Il Milan è in crisi, e i numeri non mentono. Già eguagliato il record storico di sconfitte nel girone di andata. I rossoneri perdono sempre quando passano in svantaggio. Sconfitte costanti contro le squadre che sono davanti in classifica. Numeri e motivi del momento disastroso. E il futuro prossimo passa del derby di Coppa Italia del 27 dicembre
LE PAGELLE DI MILAN-ATALANTA
RISULTATI E CLASSIFICA DI SERIE A
Il futuro è sempre meno rosso e molto più nero in casa Milan. Nerissimo, specie dopo il ko contro l’Atalanta a San Siro, l’ennesimo, verrebbe da dire. Non sta funzionando praticamente niente per i rossoneri: non il cambio di panchina, non il ritiro punitivo. La reazione tanto auspicata dai vertici societari e da Gattuso stesso non c’è stata. Ieri si è visto ancora una volta un Milan debole, totalmente lontano dal concetto di squadra. Incapace di reagire alle difficoltà e senza idee sul piano del gioco. Mentalità, fragilità e fame, quella che manca nello sguardo dei giocatori. Ha scelto queste parole Gattuso per descrivere la partita e il momento rossonero. Protezione, dispiacere, e dignità, sono invece i tre concetti del Ds Massimiliano Mirabelli. Protezione, verso l’allenatore e la squadra, confermati entrambi dalla società a dispetto delle ultime terribili prestazioni. Dispiacere, verso quei tifosi che ieri hanno fischiato e contestato la squadra a fine partita - anche se molti, in realtà, se n’erano andati già da diversi minuti. E dunque la dignità, con l’occhio rivolto al derby di Coppa Italia del 27 dicembre. È lì che il Milan può provare a salvare la stagione in attesa dell’Europa League. Il futuro passa inevitabilmente da San Siro due giorni dopo Natale, ma i numeri, invece, quelli attuali, sono davvero impietosi.
Per cominciare basta dare uno sguardo alla classifica. Di questi tempi un anno fa il Milan aveva saltato la 18^ giornata contro il Bologna. La squadra era a Doha, con Vincenzo Montella in panchina, a vincere l’unico trofeo degli ultimi sei anni: quella Supercoppa Italiana contro la Juventus che sembrava l’inizio di un possibile nuovo futuro per il Milan. Non solo, i punti allora erano 33, e la squadra era al quinto posto ma vicinissima al treno Champions. Oggi i punti sono 24, e le sconfitte superano le vittorie: 8 ko contro 7 successi. È già stata eguagliata la peggior partenza di sempre nella storia del club. Mai, infatti, così tante sconfitte nel girone d’andata, e c’è ancora l’ultima partita contro la Fiorentina, in trasferta, per peggiorare ulteriormente lo score dei rossoneri. Già, la Fiorentina, che in classifica è ottava, 2 punti sopra al Milan. Altro dato agghiacciante: con il ko contro l’Atalanta il Milan ha infatti confermato di perdere sempre contro tutte le squadre che hanno almeno un punto in più in classifica. L’equazione è semplice: chi è davanti vince, sempre, e a guardare i risultati, spesso anche con tanta, tanta semplicità. Ma i numeri non finiscono certo qui. Contro l’Atalanta Cristante ha aperto le marcature e Ilicic ha chiuso i giochi nel secondo tempo. Non una novità per il Milan, che quando è passato in svantaggio in questo campionato ha poi sempre perso: otto volte su otto. Questione di mentalità e di fragilità, proprio quella di cui parlava Gattuso. Incapacità di saper reagire alle difficoltà. Ma anche, inevitabilmente, questione di gol. Perché per riacciuffare uno svantaggio serve quello: mandare la palla in rete. Il Milan è undicesimo, e tra le prime undici nessuno ha un attacco peggiore di quello dei rossoneri: 23 reti all’attivo, con 7 gare su 18 senza aver mai trovato il gol. Così, vincere è praticamente impossibile.
In più, il cambio di panchina non sta ancora funzionando, la media punti dice 1,33 a partita. E davanti al proprio pubblico il Milan sembra fare ancora peggio: 5 sconfitte, 1 vittoria, 2 gol segnati e 7 subiti a San Siro sono i numeri che raccontano una crisi. Netta e pesante. Gennaro Gattuso si è preso la panchina il 27 novembre, ma ha raccolto solo 4 punti in 4 partite. Di fatto, c’è solo la vittoria contro il Bologna - per quanto soffertissima - ad essere motivo di orgoglio. Vero, perché l’altro punto, “conquistato” nella trasferta di Benevento, con annesso gol del portiere Brignoli all’ultimo minuto, è soltanto una semplice declinazione della legge di Murphy: se qualcosa può andar male, andrà male. Malissimo, per il Milan. Che dopo quella beffa a Benevento ha vinto contro il Bologna, per poi però soccombere a Verona 3-0 e con l’Atalanta di Gasperini. In mezzo anche il ko contro il Rijeka in Europa League (dove il Milan era imbattuto) e la vittoria contro lo stesso Verona in Coppa Italia, altra piccola gioia. Già, la Coppa Italia. Passa tutto da lì il futuro prossimo dei rossoneri. Oggi in campo per l’allenamento alle 11, e col ritiro punitivo sospeso. La squadra potrà infatti rientrare a casa dopo la seduta, e stessa cosa valga anche per la giornata di domani, per poi pensare proprio a quel derby di Coppa. Ma, attenzione, vincere contro l’Inter non risolverebbe nulla. Alzerebbe il morale di tutti, certo. Ma la squadra non potrà certo plasmarsi dal niente con un semplice successo. Quella del Milan è infatti una crisi profonda, iniziata non certo ieri. E quello dei rossoneri in realtà non è un problema di gioco, e nemmeno atletico. Non è un problema di reparti e nemmeno di modulo, è qualcosa di più grande, che abbraccia tutti questi ambiti: è un problema di identità collettiva. La situazione è molto semplice: in Coppa Italia la vittoria serve, ma non basterà per risorgere. Serve invece progettare una squadra, dalle sue fondamenta. Vero, ma il Milan al momento è tremendamente lontano da tutto questo.