Tante le frasi in ricordo di Davide Astori dal mondo del calcio. Ma tante anche quelle pronunciate direttamente da lui per lo sport che tanto amava. Dal divertimento per il gioco all’idolo Nesta. Dal ruolo da leader nella Fiorentina alla passione per l’architettura e le canzoni di Ligabue. Ciao Capitano, speciale Davide Astori: l'ultimo saluto in diretta giovedì 8 marzo dalle 9:30 su Sky Sport 24 e in streaming su Skysport.it
Sarà un vuoto difficile da colmare quello di Davide Astori. Un signore del pallone. Una persona elegante, educata, rispettosa. Una persona perbene - come lo ha definito Gigi Buffon in un post sul proprio profilo Facebook. "Un patrimonio del calcio" - come ha invece detto Malagò. Sono tante le parole spese per la sua scomparsa, e tutte colme di elogio. Eppure anche lui di parole ne ha dette tante. Frasi che lasciavano trasparire il suo amore per il calcio. Il suo divertimento per un lavoro che era anche passione. Dagli inizi di carriera fino alla Nazionale: Davide Astori in 8 frasi.
La mia favola
La storia di Davide Astori comincia in provincia di Bergamo, ed è a Pontisola che inizia a giocare a calcio. Dopodiché arriverà il passaggio nelle giovanili del Milan, da cui poi spiccherà il volo verso il mondo del professionismo. È però proprio vicino a Bergamo che inizia quella storia che lui stesso, in passato, aveva voluto chiamare favola. Perché è così che lui prendeva il pallone: come la passione più grande da coltivare: “La mia favola è nata a Pontisola. Di quegli anni ricordo il tè del magazziniere: il più buono degli ultimi vent’anni” - disse al Corriere della Sera nel 2013.
Bergamaschi e sardi
È nato lì, dove ha dato i primi calci al pallone, Davide Astori. A San Giovanni Bianco, meno di 5 mila abitanti in provincia di Bergamo. Poi il Milan, le esperienze in serie C e il Cagliari: la sua prima squadra in Serie A. Sei anni sono tanti, da titolare inamovibile. Dove nel corso delle stagioni raccoglie anche l’interessamento dei grandi club italiani (tra cui anche il suo ex Milan). Eppure, sull’isola Astori vive benissimo, quasi come nella sua terra natale: “I bergamaschi e i sardi sono molto simili - dichiarò a Vivoazzurro.it - diffidenti all’inizio, molto socievoli poi”.
Idolo
Ad ognuno il suo, ovvio. Ogni calciatore ha un modello, una fonte di ispirazione per la propria carriera. Quello di Davide Astori era Alessandro Nesta. E non è un caso che in Serie A abbia vestito il numero 13 per nove stagioni su dieci (solo alla Roma usò il 23): “Alessandro Nesta è il calciatore a cui mi ispiro”.
Amore per il gioco
Vestiva già la maglia della Fiorentina quando lo stesso Astori pronunciò questa frase durante un'intervista rilasciata a La Nazione : “Mi piace troppo giocare a calcio, mi godo più questo mestiere ora di quando avevo 18 anni”. Parole quasi senza bisogno di commento. Una dichiarazione d’amore per il pallone firmata Davide Astori. Per un calcio che, negli anni, gli ha restituito la sua gratitudine con 289 presenze in Serie A.
Capitano
Dopo la Roma, la Fiorentina. Con tanto di fascia da capitano al braccio nella stagione attuale. A Cagliari l’aveva già indossata, ma mai come titolare ufficiale di quel simbolo che sta sulla manica sinistra della divisa. “Non so se sono un leader, di sicuro da capitano quando serve dico quello che penso” - dichiarò dopo la nuova investitura. Con i viola quest’anno ha giocato da capitano 27 partite stagionali su 28, sempre titolare e senza mai essere sostituito. Da vero leader.
La Fiorentina
Una storia, quella con i colori viola, sbocciata da poco, ma destinata a continuare: “Temo che dovrete sopportarmi. Credo che questa sia la dimensione giusta per me” - aveva detto recentemente Davide Astori nella stessa intervista per La Nazione. Perché lì a Firenze si trovava davvero bene. In un ambiente stimolante per entrambi.
L’hobby del pallone (e non solo)
“Sono un calciatore per hobby”, aveva detto recentemente a Vanity Fair. In quel misto tra serietà per la propria professione e ironia che era Davide Astori. Una lunga intervista in cui lasciò conoscere ai lettori anche le sue altre passioni, intese però come quelle extra calcistiche: l’architettura e le canzoni di Luciano Ligabue.
Cuore Azzurro
Non ci sono state solo Cagliari, Roma e Fiorentina nella vita calcistica di Davide Astori. Anche la Nazionale era una traguardo, raggiunto: con 14 presenze e un gol in quella Confederations Cup del 2013 chiusa al terzo posto. Eppure la delusione per la mancata convocazione dell’ultimo Europeo era tanta: “Sì, ci sono rimasto male, ma questo è il mio lavoro e non vedo l’ora di ricominciare a giocare”. Perché anche questo era Davide Astori. Un ragazzo qualunque che voleva solo divertirsi con pallone tra i piedi.