Calciomercato Inter, come gioca Lisandro López

Serie A

Francesco Lisanti

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Pur senza eccellere in nessun aspetto particolare, l'argentino è un difensore completo che può riempire il buco più evidente della rosa dell'Inter, a patto di non aspettarsi troppo

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Dietro l’impulso supplementare della madre di Spalletti, l’Inter ha colmato la carenza di profondità nel reparto difensivo con l’acquisto di Lisandro López. Questa trattativa, portata avanti relativamente sottotraccia rispetto ai radar sempre accesi dei professionisti del calciomercato, è stata accolta da Spalletti come «la conferma che abbiamo direttori bravi e che son pronti, perché poi noi bisogna agire con determinate componenti, e son convinto che la loro bravura anticipa poi altri concorrenti in queste componenti».

Spalletti è stato molto attento a utilizzare parole neutre come «componenti», camminando sul filo delle ansie della tifoseria nerazzurra, che di bilancio non vuol sentir parlare, anche se poi il bilancio dice che l’Inter dovrà raccogliere 70 milioni entro la fine del mese di giugno, e recuperare gli eventuali investimenti del mercato invernale. Allo stesso modo, sono stati attenti Sabatini e Ausilio a colmare il vuoto del quarto difensore con un giocatore già pronto per dare un contributo immediato, nei limiti di un investimento modesto: 450mila euro al Benfica per il prestito, 400mila euro al giocatore fino a fine stagione.

Come sta andando la difesa dell’Inter

Al di là dei problemi fisici accusati soprattutto nell’ultimo mese, e imputabili alle rotazioni corte del reparto, la difesa dell’Inter ha fin qui collezionato ottimi numeri. È terza (a pari merito con la Juventus) per gol subiti, 15 in 20 giornate, ed è sempre terza per tiri in porta subiti, 3.45 a partita. È la squadra che concede meno tiri in zona centrale in rapporto al totale dei tiri concessi, la quarta squadra a concedere meno tiri in area di rigore in rapporto al totale dei tiri concessi, ed è anche l’unica squadra del campionato a non aver mai subito gol su calcio piazzato, rigori esclusi.

Così Spalletti si è guadagnato l’appellativo di «ministro della Difesa», affettuosamente riservatogli da Sarri dopo lo scontro a reti inviolate in campionato. L’influenza di una fase difensiva ben organizzata si è riflessa anche sulle prestazioni dei singoli. L’exploit di Skriniar (3.5 intercetti + 2.3 contrasti vinti ogni 90 minuti, in ogni zona del campo) è sotto gli occhi di tutti. Miranda, sicuramente meno appariscente, e magari in leggero calo atletico, è pur sempre uno dei difensori più affidabili del campionato.

Infine è arrivata la flessione dell’ultimo mese, che però merita di essere contestualizzata nel più ampio capitolo “calo delle energie”: il gioco sterile, il pressing offensivo che perde di efficacia, il centrocampo che commette errori banali in zone di campo rischiose, i gravi errori dei singoli come quelli di Santon contro l’Udinese.

Il gol “peggiore” concesso fin qui dall’Inter, senza aggressività né comunicazione tra i giocatori: Politano porta palla per settanta metri e serve l’assist vincente.

La difesa ha tutto sommato retto il colpo, continuando a concedere poche occasioni a partita, ma la spia della riserva ha iniziato a lampeggiare pericolosamente. Skriniar è stato costretto a giocare sempre, dal primo minuto fino all’ultimo, tutte le venti partite di campionato, più i due turni di Coppa Italia con tempi supplementari inclusi, per un totale di oltre 2000 minuti in campo. Miranda ha giocato tutta la prima parte di stagione con lo stesso minutaggio, prima di fermarsi a fine dicembre per una lesione al polpaccio destro.

