta un errore e le posizioni al comando cambiano. La Juve viaggia sorniona, imprevedibile il ko dell'Inter. Il Napoli è tornato a regalare spettacolo. Non sarà la Premier, ma anche il nostro campionato è tornato a farsi valere
È il campionato più divertente e appassionante che si ricordi, in Italia almeno. Non avremo i talenti dei due Manchester che stanno quasi monopolizzando la Premier, né capiterà mai di vedere sfidarsi in campo le superstelle mondiali Ronaldo e Messi come avverrà l’antivigilia di Natale a Madrid, ma non siamo messi malissimo. Somiglia davvero a quelle gare di formula 1 in cui basta un minimo errore perché le posizioni di testa possano cambiare nello spazio di un fine settimana. Tutto ciò che è successo tra sabato e domenica, difficilmente sarebbe stato prevedibile: non tanto per le vittorie fuori casa di Napoli e Juventus a Torino e Bologna, o per quella stentatissima della Roma all’Olimpico contro il Cagliari, ma per la sconfitta (risultato al di là di ogni ragionevole pronostico) della capolista Inter davanti all’Udinese. Troppo semplicistica l’interpretazione data all’imprevisto kappaò: ridurre l’evento a una somma di piccoli errori è come confondere un accenno di bronchite con un raffreddore: l’aspirina non è sufficiente.
Così i riflettori tornano ad accendersi sul Napoli, per il quale nelle scorse settimane era stato intonato un po’ fuori tempo il de profundis: il gioco d’anticipo per una volta ha fatto infuriare Sarri che ha continuato a fidarsi dei suoi dati sulle condizioni dei calciatori: per lui l’appannamento non poteva essere fisico, i numeri non sbagliano. La rinuncia iniziale a Insigne rende i suoi argomenti ancora più inoppugnabili: se Zielinski fa gol con naturale semplicità, dimostra che anche il genietto della squadra può essere sostituito senza rimpianti per uno spezzone di partita. Non è un dettaglio irrilevante, proprio la dipendenza dai cosiddetti titolarissimi è stato il tormento che ha perseguitato come una maledizione il Napoli anche nelle scorse stagioni. Ora il primato viene impreziosito anche dalla suggestione Hamsik che ha raggiunto Maradona in testa alla classifica dei marcatori napoletani. (Ma con i paragoni, per favore, fermiamoci qui, per il bene di tutti: Marek e Diego in comune non hanno nulla, e la diversità è la forza del nuovo cannoniere).
Più facile trovare nella Juventus di oggi i tratti di un sommergibile, la macchina che rivoluzionò l’arte della guerra. Viaggia sott’acqua, tiene sotto un campione come Dybala, perde il minimo possibile dei punti in palio. È una dimensione nuova, fortemente voluta, anzi inseguita da Allegri, il meno ripetitivo degli allenatori italiani, colui che più di tutti gli altri ama cambiare nella vita (professionale). L’effetto novità potrebbe pagare, e questa è molto più d’una speranza.
Ma l’innovazione nel calcio non sempre paga: il Milan è l’esempio più chiaro. Ma Gattuso, nonostante quanto visto a Verona, merita ancora che gli venga concesso del tempo: non infinito, però, siamo già ai supplementari.