L'ex centrocampista nerazzurro parla della sua Inter e di cosa non ha funzionato: "C'era confusione, se Mancini è andato via ad agosto c'era un motivo". Su Spalletti: "Disse che gli servivano difensori o centrocampisti dai piedi buoni, mi propose di fare il trequartista"
Quando l'Inter lo acquistò nel 2014, provenente da una non felicissima stagione al Cardiff, il suo arrivo fu salutato con grandissimo entusiasmo. Tre stagioni in serie A con la maglia nerazzurra senza riuscire a riportare la squadra, insieme ai suoi compagni, ai fasti del Triplete. Gary Medel parla con nostalgia dell'Inter alla Gazzetta dello Sport. Il jolly (centrocampista e difensore) del Besiktas racconta cosa non ha funzionato nella sua Inter: "C'era troppa confusione, tanti cambiamenti in atto, e con Suning che è dall'altra parte del mondo non sarà facile - racconta - Sarebbe stata meglio una proprietà italiana come Moratti". Il cileno ha vissuto tanti cambiamenti anche in panchina: "D'altronde se Mancini è andato via ad agosto qualcosa che non andava c'era - ha spiegato - Ma lui è un grande come Bielsa".
L'arrivo di Spalletti ha definitivamente chiuso le porte all'impiego di Medel: "Lui è un grande allenatore e con me è stato subito chiaro. Mi ha detto di volere dei difensori e dei centrocampisti dai piedi buoni e che tutt'al più avrebbe potuto impiegarmi da trequartista. Ma per me riadattarmi in quella posizione sarebbe stato difficilissimo". La sua nuova vita si chiama Besiktas: "Questo è un grande club. Qui va tutto alla grande e anche la mia famiglia si trova bene qui in Turchia. Ancora in Italia? No no, assolutamente. Per me in Serie A c'è solo l'Inter".
Infine, Medel spiega il suo rimpianto: "Ho dato l'anima per l'Inter, ma che rammarico non aver mai alzato un trofeo. Mi dispiace perché quella maglia l'ho sognata fin da bambino e non togliermi la soddisfazione di vincere qualcosa con l'Inter un po' mi pesa".