Dalle origini a Tavecchio, tutti i presidenti della Figc

Serie A

Ecco come è cambiato il calcio italiano: i protagonisti, le riforme, gli avvenimenti di 120 anni di Figc. Dalle discussioni sull'ingaggio degli stranieri alla creazione di Coverciano fino all'introduzione della VAR. In attesa di scrivere il prossimo capitolo

ELEZIONI FIGC LIVE

 

È il 16 marzo 1898 quando, a Torino, viene costituita la Figc, Federazione Italiana Giuoco Calcio: ancora non lo può immaginare nessuno, ma il calcio sta per entrare in modo decisivo nella vita degli italiani, diventando fenomeno sociale e culturale, oltre che semplicemente sportivo. Proprio a Torino viene eletto anche il primo presidente della Figc, l’ingegnere Mario Vicary, al termine dei lavori di una sorta di Costituente presieduta dal Conte D'Ovidio. Il calcio cresce rapidamente in tutta Italia e nel 1898 si disputa, a Torino e tutto in una sola giornata, il primo campionato della storia: lo vince il Genoa, che si aggiudica così il primo scudetto.

Stranieri: le prime discussioni

Nei primi anni di vita della Federazione si succedono presidenti che, decenni dopo, saranno riconosciuti come "pionieri del calcio italiano" (nomina ufficialmente data dalla Figc con un comunicato del 1949), capaci di dare "un contributo rilevante allo sviluppo del gioco del calcio in Italia": nel 1905 assume la carica Giovanni Silvestri, imprenditore di successo e senatore del Regno d’Italia che sposta la sede federale da Torino a Milano, due anni dopo tocca a Emilio Balbiano di Belgioioso, che approva la legge relativa al riposo festivo, portando un notevole sviluppo del calcio e trasformandolo a tutti gli effetti in un fenomeno popolare. Sono anche gli anni in cui si inizia già a parlare di stranieri: in particolare sono le squadre provenienti dalla Federazione Ginnastica Italiana ad essere fortemente motivate ad escluderli, per istituire un campionato esclusivamente per giocatori italiani.

Nascono il "calcio" e la Nazionale

Nel 1909 viene eletto Luigi Bosisio, monzese, ex giocatore del Mediolanum che, da dirigente, “emigrerà” al Milan per poi diventare “primo socio onorario” dell’Inter quando nel 1908 il club nerazzurro viene fondato da un gruppo di “dissidenti” milanisti. Tra tanti cambi di maglia, un’importante rivoluzione quando propose attraverso le colonne de La Gazzetta dello Sport di sostituire il termine “football” con “calcio”.

Nel giro di un biennio si succedono poi Felice Radice (1910) ed Emilio Vavassori (1911), tra i fondatori dell’Aia e nominato “arbitro ad honorem”, fino al marchese Alfonso Ferrero di Ventimiglia, ex giocatore anche lui, tra i fondatori della Fiat, che da presidente della Federazione riporterà la sede a Torino. Ormai ci siamo: il calcio è diffusissimo e ci sono tutte le premesse per poter organizzare il primo campionato su scala nazionale, in due raggruppamenti (settentrionale e centro-sud), che verrà vinto dalla Pro Vercelli. Nel frattempo, all’Arena di Milano, ha esordito anche la Nazionale italiana (il 15 maggio 1910), vincendo 6-2 contro la Francia. Le richieste da parte delle società di partecipare al campionato si fanno sempre più pressanti e numerose, e non tutte possono essere soddisfatte: la Federazione inizia ad arrancare, come se non riuscisse a star dietro all’esplosione del fenomeno, e nell’estate 1912 Ferrero da Ventimiglia preferisce rassegnare le dimissioni.

Vavassori, Meazza, Rietmann e Scamoni al ristorante "L'Orologio", nel 1913

Verso il professionismo

Non è più fortunata l’esperienza del suo successore Vittorio Rignon, che deve far fronte anche al malessere generato dalla fallimentare spedizione azzurra ai Giochi Olimpici in Svezia (1912), conclusasi prima della sua elezione. L’assemblea federale del 30 e 31 agosto 1912, a sorpresa, lo scelse nonostante non fosse un esperto di calcio (era piuttosto appassionato di ippica e automobilismo) e poi diede il via alla riforma dei campionati, con l’istituzione del meccanismo di promozioni e retrocessioni.

