Torino-Juventus, le chiavi tattiche della sfida

Serie A

Alfredo Giacobbe

Torino e Juventus devono vincere il Derby della Mole per continuare ad inseguire i propri obiettivi in campionato: i bianconeri vengono da 13 vittorie negli ultimi 15 precedenti, ma la squadra di Mazzarri sembra in grande forma

Come arrivano le due squadre alla sfida? La Juventus può aver subito un contraccolpo psicologico dopo il pareggio in casa con il Tottenham? 

È difficile immaginare un contraccolpo psicologico per una Juventus così solida mentalmente. I bianconeri hanno già dimostrato in passato di saper rialzarsi immediatamente nei momenti di difficoltà e, per certi versi, attraverso lo sfogo di Allegri nella conferenza stampa del dopo-partita di Champions League, e quello di Higuain via Instagram, potremmo ipotizzare che la Juventus, a modo suo, stia già reagendo. E quale occasione di riscatto, oltre che di riconciliazione con i propri tifosi, migliore di una vittoria nel derby? Dall’infermeria, inoltre, arrivano buone notizie: Paulo Dybala è pienamente recuperato, anche se probabilmente all'inizio andrà in panchina. E potrebbero fargli compagnia Andrea Barzagli e Stephan Lichtsteiner. In pratica, 3 dei 5 infortunati sono di nuovo a disposizione.

Walter Mazzarri, dal canto suo, ha saputo rigenerare il Torino soprattutto dal punto di vista mentale, trovando anche un paio di aggiustamenti di formazione, che hanno dato subito i loro frutti. Già Mihajlovic, nell’ultimo periodo della sua esperienza torinese, stava virando dal 4-2-3-1 verso il 4-3-3, aggiungendo un uomo a centrocampo per aiutare la coppia di mediani nel controllo degli spazi davanti alla difesa, in entrambe le fasi. Mazzarri, in più, è riuscito a trovare la quadra intorno al trio di centrocampo Baselli-Rincon-Obi, quest’ultimo già tra i preferiti del tecnico toscano nel suo periodo interista. Rincon veste l’insolito ruolo di perno basso davanti alla difesa, pur essendo per caratteristiche tutt’altro che un regista. La costruzione bassa del Torino, di fatto, si basa soprattutto dell’abilità tecnica di Nicolas Nkoulou, e la Juventus non potrà non tenerne conto.

Mazzarri inoltre sembra aver trovato il modo di far convivere M’Baye Niang e Andrea Belotti. Il francese ex-Milan aveva sostituito il Gallo al centro dell’attacco e ora sembra comunque essere a suo agio sulla fascia sinistra, una posizione occupata ad inizio campionato da Adem Ljajic, sparito dalle formazioni titolari dopo il cambio di guida tecnica.

In 5 precedenti Allegri non è mai riuscito a battere Mazzarri. Che partita dobbiamo aspettarci?

Negli ultimi 6 confronti tra Torino e Juventus sono stati alzati ben 4 cartellini rossi. È quindi probabile che Mazzarri chieda ai suoi di tenere un atteggiamento meno aggressivo, che si concretizzerà in una tattica prudente, almeno all’inizio del match. Nel derby d’andata, un meccanismo di aggressione alta troppo complesso aveva subito messo in difficoltà Baselli, poi espulso, perché preso in mezzo tra Pjanic e Dybala.

Mazzarri potrebbe chiedere ai suoi di aspettare la Juventus bassi, organizzandosi in un 4-1-4-1, con un’attenzione particolare alla copertura del centro del campo. In una sistemazione del genere resta da capire chi si occuperà della marcatura di Miralem Pjanic, la cui crescita quest’anno costringe gli avversari a porsi gli stessi dubbi di quando affrontavano Andrea Pirlo: marcare il passatore o i suoi ricevitori?

Un’immagine del derby di Coppa Italia: il Torino, disposto con il 4-1-4-1, non mette pressione a Pjanic, che ha il tempo di allargare il gioco in ampiezza sullo scatto di Asamoah. Sugli sviluppi dell’azione arriverà il gol di Douglas Costa, che è posizionato sul lato opposto rispetto a quello del terzino ghanese.

Una tattica di non possesso attendista potrebbe essere funzionale allo sviluppo del gioco offensivo del Toro. In pratica tutti e tre gli uomini del tridente sono abili nell’attaccare gli spazi larghi alle spalle della linea difensiva. La Juventus non deve nemmeno sottovalutare il fatto che entrambe le ali del Toro giochino a piede invertito: sia Niang che Iago Falque sono molto abili nel rientrare dentro al campo, per tentare il tiro o l’assist per Belotti o per l’esterno opposto (sulla falsariga di quanto hanno fatto Eriksen e Kane lo scorso martedì, ovviamente con valori tecnici diversi).

La Juventus per contro probabilmente punterà a mettere il proprio timbro sulla partita con i soliti primi 15 minuti arrembanti. Il giro palla dovrà essere veloce, per costringere il Torino a continui scivolamenti in orizzontale, che possono aprire varchi nello schieramento se eseguiti con sincronismi non perfetti. Anche Pjanic, con la sua capacità di calcio lungo, dovrà provare frequenti cambi di gioco per cercare l’uno contro uno di Asamoah, da un lato, e di Douglas Costa, dall’altro.

Non è ancora chiaro se il Torino giocherà con Niang sulla fascia sinistra o con Ansaldi al suo posto: come cambierebbe la strategia di Mazzarri?

