Fino all'ultimo momento utile il presidente della Lazio ha provato a trovare il numero sufficiente di club di Serie a disposti a sostenerlo nella corsa elettorale, ma alla fine ha dovuto arrendersi. Ma la motivazione della sua mancata candidatura sarebbe un'altra, come rivelato ad alcuni amici a cena: "Ci sarebbero state troppe ripercussioni contro la mia Lazio"
CALCIOMERCATO, LE TRATTATIVE IN TEMPO REALE
Alla fine ha deciso di non farsi più avanti. O più probabilmente, ha capito che non poteva fare altrimenti. Questione di numeri, perché la voglia c’era eccome. Ma alla fine, come detto, ha dovuto rinunciare: Claudio Lotito non si presenterà alla corsa per la presidenza della Figc che si concluderà (o almeno dovrebbe) con le elezioni del prossimo 29 gennaio. A via Allegri, sede degli uffici della Federazione, erano tutti pronti per ricevere la sua candidatura anche in piena notte (la scadenza era fissata entro le 24 di domenica 14) ma dopo tanti pensieri e una conta dei voti non andata a buon fine, il numero 1 della Lazio si è dovuto arrendere all’evidenza, quella di un numero troppo esiguo di società di Serie A che aveva dalla sua parte. Ne sarebbero servite almeno 11 per candidarsi, Lotito si è fermato a 10 e sino alla fine ha provato a convincere l’ultimo presidente (quello del Benevento) del quale aveva bisogno. Senza successo. Nonostante all'Ansa, fino all'ultimo, abbia rivelato un'altra verità: "Non ho i numeri? Ho numeri importanti...", le parole riferite all’agenzia di stampa dallo stesso Lotito. E allora, come mai non è andato fino in fondo? La riposta Lotito l'avrebbe data solo a cena ai suoi amici, ai quali, sempre secondo l'Ansa avrebbe rivelato: "Mi ero convinto a scendere in campo, ma ci sarebbero state troppe conseguenze per la mia società. E io questo non lo voglio".
I tre candidati
Alla fine, dunque, ne restarono solo tre. Si fa per dire, ovviamente. Perché al contrario di quello che tutti (tranne i protagonisti, evidentemente) auspicavano, ovvero che ci si potesse presentare alle elezioni del prossimo presidente federale tutti uniti sotto un'unica, magari rinnovata, effige, i giochi politici e di potere hanno avuto la meglio sulla necessità di rinnovamento e il prossimo 29 gennaio ci si presenterà alle elezioni con tre candidati frutto ognuno del proprio orticello e del proprio rendiconto associativo. Cosimo Sibilia, 58enne senatore di Forza Italia, figlio dello storico presidente dell'Avellino, presidente della Lega Nazionale Dilettanti e da 25 anni nel calcio; Gabriele Gravina, fautore del miracolo del Castel di Sangro negli anni '90, presidente della Lega Pro e da oltre 30 anni nel calcio; Damiano Tommasi, ex calciatore tra le altre della Roma e numero 1 dell'Assocalciatori, sicuramente il volto più giovane che il movimento dirigenziale del nostro calcio abbia saputo esprimere. Nessuno di loro, da solo, avrà mai il numero sufficiente di voti per diventare presidente, quindi è ovvio che nei prossimi 14 giorni potrà accadere qualsiasi cosa, secondo un gioco di alleanze e di voti di scambio che lascia aperto qualsiasi scenario. Anche che alla fine non si arrivi al nuovo presidente.