Dopo il rifiuto dell’incarico, nonostante l’elezione, da parte di Luigi De Rossi (1913), diventano presidenti Carlo Montù e Francesco Mauro, reggente durante la Prima Guerra Mondiale, che ferma il calcio italiano dal 1916 al 1919. Superata la guerra, l’Italia inizia a risollevarsi e il calcio assume un ruolo importante, esplodendo grazie alla grande voglia di riscatto e di rinascita. Tornano in sella Carlo Montù (1919), poi ancora Francesco Mauro (1920) e Luigi Bozino, che ottenne la carica di Presidente della Figc per due volte (dal 1921 al 1923 e dal 1924 al 1926) e fu anche vicepresidente della Fifa grazie ai successi raccolti da presidente della Pro Vercelli, incarico ricoperto per oltre 30 anni vincendo 7 scudetti e dominando il calcio italiano.

Grandi cambiamenti nella Federazione e importanti riforme con la nomina, nel 1926, di Leandro Arpinati, vicesegretario del Partito Nazionale Fascista: viene finalmente varato il campionato italiano a girone unico e si apre la porta al futuro professionismo, riconoscendo per la prima volta ai calciatori un rimborso spese. Nel 1930, poi, nasce il Campionato del Mondo e Arpinati ottiene l’organizzazione dei Mondiali del 1934. Si trovò anche ad affrontare casi difficili, come quando nella stagione 1926/1927 decise di revocare il titolo vinto sul campo dal Torino, in seguito al presunto episodio di corruzione di Allemandi, calciatore della Juventus, da parte di un dirigente della squadra granata.

Anni d'oro

Dopo 13 anni di presidenza, Arpinati lascia il posto a Giorgio Vaccaro, che passerà alla storia come il presidente più vincente del nostro calcio in virtù dei due titoli mondiali (1934, 1938) e della medaglia d'oro olimpica (1936) vinte dalla durante la sua gestione. La guerra, però, incombe nuovamente e il calcio è costretto a fermarsi di nuovo. Proprio durante la Seconda Guerra Mondiale, l’ex segretario generale della Figc Ottorino Barassi custodì nella sua abitazione di Roma la Coppa Rimet, nascondendola ai nazisti inviati appositamente per requisirla e fonderne l’oro. Il suo nome tornerà in auge quando, nel 1946, diventerà il nuovo presidente della Figc, succedendo a Luigi Ridolfi e ai reggenti Giovanni Mauro, Ettore Rossi, Ferdinando Pozzani.

Barassi manterrà la carica fino al 1958, assistendo prima alla ripresa del calcio italiano nel Dopoguerra grazie al Grande Torino di Valentino Mazzola, che domina e vince scudetti, e poi alla tragedia di Superga nel 1949, con il club granata e la Nazionale che perdono i loro campioni. Visto il buon esito del suo lavoro svolto per il Mondiale del 1934, la Fifa lo contattò per aiutare i brasiliani a organizzare il campionato del mondo 1950, mentre in Italia elaborò la riforma nota come il “Lodo Barassi”, con l’intento di ridurre gli organici delle serie calcistiche e limitare l’ingaggio dei calciatori stranieri.

La crisi del '58

Il periodo più buio della sua presidenza arriverà proprio negli Anni Cinquanta, con la Nazionale che non supera la fase a gironi al Mondiale del 1954 ed è addirittura eliminata alle qualificazione per quello del 1958 in Svezia, per mano dell’Irlanda del Nord. La crisi porta alle dimissioni di Barassi e alla gestione commissariale di Bruno Zauli. Proprio durante questo periodo, l’intero apparato federale e le sue strutture si trasformano profondamente: vengono istituite le tre Leghe, l’Associazione Arbitri viene trasformata in Settore della Figc e nasce il Settore Giovanile Scolastico, per dare linfa ai vivai e migliorare il rapporto con il mondo della scuola. Esaurito il mandato del commissario Zauli, nel 1959 arriva al vertice della Federazione il 25enne Umberto Agnelli (presidente della Juventus già da quando ne aveva meno di 23), che però ben presto decide di rinunciare all’incarico perché troppo impegnato con la Fiat.

