Il presidente del Coni menziona l'inchiesta di Sky Sport "1938 - Lo sport contro gli ebrei" e si scusa per quello che fu l'atteggiamento del Comitato Olimpico durante quella fase della storia italiana. Matteo Marani, che ha curato lo speciale, risponde: "Parole che fanno onore a Malagò"
Capita di rado di trovare in Italia dirigenti pronti ad assumersi le proprie responsabilità. Figurarsi trovarne uno che chieda scusa per una cosa non fatta da lui, ma dall’organismo che rappresenta. Le parole di perdono del presidente del Coni, Giovanni Malagò, relative all’inchiesta di Sky Sport (“1938, Lo sport italiano contro gli ebrei”) fanno onore a lui. Un onore che il Comitato olimpico nazionale non ebbe 80 anni fa, guidato dal segretario del Pnf, Achille Starace, e dal suo vice, Giorgio Vaccaro, presidente anche della Figc. Come furono disonorevoli – molto – la stampa italiana (grazie anche a Franco Arturi per averlo mirabilmente ricordato ieri sulla Gazzetta dello Sport) e i singoli circoli sportivi. Fu un clima plumbeo, di un intero Paese, senza esclusioni di ambiti e uomini, che calò sull’Italia in quella stagione di emanazione delle leggi razziali.
Giovanni Malagò ha scelto il posto più importante, la sala d’onore costruita giusto in quegli anni all’interno del Foro Mussolini, e il momento della nomina del commissario, per pronunciarsi su questa pagina di storia. Prima di ogni altro discorso sul presente, proprio a sottolinearne la scelta umana e culturale del gesto, ha preteso di partire da lì. Quando ha detto di non avere dormito la notte per il nostro documentario è apparso chiaro a tutti quanto la denuncia avesse scosso il massimo dirigente sportivo italiano come è capitato a migliaia di nostri clienti. Voglio, vogliamo ancora ringraziare Malagò per il suo intervento. Serve talvolta piegarsi per mantenere la schiena dritta. Il presidente del Coni lo ha dimostrato.