Davide Astori, la morte e il senso della rete

Serie A

Massimo Corcione

Il capitano della Fiorentina (31 anni) è stato trovato senza vita in una camera d'albergo di Udine, dove era in ritiro con la squadra. La Procura parla di "arresto cardiaco per cause naturali". Rinviate tutte le gare di Serie A e B. Ecco come il web ha condiviso notizia, dolore e reazioni

Ciao Capitano, speciale Davide Astori: l'ultimo saluto in diretta giovedì 8 marzo dalle 9.30 su Sky Sport 24 e in streaming su Skysport.it

MORTE ASTORI, LA CRONACA DELLA GIORNATA

Da quando la rete non è più solo l’area definita del gol, il luogo dove si materializza l’essenza stessa del calcio, tutto è cambiato: la vita e pure la morte. Un tam tam sempre più frenetico ha percorso l’Italia, l’Europa e il Mondo, prima che la Fiorentina ufficializzasse la notizia che Davide Astori, capitano della Viola ma soprattutto un ragazzo di 31 anni padre di una bimba di 2, non s’era svegliato questa mattina per giocare la partita di campionato della sua squadra contro l’Udinese. Pochi minuti che hanno prodotto il rumore di un’esplosione silenziosa, un vuoto d’aria di quelli che scaraventano in terra a distanza di migliaia di chilometri. La reazione è affidata a parole che fatichi a trovare, disperse in un mare di retorica. Eppure servono a scaricare quel dolore che altrimenti sarebbe paralizzante. Non so se aiutano chi ha subito più di altri la violenza del distacco, sospetto che l’aneddoto ripescato dallo spogliatoio di Montisola o dalla foresteria del settore giovanile del Milan possano scatenare solo altra rabbia per l’ingiustizia della morte. Il dolore non fa differenze: coinvolge il presidente del Coni e quei bimbi di Firenze che hanno dedicato i loro teneri disegni da affiggere sui cancelli dello stadio. Il suo stadio, dove Davide aveva deciso di chiudere. Non ora, non subito: i Dalla Valle lo avevano scelto come simbolo, voce ufficiale di una squadra che a Firenze vivono come fede.

Certo, fa effetto ascoltare il silenzio di uno stadio mitico come il Camp Nou di Barcellona dove hanno esposto il ricordo di Astori accanto a quello della leggenda Quini, oppure interpretare come un segno di gratitudine per un esempio ricevuto quel segno di lutto esibito a Manchester da Antonio Conte e dai giocatori del Chelsea. Sarà ancora più commovente partecipare, anche attraverso la tv, al ricordo che Wembley, la prima cattedrale del calcio, gli tributerà tra qualche settimana, il giorno di Inghilterra-Italia, momento simbolico della ricostruzione azzurra alla quale avrebbe sicuramente partecipato con qualsiasi cittì in panchina. L’annuncio è stato fatto via twitter, naturalmente. La rete si è impadronita della nostra memoria.

Ma è ingiusto anche il livellamento delle parole: fanno piangere lacrime liberatorie quelle usate da Gigi Buffon, il Capitano del Capitano: non ha definito Davide un campione, ma una Persona Perbene. Una definizione ancora più rara, un’eredità da custodire come un tesoro da consegnare alla figlia appena sarà in grado di apprezzare il privilegio di aver avuto un papà così grande da poter essere esposto nella galleria dei Migliori. Quel posto è suo, acquisito per meriti, sul campo dell’esistenza. Dove si può vincere anche perdendo la vita.