La stracittadina milanese coincide con le elezioni politiche ed è già la terza volta che succede nel nuovo millennio. Curiosamente, nelle prime due occasioni, la partita a San Siro e quella alle urne hanno avuto un andamento quasi identico. Succederà anche nel 2018?
Questo 4 marzo non è una data qualunque sia dal punto di vista sportivo sia da quello politico-sociale. Nel giro di poche ore, infatti, si giocano due partite piuttosto importanti: una a San Siro tra Milan e Inter che lottano per la Champions, un’altra alle urne, dove i cittadini italiani sono chiamati a decidere chi guiderà il Governo nella prossima legislatura. In realtà, l’accoppiata derby-elezioni non è una novità assoluta: già nel 2001 e nel 2013 la stracittadina milanese s’è giocata in concomitanza o a ridosso dell’election day. Due eventi del tutto diversi e slegati tra loro ma che, casualmente, hanno avuto una conclusione molto simile: il derby di Milano che ha in qualche modo “spoilerato” i risultati elettorali.
Derby ed elezioni del 2001, risultati schiaccianti
Il derby dell’11 maggio 2001 è tra quelli che i tifosi rossoneri ricordano con più affetto, va da sé che si tratta dello stesso che i nerazzurri vorrebbero cancellare per sempre dagli annali. Da quella partita è anche nato un famoso coro con cui i milanisti ricordano ai rivali cittadini il risultato del match terminato per 6-0. Era il Milan di Cesare Maldini contro l’Inter di Marco Tardelli, in quell’occasione le due squadre scesero in campo di venerdì, si trattava della 30ma giornata e in palio non c’era il titolo perché la Serie A era dominata da Roma e Lazio con le milanesi appaiate al quinto posto a sei punti dalla zona Champions. Quel derby, che l’Inter giocava in casa, fu un trionfo rossonero grazie alle doppiette di Comandini e Shevchenko ma anche ai gol di Giunti e Serginho. Un 6-0 senza storia e che anzi nella storia rimarrà per sempre. Appena due giorni dopo, un altro match si concluse con una vittoria schiacciante: era quello alle urne tra le coalizioni di centrodestra e centrosinistra finito con il successo della Casa delle libertà, guidato proprio dall’allora presidente del Milan Silvio Berlusconi che ottenne una larga maggioranza di seggi sia alla Camera sia al Senato.
Derby ed elezioni del 2013, equilibri e pareggi
Il secondo derby pre-elettorale del nuovo millennio è si è giocato il 24 febbraio del 2013. A differenza di quello del 2001, non si tratta un match rimasto nella memoria dei tifosi, anche se fu il primo Inter-Milan di Balotelli con la maglia rossonera. Era la 25ma giornata, il Diavolo, allora allenato da Massimiliano Allegri, si trovava a 11 punti dalla capolista Juventus mentre l’Inter di Andrea Stramaccioni era piazzata al quinto posto a sole due lunghezze dai rivali cittadini. Il primo tempo lo dominò il Milan che si portò in vantaggio con El Sharaawy, nella ripresa venne fuori l’Inter che riuscì a pareggiare grazie al gol del "Galgo" Schelotto. L’italoargentino non è certo il calciatore che i nerazzurri ricordano con più nostalgia ma grazie a quella rete fu in grado comunque di restare nella storia del Derby. Un 1-1 che in fin dei conti non servì a nessuno visto che le distanze rimasero invariate. Distanze minime e sostanziale pareggio che furono replicati anche nel match elettorale di quella domenica: il Partito Democratico, allora guidato da Bersani, ottenne il 29.55% e relativo premio di maggioranza alla Camera, contro il 29.18% del Pdl di Silvio Berlusconi e il 25.56% del Movimento 5 stelle, la nascente forza politica che metterà fine bipartitismo storico. Anche al Senato il risultato fu molto simile ad un pareggio calcistico, proprio come nel derby: 31.63% al centrosinistra, 30.72% al centrodestra e una governabilità piuttosto complicata.
Derby ed elezioni del 2018, sarà un déjà vu?
Tra la 17ma e la 18ma legislatura, Milan e Inter hanno cambiato proprietà, presidenti, dirigenze e numerosi allenatori, i partiti presentano invece nuovi candidati alla presidenza del Consiglio. Tra Var e Rosatellum, nel calcio e in politica sono davvero tanti gli elementi diversi rispetto a quel 2013 ma una cosa è rimasta invariata: che sia per conquistare una maggioranza assoluta in Parlamento, per uscire da una crisi o per continuare ad inseguire la zona Champions, oggi conta solo vincere.