Le idee di Artemio Franchi

Dura poco anche il periodo di Giuseppe Pasquale, travolto dal fallimento della Nazionale ai Mondiali del 1966 contro la Corea (seguito dal blocco della Figc agli stranieri), mentre con l’avvento dell’ex dirigente viola Artemio Franchi (presidente dal 1967 al 1976), il calcio italiano torna protagonista anche in campo internazionale: nel 1968 l’Italia di Valcareggi è Campione d'Europa, nel 1970 vice-campione del Mondo in Messico. Franchi, che nel frattempo è stato eletto presidente della Uefa, lascia il posto a Franco Carraro, ma lo riprende quando quest’ultimo viene eletto numero uno del Coni (1978). Importantissima una intuizione di Franchi, che nasce dal suo profondo amore per il calcio: si deve a lui la creazione del Centro Tecnico Federale di Coverciano, con tutto ciò che ancora oggi significa per il calcio italiano.

Gli anni di Matarrese

Gli Anni Ottanta, aperti con la presidenza di Federico Sordillo, sono quelli che portano allo scandalo del calcio scommesse (con le dimissioni di Franchi alla vigilia del Mondiale di Spagna) ma anche al terzo titolo mondiale per gli Azzurri guidati da Bearzot e alla riapertura agli stranieri. Uno per squadra nel 1980, con il limite che viene ben presto alzato prima a due e poi a tre. Dopo la delusione dei Mondiali in Messico nel 1986 e un breve periodo di commissariamento con Carraro, nell’ottobre del 1987 inizia l’era di Antonio Matarrese, che fino a quel momento aveva guidato la Lega nazionale professionisti.

Organizzatore dei Mondiali di Italia '90, è anche il presidente che ingaggia a peso d’oro Arrigo Sacchi, reduce dai trionfi con il Milan e “profeta” di un calcio moderno, affidandogli la panchina della Nazionale e rompendo la tradizione degli allenatori di scuola federale.

Bosman rivoluziona il calcio

Proprio la caduta di Sacchi, secondo al Mondiale del 1994 ma fallimentare a Euro ’96, trascina anche Matarrese e l’assemblea dei club elegge con un responso vicino all’unanimità Luciano Nizzola, per molti anni presidente della Lega di Milano, dopo un periodo commissariale di 4 mesi nelle mani del segretario generale del Coni Raffaele Pagnozzi.

Sono anni in cui il calcio si trasforma, con l’introduzione dei diritti televisivi, la riforma delle competizioni internazionali per club (nasce la nuova Champions League, sparisce la Coppa delle Coppe), la legge Bosman e la cancellazione del limite al tesseramento degli stranieri, a eccezione degli extracomunitari. Alla scadenza del mandato di Nizzola però nessun candidato riesce a ottenere il quorum necessario per essere eletto e  la guida della Figc viene assunta, con il ruolo di Commissario Straordinario, dal Presidente del Coni Gianni Petrucci. Nel 2001, dopo un anno di commissariamento, viene eletto con oltre il 90% dei voti dell’Assemblea Franco Carraro: il suo è un ritorno alla guida della FIGC, a distanza di 25 anni dalla prima elezione il 1° agosto del 1976. Per la prima volta nella storia del calcio partecipano al voto anche l’Associazione calciatori e l’Associazione allenatori, che si sono aggiunte alla Lega professionisti, alla Lega professionisti di serie C e alla Lega Dilettanti, tradizionalmente presenti.

I difficili Anni Duemila

Nei primi Anni Duemila l’attività della Figc si concentra soprattutto sui temi economici, varando norme più severe per il controllo dei bilanci delle società professionistiche e garantendo agevolazioni per il settore dilettantistico, ma anche sulla lotta alla violenza negli stadi. Fino ad arrivare all’estate del 2006, uno dei periodi più difficili per il calcio italiano e di conseguenza per la Federazione a causa delle sentenze di Calciopoli, addolcito dalla vittoria del quarto Mondiale. La Figc, dopo le dimissioni di Carraro, è guidata dal Commissario straordinario Guido Rossi prima e da Luca Pancalli dopo, che in occasione della morte dell’ispettore Raciti in seguito agli scontri verificatisi allo stadio di Catania il 2 febbraio 2007, decide con un provvedimento senza precedenti di sospendere tutte le partite di tutti i campionati di calcio italiani, dalla Serie A alle giovanili.

