Serie A, Var e calendari: che triste la partita delle parole

Serie A

Massimo Corcione

Una giornata di campionato percorsa dalle polemiche: dal gol in "presunto" fuorigioco concesso a Mertens alle proteste del Napoli per il calendario che vede la Juve giocare sempre in anticipo. Si rischia un avvelenamento pestilenziale

Il rischio è l’anarchia, o almeno l’assenza di un potere superiore che sia riconosciuto da tutti: il calcio italiano fatica a trovare la dimensione indispensabile per organizzare la ricostruzione, per riemergere da quel buco nero nel quale il fallimento sportivo della Nazionale minaccia di trascinare tutto il movimento. Gli effetti del vuoto che riempie Federazione e Lega stanno lentamente impadronendosi anche del campionato più importante che abbiamo in Italia. Il gioco per fortuna ancora non c’entra, continua a generare novità interessanti e apprezzabilissime, ma si precipita nelle sabbie mobili quando si passa alla partita delle parole. La serie A, intorno al Var, combatte una guerra inutile e dannosa: la migliore innovazione che sia mai stata importata nei regolamenti viene investita da una marea di veleni che determinano un inquinamento pestilenziale. E di avvelenamento si può anche morire.

Ripartire così, dopo il primo Natale vissuto senza pause, mette un po’ di tristezza, ma la soluzione ai misteri buffi deve essere più vicina. È triste sentire la Lega dover replicare al Napoli per come sono stati distribuiti anticipi e posticipi, fugando il dubbio che sia stato concesso alla Juventus il vantaggio psicologico di giocare sempre in anticipo sull’attuale capolista. Ed è ancora meno esaltante leggere sui social le proteste che i tifosi juventini indirizzano a chi non s’indigna per un fuorigioco (presunto) di Mertens non interpretato correttamente dal Var. In realtà siamo davanti a un vuoto di potere diventato intollerabile, e il sospetto più reale porta a ritenere che le trattative per uscire dalla paralisi non stiano toccando il tema della credibilità del sistema. A quella provvede da sola l’autotutela che nel calcio può manifestarsi anche attraverso il calciomercato: una rivoluzione che sta risparmiando solo le primissime della classifica. Per ora, almeno: la Juventus (cominciando da stasera con il Genoa) amministra e gestisce gli investimenti già fatti; l’Inter sta provando a forzare qualche cambio, dopo Lisandro Lopez e Rafinha; la Roma è appesa all'offerta del Chelsea per Dzeko; il Napoli cerca il colpo intelligente, quello che gli altri non prevedono. Saranno questi i protagonisti degli ultimi dieci giorni, i portatori sani di novità. Aspettando che il voto si occupi del grande cambio che chiuderà l’anarchia.

Rigenerarsi si può: è il messaggio che testimoniano il sorriso recuperato di Fabio Quagliarella e quello (afono) di Rino Gattuso. Il calcio ha ancora bisogno di loro.