Gattuso-Inzaghi, la prima contro (e senza voto) in quel 4-4 d'altri tempi

Serie A

Vanni Spinella

Primo confronto da allenatori tra Rino Gattuso e Simone Inzaghi. Con Milan e Lazio iniziarono ad affrontarsi nel 1999, entrambi giovani riserve: 8 minuti contro da comparse in una storica e pazza partita

In casi come questi, c’è una definizione che si estrapola direttamente dal dizionario della retorica del calcio: “Partita d’altri tempi”. Non è chiaro a quali tempi ci si riferisca di preciso, perché passano gli anni e restano sempre “altri”, ma anche chi non li ha vissuti capisce al volo. Ecco: quel Lazio-Milan 4-4, per tutti, fu una partita d’altri tempi.

La prima contro da allenatori, nel Milan-Lazio che ci riporta al presente, sarà per Rino Gattuso e Simone Inzaghi l’occasione giusta per ricordarla, nonostante il tabellino dell'epoca non li descriva certo come due dei principali protagonisti di quella favolosa serata. Entrambi erano appena arrivati nei rispettivi club che poi saranno quelli di una vita calcistica e di una seconda vita da giovani allenatori. Ringhio dalla Salernitana al Milan, Inzaghino dal Piacenza alla Lazio: sbarbati di talento che quel 3 ottobre 1999, alla quinta giornata di campionato, partono dalla panchina.

Il Milan è quello con lo scudetto sul petto, soffiato proprio ai biancocelesti all’ultima giornata della stagione precedente, la Lazio è quella che a fine campionato glielo scucirà, complici le pozzanghere di Perugia in cui si impantana la Juventus. Zaccheroni con la sua difesa a 3 antipresidenziale e il tandem Weah-Shevchenko in attacco, da una parte; Eriksson e la sua collezione di campioni (Nesta, Simeone, Veron, Salas, Stankovic, Mancini…), dall’altra. Il risultato non può che essere uno solo: lo spettacolo. Finisce 4-4, zero tatticismi, “due squadre che hanno fatto tutto per vincere, senza preoccuparsi di perdere”, dice Zac. Negli occhi di chi c’era, il ping-pong di emozioni, la qualità di alcuni di quegli 8 gol, le paratone di Abbiati che ne nega almeno altri 4 alla Lazio.

Gli highlights. Lazio avanti al 18’ con un gran destro di Veron, che poco dopo ne sfodera uno ancora migliore trovando solo la traversa. Pareggio del Milan al 35° grazie a un’autorete di Mihajlovic, che infila la sua porta nel tentativo di deviare un facile tap-in di Weah. Un minuto dopo Sinisa si vendica con un corner tagliatissimo dei suoi, che rientra velenoso sul primo palo favorendo la testa di Simeone e gettando nel panico Abbiati che se la butta dentro da solo. Passano altri 2 minuti, siamo al 38°, e Sergio Conceiçao dipinge da destra un morbido cross verso il centro dell’area, dove Salas stacca imperioso dando alla palla una memorabile frustata. Un rigore di testa, praticamente. Si cambia fronte e risponde Shevchenko, quando siamo solo al 43°, con uno dei suoi più bei gol italiani: controllo perfettamente orientato dopo aver fatto sfilare il pallone per evitare l’intervento in scivolata di Favalli, aggiramento di Marchegiani in uscita bassa con un guizzo e immediata conclusione sotto la traversa. Il tutto in un unico gesto fluidissimo che, scomposto nei suoi sotto-gesti, contiene in sè almeno tre piccole prodezze. Intervallo sul 3-2 per la Lazio, si torna in campo e nel giro di 5’, tra il 63° e il 68°, Shevchenko la ribalta da solo: prima fa 3-3 su rigore, poi firma sorpasso e tripletta personale con un diagonale sinistro in area. Ma quella non è certo una Lazio che si butta giù per così poco: quattro minuti dopo, Salas fa 4-4 e l’Olimpico intero applaude le due squadre.

Pagelle a confronto: stesso identico non-giudizio per i due ragazzi, ognuno incastonato tra due monumenti della propria squadra

Gli “ingiudicabili” Gattuso e Inzaghi recitarono da comparse, scendendo in campo nel finale solo per pochi minuti. Al 71’ (con la Lazio appena andata sotto 3-4), Eriksson inserisce Simone Inzaghi per Simeone. Un minuto dopo la Lazio pareggia, grazie a un’azione in cui entra anche Inzaghino, mettendoci la giusta dose di caos: imbeccato in area dopo aver dettato un passaggio in verticale, il suo tentativo di conclusione è smorzato sul nascere dalla difesa rossonera, ma la palla giunge comunque sui piedi di Veron, che serve comodamente Salas. Inzaghi, per dire quanto la Lazio che ha appena acciuffato il 4-4 creda nella vittoria, è il primo a gettarsi nella rete per appropriarsi del pallone e riportarlo a centrocampo.

A 4’ dalla fine tocca a Gattuso: Zaccheroni decide che il pareggio, specie dopo averla ripresa in due occasioni, può anche andar bene e toglie Sheva per contenere con il giovane ma già ringhiante Rino, alla sua seconda apparizione in rossonero. Da avversari, Gattuso e Inzaghi, giocano dunque per 8 minuti in tutto, 4 più i 4 di recupero. Per Rino è solo l’inizio di una gloriosa carriera da bandiera, rossonero dentro e fuori fino al 2012; Inzaghi sarà laziale fino al 2010, con un paio di pause in mezzo (prestiti a Sampdoria e Atalanta) e le ultime stagioni vedendo pochissimo il campo. Titolarissimo il primo, attaccante di scorta – di quelli specializzati nei finali di gara – il secondo: motivo per cui sono solo 173 in tutto i minuti da avversari vissuti in campo con le maglie di Milan e Lazio, nonostante oltre un decennio di sfide. Adesso i loro primi 90’ contro, da allenatori. Nessuno chiede loro partite d’altri tempi: ci basterebbe tornare indietro di una ventina d’anni.

Duello tra Inzaghi e Cafù in un Lazio-Milan più recente. Gattuso con accenno di barba osserva la scena