Con Pancalli inoltre si riscrive lo Statuto federale: cade il diritto di veto, il che significa che il nuovo presidente federale sarà eletto a maggioranza dei voti espressi, senza altri vincoli. Il 2 aprile 2007 la votazione premia Giancarlo Abete, eletto presidente della Figc a larghissima maggioranza (266 voti su 271). Le linee guida del suo programma sono la lotta alla violenza, il rilancio dei vivai, la massima attenzione ai conti economici del calcio, oltre all’introduzione della “Tessera del tifoso”, nel 2009.

Ripartire dai giovani

Il Mondiale del 2010 è un disastro e subito dopo parte un nuovo progetto che coinvolge tutte le nazionali giovanili: il 16 luglio Demetrio Albertini, vice presidente Figc, viene nominato presidente di questa struttura e nella famiglia azzurra entrano Roberto Baggio come presidente del Settore tecnico, Gianni Rivera in qualità di presidente del Settore Giovanile e Scolastico e l’ex commissario tecnico Arrigo Sacchi con il ruolo di coordinatore delle Nazionali giovanili. L’obiettivo è quello di rilanciare i vivai, in un momento così difficile per il calcio italiano, attraverso una cooperazione più stretta tra Federazione e club nella formazione dei giovani.

Nel 2011 Abete (nel frattempo nominato nuovo vice presidente della Uefa) approva nuove modifiche allo statuto, in particolare riguardo alle modalità di elezione del presidente federale, con l’innalzamento al 66% del livello di consenso. Rieletto il 14 gennaio 2013 con il 94,34% dei voti (essendo anche l’unico candidato in corsa), Abete si dimetterà il 24 giugno 2014, in seguito all’eliminazione della Nazionale al primo turno del Mondiale.

Ecco Tavecchio

Entra in scena Carlo Tavecchio, Presidente della Lega Nazionale Dilettanti dal 1999, che si candida alla presidenza della Figc, forte dell’appoggio di diciotto club di Serie A. Vacilla, perdendo consensi, in seguito a una famosa uscita su “Optì Pobà”, ritenuta offensiva nei confronti dei giocatori extracomunitari, con i presidenti di Assocalciatori e Assoallenatori, Tommasi e Ulivieri, che lo criticano apertamente, ma alla fine l’11 agosto 2014 viene eletto Presidente della Figc con il 63,63% dei voti, prevalendo sull’altro candidato Demetrio Albertini. Pochi giorni dopo la sua nomina, Tavecchio porta Antonio Conte sulla panchina della Nazionale.

Il 2015 è l’anno della riforma dei campionati giovanili e dell’istituzione dei Centri Federali Territoriali, progetto studiato per contrastare l’abbandono precoce e creare dei “serbatoi” andando a pescare nel mondo dilettantistico e giovanile. La Nazionale di Conte esce dall’Europeo tra gli applausi, intanto la Figc lavora alla sperimentazione della VAR: non è un caso che una partita della Nazionale, l’amichevole del 1° settembre con la Francia, venga scelta dalla Fifa per la prima sperimentazione.

E ora?

Conte saluta la Nazionale, Tavecchio sceglie Ventura: il nuovo criterio di qualificazione al Mondiale (prime dei gironi qualificate direttamente, migliori seconde agli spareggi) non premia certo gli Azzurri, capitati nel gruppo della Spagna, che chiude prima. Il doppio playoff contro la Svezia fa sfumare il sogno Mondiale dell’Italia, che non si qualifica per la rassegna di Russia 2018. Ventura e Tavecchio non si dimettono, facendo discutere il Paese intero: contestatissimo, il Ct viene esonerato dalla Figc il 15 novembre 2017. Cinque giorni dopo, Tavecchio si dimette, nonostante le sue dichiarazioni dei giorni precedenti portassero a pensare al contrario. Adesso è arrivata l’ora di scegliere l’erede di Tavecchio: tre i candidati in corsa (Tommasi, Gravina e Sibilia), in attesa di vedere cosa diranno le urne.