Ranocchia ha provato a convivere con i dolori alla schiena e al costato fino a gettare la spugna nell’ultimo quarto d’ora contro la Fiorentina: il suo posto al centro della difesa è stato occupato da Santon, che soffre di acciacchi cronici alle ginocchia, come ha ricordato Spalletti. Vanheusden, che doveva idealmente occupare lo slot di quarto difensore centrale, si è rotto il crociato del ginocchio sinistro a settembre, in una gara di Youth League, e non lo rivedremo in campo prima di qualche mese, difficilmente con la prima squadra.

In questo clima di emergenza e commiserazione, in cui Spalletti si è lamentato pubblicamente dell’assenza di un difensore centrale, l’Inter ha ufficializzato il prestito di Lisandro López, il quarto difensore centrale per minuti giocati nelle ultime tre stagioni del Benfica. È esattamente la stessa posizione che dovrebbe occupare nelle gerarchie di Spalletti, eppure ci sono buone ragioni per credere che López possa avere un impatto immediatamente positivo sul nostro campionato, almeno finché l’allarme infortuni non sarà rientrato.

Cosa porterà Lisandro López

Lisandro López è nato nel settembre del 1989 a Villa Constitución, una cittadina nella provincia di Santa Fe, a una manciata di chilometri da Rosario. Ha iniziato a giocare a calcio come tanti altri giovani argentini, da piccolissimo, nel suo barrio, mosso dalla passione del padre Pedro, cameriere e calciatore amatoriale (anche il fratello minore, Lucas, ha intrapreso la carriera da calciatore, ma si trova attualmente senza squadra). Fino all’età di tredici anni ha giocato da attaccante, e ricorda quel periodo come «il più divertente, quando tutti correvamo dietro il pallone, e non importava se si vinceva o si perdeva».

Ha assaggiato per la prima volta il calcio professionistico quando aveva 16 anni, ed è stato costretto a lasciare la famiglia per trasferirsi a Buenos Aires, nelle giovanili del Chacarita Juniors. Lo sviluppo tattico di "Lichi", come lo chiamavano a Villa Constitución, è quindi iniziato tardi, e gli ci è voluto del tempo per adattarsi alla nuova posizione, e alla nuova dimensione del professionismo: «Ho imparato in campo i trucchi da difensore. (...) Ora comunico di più dentro il campo e so quando uscire, e quando invece aspettare. Prima volevo fare tutto».

A ventun anni si è trasferito all’Arsenal di Sarandí, dove ha iniziato da subito a giocare con regolarità. L’anno successivo ha sollevato il Clausura 2012, il primo, storico titolo nazionale dell’Arse, seguito poi dalla Supercopa 2012, vinta ai rigori contro il Boca. Il campionato fu deciso all’ultima giornata, quando l’Arsenal scavalcò l’Independiente suggellando una rimonta impronosticabile. Il gol decisivo lo segnò proprio Lisandro López, al ventottesimo minuto, con un collo destro di potenza impressionante, se si considera che è fisicamente aggrappato al marcatore e non ha modo di guadagnare velocità o di perfezionare la coordinazione.

Pochi difensori, del resto, possono vantare un video su YouTube lungo dodici minuti che si limita a raccogliere i gol segnati nel giro di tre stagioni. Con la maglia dell’Arsenal, Lisandro López ha segnato in totale diciassette reti, tutte sugli sviluppi di un calcio piazzato, quasi tutte di testa, con alcune singolari eccezioni come la rovesciata realizzata in casa del Club Olimpo, dopo uno stacco imperioso con cui porta la gamba destra in massima estensione, sopra la testa del difensore. La chilena è stata poi selezionata tra i dieci gol candidati al Puskas Award del 2011, ma è arrivata ultima nelle votazioni.

Come dimostrano i tanti gol segnati, López ha una sensibilità spiccata nel colpo di testa, più da attaccante che da difensore. Non ha bisogno di colpire la palla con forza, spesso gli basta appoggiare il pallone con delicatezza sul palo più lontano, sfruttando il tempismo dello stacco e la precisione dell’angolo di impatto. È soprattutto bravo a leggere la traiettoria del passaggio e a lottare per prendere posizione, rimbalzando sugli avversari con il fisico elastico e robusto (188 centimetri per 82 chili), decisamente rinforzato sul piano della massa muscolare rispetto al suo arrivo in Europa.