Ansaldi ha giocato 9 minuti in Sampdoria-Torino di due settimane fa, poi altri 22 minuti in Torino-Udinese, 8 giorni dopo. Entrambe le volte ha sostituito Niang e ne ha ereditato i compiti nel 4-3-3. È chiaro che l’interpretazione del ruolo tra i due giocatori è radicalmente diversa.

Niang è un giocatore capace di ribaltare l’azione dalla difesa all’attacco in un attimo, grazie ai suoi strappi in campo aperto palla al piede. Niang poi diventa un’arma pericolosissima quando può attaccare l’area dal lato debole, con Iago Falque pronto a servirne i tagli quando rientra sul sinistro. In qualche modo, l’utilizzo di Niang ha raddoppiato la pericolosità del Toro, che prima cercava questo stesso tipo di azione associando Ljajic e Iago Falque, col primo che forniva assist per il secondo. Spostato largo in fascia, Niang vince spesso gli uno contro uno con i terzini avversari, soprattutto grazie a un'elasticità fisica quasi sempre superiore.

Ansaldi non ha la velocità di Niang, né la sua forza fisica. Quindi il Torino dovrebbe puntare a risalire il campo palleggiando di più, rinunciando alle transizioni veloci almeno dal lato sinistro. In fase di possesso poi Ansaldi è portato naturalmente a spostarsi in una posizione da mezzala, e questo suo movimento può rappresentare un’opportunità per Molinaro, che avrebbe quindi più spazio da attaccare sull'esterno. Resterebbe però il dubbio su quanti chilometri possa avere il terzino trentaquattrenne nei polmoni nell’arco dei circa novantacinque minuti della partita.

Ansaldi recupera palla ai limiti della propria area di rigore. Molinaro, alla sua sinistra, parte in sovrapposizione. Riceverà palla sulla corsa da una sponda di Iago Falque su un lancio proprio di Ansaldi.

Ansaldi è anche più attento e disciplinato di Niang in fase di non possesso. L’argentino potrebbe offrire un raddoppio di marcatura continuo, nelle occasioni in cui Molinaro si trovasse ad affrontare Douglas Costa in uno contro uno, costringendo il brasiliano della Juventus a rinunciare ai suoi rientri letali sul piede sinistro.

Dybala è stato convocato: come potrebbe integrarsi nel 4-3-3 della Juventus?

Dobbiamo ricordarci che Paulo Dybala è nato come un puro numero nove: è il ruolo che ha sempre ricoperto negli anni di formazione all’Instituto de Cordoba e al Palermo. Da quando è alla Juventus, con Allegri, ha svolto un lavoro faticoso per diventare l’uomo di raccordo tra il centrocampo e l'attacco. Il ruolo in cui si trova più a suo agio nel 4-2-3-1 è alle spalle della punta, dove può essere vicino alla porta senza rinunciare al lavoro creativo tra le linee.

Nel 4-3-3 i compiti dell'argentino cambiano radicalmente, dato che Dybala in questo modulo è stato per lo più impiegato da ala destra. La tendenza naturale del 10 argentino a spostarsi verso il centro del campo crea alla Juventus due inconvenienti. Il primo è che Dybala va ad occupare lo spazio che di solito attacca Khedira, sempre portato ad attaccare lo spazio davanti a sé, con le sue risalite verticali.

Il secondo è che alla Juventus viene meno l’ampiezza dal lato destro: l’azione di Khedira è monodimensionale, il tedesco non ha nel suo set di movimenti l’interscambio di posizioni con l’esterno d’attacco; e né Lichtsteiner né De Sciglio, per motivi fisici e tecnici, riescono supportare con continuità la fase offensiva, proprio perché lascerebbero troppo spazio da coprire alle proprio spalle, soprattutto in concomitanza con le avanzate di Khedira.

Allegri è virato al 4-3-3 più che altro per le caratteristiche di Blaise Matuidi. Da mezzala in un centrocampo a tre, Matuidi è un giocatore di caratura internazionale: migliora la fase di pressione all’impostazione bassa avversaria, grazie alla sua intensità, e tutta la Juventus può alzarsi come effetto della sua azione. Inoltre, ha una capacità osmotica di leggere i movimenti senza palla dei compagni: si sacrifica in fascia quando gli attaccanti si buttano in area e sa leggere il momento in cui sovraccaricare lui stesso la difesa avversaria, senza far perdere d'equilibrio alla Juventus.

Se la Juventus restasse al 4-3-3, però, per Dybala non ci sarebbero altre alternative che l'esterno destro. Al momento come centravanti Higuain è in un grande momento di forma e sembra intoccabile. Allegri dovrà quindi creare un contesto favorevole affinché il campione argentino possa diventare un’arma in più, anche partendo dalla fascia.

La posta in palio

La Juventus ha vinto 13 degli ultimi 15 Derby della Mole, in tutte le competizioni. Secondo questa statistica, il pronostico a favore dei bianconeri sembrerebbe scontato. In realtà sarà un match aperto ad ogni possibilità, perché le due squadre arrivano al derby in un ottimo stato di forma: il Torino ha vinto le ultime 3 partite casalinghe e ha mantenuto la propria porta inviolata nelle ultime 4 occasioni. Dall’altro lato, la Juventus ha segnato almeno 2 gol in 11 degli ultimi 13 match in trasferta.

La Juventus non può permettersi di rallentare nella corsa scudetto, in un turno di campionato sulla carta favorevole al Napoli (che affronterà la SPAL in casa). Il Torino, a cinque punti da un posto nella prossima Europa League, può rilanciarsi invertendo l’esito delle ultime stracittadine.