Lazio-Genoa 1-2, decidono l'ex Pandev e Laxalt al 93'. Inutile il gol di Parolo. GOL E HIGHLIGHTS
Serie ASecondo passo falso consecutivo della squadra di Inzaghi che dopo la sconfitta contro il Milan viene battuta anche dal Genoa all'Olimpico. Decidono il solito gol dell'ex Pandev (al quinto centro contro la Lazio) e la rete al 92' di Laxalt, al quale era già statao annullato giustamente un gol grazie all'intervento del Var. Inutile il pareggio di Parolo. Con questa sconfitta la Lazio resta a +2 sulla Roma e a +1 sull'Inter
LAZIO-GENOA 1-2
54' Pandev (G), 58' Parolo (L), 92' Laxalt (G)
Lazio (3-5-1-1): Strakosha; Caceres, De Vrij, Radu; Marusic (70' Nani), Parolo, Lucas Leiva, Murgia (70' Felipe Anderson), Lukaku; Luis Alberto; Immobile. Allenatore: Inzaghi
Genoa (3-5-2): Perin; Biraschi, Rossettini, Zukanovic; P. Pereira (84' Lazovic), Rigoni (65' Medeiros), Bertolacci, Hiljemark, Laxalt; Pandev (87' Bessa), Galabinov. Allenatore: Ballardini
Il primo la Lazio la conosce molto bene e ogni volta che la incontra evidentemente vuole ricordare a Lotito il trattamento che ha ricevuto nel suo passato biancoceleste. Il secondo, invece, avrebbe potuto sfidarla con la maglia della Roma e, forse anche per questo, è sembrato essere sceso in campo animato da uno spirito da derby. Pandev e Laxalt, ovviamente, i due rossoblu che inaspettatamente si sono andati a prendere la serata smunta e opaca dell’Olimpico, prima irretendo assieme ai propri compagni la squadra di Inzaghi in una morsa difensiva sempre più impenetrabile, poi andando a firmare di proprio pugno, piede e testa una vittoria tutto sommato meritata ma di certo sorprendente, per dinamica e gerarchie di classifica. Perché la Lazio che arrivava da una sconfitta non proprio meritata, quella contro il Milan, aveva nel suo destino la possibilità di riallungare, se non sulla Roma, quantomeno sull’Inter, fermata due giorni fa dal Crotone di Zenga. E perché, dopo essere passata in svantaggio col quinto gol firmato dell'ex firmato da Pandev nella sua carriera post laziale, la squadra di Inzaghi, seppur non brillantissima, aveva trovato rapidamente il pareggio con Parolo e a 10 minuti dalla fine era stata salvata dall'intervento del Var, tempestivo nel correggere la svista dell’arbitro Matresca e ad annullare il gol del (molto temporaneo) 1-2 di Laxalt. Eh sì, proprio lui, il treccioluto uruguagio che, con la stessa voglia e determinazione dimostrata in occasione del gol non convalidato, si è voluto andare a riprendere, a 120 secondi dalla fine, quello che la tecnologia, giustamente peraltro, gli aveva tolto, svettando sulla testa di Patric e condannando Inzaghi a una sconfitta che riapre, ammesso che fosse chiusa, la corsa Champions League. Troppo spenta la squadra biancoceleste questa sera, come sorpresa dall’atteggiamento ermetico ed aggressivo del Genoa che non a caso, da quando è tornato Ballardini, ha subito appena 6 gol nelle gare in trasferta. Troppo schiacciati e quasi mai pericolosi Immobile e Luis Alberto, che hanno patito forse più del dovuto l'assenza del terzo campioncino a disposizione di Inzaghi, Milinkovic-Savic. Inzaghi sorriderà probabilmente pensando che il serbo rientrerà contro il Napoli: l’Aquila ha bisogno anche dei suoi muscoli per riprendere a volare.
Partenza lenta
Inzaghi ha il problema, non semplice, di sostituire il centrocampista serbo e, al contrario delle indicazioni della vigilia, l’allenatore dei bianconcelesti sceglie Murgia, lasciando Luis Alberto alle spalle di Immobile e relegando Nani alla panchina. In difesa conferma per Caceres, ancora titolare sul centro destra, a sinistra a centrocampo invece c’è Lukaku. Nel Genoa, decimato dagli infortuni, Ballardini se la gioca con l’ex Pandev (già quattro gol alla Lazio prima di questa sera) e Galabinov preferito a Lapadula col ritorno in mezzo al campo di quell’Hiljemark restituito ai rossoblu dalla sessione invernale di mercato; sulla sinistra non c’è Rosi, infortunatosi durante il riscaldamento, ma l’ex Sampdoria Pedro Pereira, anche lui appena arrivato. Il mercato che cambia volti e rimodella le rose, ma che di fatto non muta più di tanto gli equilibri già delineati dal campo. Come quelli che parlano di una Lazio nettamente superiore dal punto di vista tecnico (anche senza il gioiello serbo) e di un Genoa che, da quando ha riportato in panchina Ballardini, costringe le proprie avversarie a fare una fatica del diavolo per riuscire a semplicemente a proporre iniziative pericolose.