Non eccelle in nient’altro, ma è un giocatore completo, che unisce tutte quelle caratteristiche necessarie a un difensore moderno. Ha un’ottima visione di gioco, ad esempio, che spesso non pareggia con una sufficiente qualità di passaggio, ma che comunque gli permette di disimpegnarsi decentemente con la palla al piede, soprattutto nei lanci dal centro-destra verso l’ala sinistra, quelli che nell’Inter Skriniar manda a memoria verso Perisic. Nelle due partite giocate in Champions League quest’anno, ha mantenuto una precisione passaggi superiore al 95%, nonostante la lunghezza media dei passaggi fosse superiore ai 20 metri.

È abbastanza veloce nel coprire la profondità, sempre pronto a scattare all’indietro, ed è molto coraggioso nella scelta dell’intervento, secondo lo stile tipicamente sudamericano. Se ne avrà il tempo, potrà affinare l’intesa con Skriniar, che invece preferisce uscire in avanti e togliere lo spazio all’attaccante. López invece non è molto reattivo, tende a perdere equilibrio se deve marcare in spazi ridotti e può perdere il contatto fisico con il diretto avversario nelle situazioni concitate in area di rigore. Quest’anno, nella partita di Champions contro il CSKA, si è improvvisamente dimenticato di Zhamaletdinov, che gli è sfilato alle spalle e ha segnato il gol che ha assegnato la vittoria ai russi.

All’Inter spera di invertire la parabola negativa che ha preso la sua carriera. Quando è arrivato in Europa, un anno dopo il successo nel Clausura, "Lichi" era un ventiquattrenne di belle speranze, con due titoli nazionali in bacheca e quattro presenze nella selezione maggiore argentina, anche se tutte in amichevole. Aveva scelto il Benfica, una squadra ricca di argentini, con cui l’agente, lo stesso di Pablo Aimar, aveva un rapporto preferenziale.

Con il Benfica aveva sottoscritto una clausola rescissoria da 35 milioni, molto lontana dalle più recenti valutazioni. Nel frattempo non ha mai avuto la totale fiducia dei suoi allenatori, ha sofferto diversi infortuni muscolari, forse dovuti all’aumento di massa, e ha trovato davanti a sé compagni più esperti (Luisão e Jardel) o più giovani (Lindelöf e Rúben Dias) che avevano priorità nelle gerarchie. In estate, l’Inter potrà scegliere se acquistarlo al prezzo di 9 milioni.

L’esordio di "Lichi"

Un po’ per curiosità, un po’ per necessità, all’Inter troverà subito spazio, e dovrebbe partire titolare già questa domenica, nel delicatissimo scontro diretto contro la Roma. Giocherà al centro di una difesa a quattro, una costante nella sua carriera, sia in Argentina che in Portogallo, e probabilmente partirà dal centro-sinistra, per non toccare Skriniar dalla sua posizione naturale sul centro-destra.

Con lo slovacco, "Lichi" comporrà una linea di difesa molto muscolare, discretamente tecnica, imbattibile nei duelli aerei, abbastanza rapida da alzare il baricentro di qualche metro in modo da riavvicinare difesa e centrocampo.

All’Inter continuerà a mancare molto la compostezza di Miranda, la sensazione di controllo che esercita pur restando al di fuori del flusso dell’azione, la lucidità nel comandare i movimenti della linea, la freddezza nell’esporsi all’intervento solo quando strettamente necessario.

Spalletti avrà meno di una settimana a disposizione per coordinare due difensori voraci e impetuosi, e assortire una coppia che sulla carta appare quantomeno suggestiva. Superato quest’ulteriore ostacolo, sarà tempo di formalizzare la candidatura a ministro della Difesa.