E così accade che Rigoni e Bertolacci si sdoppino in mezzo al campo per imbrigliare le geometri di Leiva, che Luis Alberto sia sempre schiacciato tra le linee strette e compatte dei rossoblu e che, come naturale conseguenza, nei primi 30 minuti sia veramente un’impresa riuscire a contare occasioni degne di nota. Un tiro di Lukaku stoppato, un inserimento di Parolo che gira a lato di testa e una conclusione di Luis Alberto alta sopra la traversa. Dall’altra parte, Galabinov si conferma una forza della natura ma non proprio della tecnica, e la cosa migliore che può fare è sforzarsi il più possibile nel pressare i difensori della Lazio; al contrario è il suo compagno di reparto dal dente avvelenato, Pandev, a risultare alla fine il più pericoloso dei rossoblu con l’unico tiro nello specchio del primo tempo, peraltro facilmente controllato da Strakosha. Nel finale Luis Alberto prova a svegliarsi dal torpore generale che permea il prato dell’Olimpico ricordandosi di essere un grande stoccatore dalla distanza: il primo va alto, il secondo tra le braccia di Perin. E quando anche a Immobile non riesce una sponda facile facile si capisce che, forse, sia proprio arrivato il momento di andare a riposo. Sperando che l’intervallo porti più bellicosi e propositi consigli.
Pandev all'improvviso
Come era immaginabile Inzaghi deve essersi fatto sentire negli spogliatoi, tant’è vero che nei primi minuti del secondo tempo la Lazio scende in campo con tutt’altra determinazione, riversandosi da subito nella metà campo rossoblu. In campo i giocatori di Inzaghi sembrano più reattivi e dopo un paio di azioni confuse nell’area di Perin è Leiva ad andare vicino al vantaggio con una conclusione dai sedici metri deviata in angolo da Rigoni. Il copione sembra lo stesso del primo tempo, Lazio avanti e Genoa che riparte, solo che in campo ora tutti sembrano come rianimati. Anche gli stessi giocatori di Ballardini, che, un po’ a sorpresa, alla prima ripartenza passano in vantaggio. Ciò che di certo invece non meraviglia è il nome del marcatore, quel Pandev mattatore della sua ex Lazio già in altre 4 occasioni prima della serata dell’Olimpico: Hiljemark trova spazio sulla sinistra e mette in mezzo dove Galabinov appoggia a Pandev che, complice anche un vistoso ed insolito errore di de Vrij, si ritrova tutto solo davanti a Strakosha e lo batte facilmente con un beffardo tocco destrorso (lui che è solo mancino). Altra partita, altro giro, altro gol dell’ex. E altra abbondante razione di fischi per il macedone.
Laxalt più forte del Var
La Lazio, seppur nella versione contratta e poco efficace di questa sera, trova la forza mentale per reagire prontamente alla rete subito e comincia a chiudere i ragazzi di Ballardini ai bordi della propria area. Nulla di clamoroso, ben intesi, ma quanto basta per trovare dopo appena 4 minuti il gol del pareggio grazie a una maliziosa ma complicata deviazione di Parolo su un cross teso dalla destra di Caceres. 1-1, palla al centro e mani alle panchine. Dopo il pari dei suoi, infatti, Inzaghi inserisce tutti in una volta Felipe Anderson e Nani al posto di Murgia e Marusic, col chiaro intento di sfondare con la velocità e il talento il muro ancora in piedi eretto dalla difesa del Genoa. A sfondare, però, sarebbero proprio i rossoblu, quando al 90esimo mancano appena 10 minuti: Perin lancia lungo, Caceres prova a rinviare ma sbatte contro Laxalt che si ritrova 10 metri fuori dall’area con il solo Strakosha tra se e la porta. L’uruguaiano, che poteva giocare nella Roma se Bruno Peres avesse accettato di passare al Genoa trafigge l’albanese con un sinistro potentissimo, ma il Var richiama Maresca per un netto fallo di mano dell’esterno rossoblu al momento del contrasto con Caceres: gol annullato e paura passata. Solo che ora per la Lazio c’è ancora una rete da fare e le gambe dei giocatori non sembrano sorreggere la mente e la volontà di Inzaghi. I padroni di casa attaccano e si sbilanciano e, anche se alla fine non lo meriterebbero, vengono puniti a due minuti dalla fine del recupero da quel Laxalt tanto bravo e determinato a riprendersi ciò che il var, giustamente gli aveva tolto. Palla ancora a Hiljemark sulla destra, cross teso e inserimento di pura cattiveria dell'esterno uruguagio che salta in testa a Patric e infila Strakosha. Questa volta nessun dubbio, il gol è valido e pesa come un macigno sulle fantasie di gloria del popolo laziale. Che perde la possibilità di staccare Inter e Roma e con questa seconda sconfitta di fila dopo quella di San Siro contro il Milan ripiomba in un'impatanata corsa europea a tre. Che, siamo pronti a scommetterci, durerà da qui sino a maggio.
LE STATISTICHE DELLA PARTITA
-Diego Laxalt non segnava in trasferta in Serie A dall'ottobre 2015 contro il Torino.
-Il Genoa ha conquistato 16 dei suoi 24 punti in campionato fuori casa (67%).
-Quarta rete stagionale per Marco Parolo in Serie A. Non trovava il gol da ottobre 2017 nella trasferta contro il Benevento.
-La Lazio aveva segnato almeno un gol nel primo tempo delle ultime quattro partite di questa Serie A.
-Quinto gol in Serie A di Gorand Pandev alla Lazio: due nelle sue ultime due gare giocate contro i biancocelesti in campionato.
-Era da gennaio 2017 contro l'Atalanta che Pedro Pereira non giocava in Serie A (allora era alla Sampdoria)